The Young Pope: le vie di Paolo Sorrentino sono infinite – RECENSIONE

THE YOUNG POPE DI PAOLO SORRENTINO –

Dio è nei dettagli diceva l’architetto Ludwig Mies Van der Rohe. Ecco, anche il cinema di Paolo Sorrentino è nei dettagli. Perché la serie tv The Young Pope, unione produttiva tra Sky ed Hbo, è cinema, cinema puro, su questo non v’è dubbio.

E al di là della scena onirica iniziale che farà discutere – il Papa che esce letteralmente da una montagna di neonati – e della grandiosità dell’immaginario di questo racconto epico e (anti)etico, dei geniali colpi di tacco del suo regista, sono i piccoli dettagli delle inquadrature, le sfumature della recitazione dei suoi protagonisti – su tutti Silvio Orlando e Diane Keaton, ma anche Jude Law, gelidamente istrionico e fragilmente spietato -, le virgole di alcuni dialoghi a fare le differenze. E a farci capire che, forse, quei dubbi che si facevano strada in chi vedeva gli ultimi tre film del cineasta napoletano, vengono dissipati da quella che appare come la grammatica più adatta, ora, al suo talento. La serialità televisiva gli consegna un respiro, un tempo e un luogo in cui le sue intuizioni, i suoi colpi d’ala, l’esigenza di un’ampiezza creativa altra rispetto a chiunque altro si compie perfettamente. Almeno a giudicare dalle prime due puntate, prologo grandioso di quello che appare come un capolavoro.

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THE YOUNG POPE : GLI EPISODI

THE YOUNG POPE EPISODIO 1 –

Lenny Belardo, giovanissimo cardinale, esce Papa dal conclave. Come dice lui “hanno votato un Pontefice che non conoscono e se ne accorgeranno”. Si inizia con una scena onirica, si finisce con il primo discorso a Piazza San Pietro che segna quello che in Vaticano hanno già capito: sarà un Papa, allo stesso tempo, conservatore nei contenuti e modernissimo nella forma.

THE YOUNG POPE EPISODIO 2 –

Papa Pio XIII comincia a intessere le sue relazioni, con l’aiuto della sua madre (superiora) di quando era bambino, scontrandosi con Voiello, vera eminenza grigia della Curia romana (interpretato da Silvio Orlando). Cerca alleati, si fa molti nemici. E piano piano cominceremo a scoprire molto del passato dei nostri (anti)eroi.

THE YOUNG POPE TRAMA –

Lenny Belardo ha 48 anni, è un giovane cardinale divenuto inaspettatamente Papa ai danni del suo mentore. Lenny è un uomo fragile e terribilmente lucido, incompleto e allo stesso tempo inserito nel suo ruolo, nelle sue ambizioni, nelle sue vendette. Il cinema di Sorrentino è un’arte che racconta il potere totale, umano e divino, nelle sue intercapedini, da sempre. Non rinuncia mai a mostrarci le crepe nelle leggende, nelle icone, il suo Pio XIII ha la presunzione e la vacuità del suo divo Andreotti ma anche la capacità di raccontare con medievale modernità una chiesa più vicina a Game of Thrones che a Nanni Moretti.
Lenny è un pontefice rivoluzionario e conservatore. Non rappresenta Dio, vuole esserlo. Impossibile non vedere in lui la rivoluzione mediatica attuale, ma come dice Pio XIII, il presente è una feritoia per due soli occhi. Quelli del regista che dribbla l’attualità senza ignorarla, che consegna alle sue trovate i tasselli di un mosaico e alle sue scene madri (ma mai vergini, nel loro cinismo) un’opera che ha l’ambizione di andare oltre.
Se Silvio Orlando è la perfetta incarnazione del segretario di Stato di una Curia che punta a salvaguardare i suoi privilegi umani con la convinzione (forse persino giusta) di conservare il ruolo divino della sua Istituzione, un uomo che ha la mefistofelica capacità di guadare il fango del potere e vivere con sincerità, pur se nella menzogna, è uno che serve il suo Dio con un’abnegazione il cui peso forse vorrebbe evitare. È l’uomo che ha una sua personale e terrena trinità (Hamsik-Insigne-Higuain, e con The Young Pope capiamo che il tradimento del Pipita è un’offesa a Napoli, a Dio e anche al cinema), ma che sente su di sé una responsabilità che va oltre l’ambizione personale. Quello che troviamo in The Young Pope è il risiko cattolico di un mondo che è schiavo dei suoi dei, dei suoi boss, di fedi contraddittorie.

THE YOUNG POPE CAST –

In un’istituzione maschile e maschilista, la forza di Sorrentino è disegnare personaggi femminili potentissimi. Se gli uomini hanno bisogno di scenografie grandiose e parole pesantissime per costruirsi, le donne al contrario si fanno largo con la sottrazione, la discrezione, la capacità di mostrarsi nascondendosi. Diane Keaton, madre superiora è superiore di un orfano che destina a una grandezza che forse rovinerà entrambi, è al centro della Chiesa e della vita del Papa. Ne incarna la spietatezza e le fragilità, ci aiuta a comprendere fin da subito quanto il progetto pontificio di un giovane Papa che accetta solo i compromessi con se stesso, che pretende che Dio creda in lui senza contraccambiarlo, sia un colosso dai piedi d’argilla, o forse un nano dai piedi di marmo. Lei è la sua sensibilità e la sua visione, ma anche la depositaria di ogni contraddizione. Le bastano pochi momenti, espressioni, movimenti per ottenere la sua centralità.
Comprimaria di lusso è Cecile De France, appena accennata e di cui però si intuiscono subito il fascino e il ruolo, alleata dolente di una rivoluzione che la attrae ma di cui sente anche l’abisso profondo che vi sta alla base e a un passo.

THE YOUNG POPE RECENSIONE –

Di Paolo Sorrentino qui ritroverete tutto. L’ambizione smisurata, spregiudicata, spudorata: giovane Papa di un cinema vigliacco, non ha mai paura di mettere se stesso, la sua arte, le sue ispirazioni oltre l’ostacolo. Ogni immagine è una firma: persino quelle suore calciatrici che tanto ricordano i porporati pallavolisti di Nanni Moretti. C’è il Napoli, ovviamente, e l’unico canto sacro è quello che non ti aspetti, che arriva dalla suoneria di un cellulare, come il primo santo invocato.
Ma c’è anche forse la consapevolezza tarantiniana di trovarsi ormai stretta nella forma classica del cinema, che per durata e regole soffocano quel talento che pretende di andare in porta palla al piede, partendo dalla difesa, di quella Maradoniana inclinazione a non rinunciare mai al gioco – al centro di un’omelia meravigliosa – a scapito della vittoria e della perfezione.
Impossibile e anche ingiusto raccontare oltre, folle sarebbe esprimere un giudizio definitivo in attesa delle prossime otto puntate. Ma, diavolo (il giovane Papa ci perdoni per questa imprecazione: anzi no, è la più adatta a lui), questa introduzione alla nuova era della carriera del regista partenopeo, iniziata con Youth, è una festa di cinema, una sfida esagerata, un richiamo a quel passato in cui i cineasti non si accontentavano del botteghino, delle recensioni, del piccolo potere dei premi, ma con il loro Io invadevano Noi.
Nulla è impossibile per Sorrentino, come per il pontefice interpretato da Jude Law. Il solo limite che hanno è rappresentato da loro stessi. E la nostra eccitazione artistica e umana è consegnata a questo senso del pericolo: con loro non finirà mai zero a zero.

THE YOUNG PAPE TRAILER –

Ecco il trailer della serie tv firmata da Paolo Sorrentino che andrà in onda dal 21 ottobre del 2016 su Sky Atlantic.

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