Gigi D’Alessio ha 25 milioni di debiti: «Canterò altri 15 anni per pagarli»

Non dirgli mai. Di quanto ancora canterai, per pagare i debiti. Piange il portafogli di Gigi D’Alessio: tra cambiali, rate, oneri, interessi e ville pignorate il conto fa 25 milioni di euro di rosso, più del numero dei dischi venduti in tutta la carriera, che si fermano a quota 20 milioni. «Prima di trovarmi, anzi di mettermi, in questa situazione ero l’uomo più sereno del mondo. Canterò e farò concerti a lungo perché sono felice quando riesco a dare emozioni. E pazienza se almeno per i prossimi 15 anni canterò anche per pagarmi i debiti. Onorerò tutti gli impegni» spiega il cantante napoletano, 50 anni il 24 febbraio prossimo, in un’intervista di Mario Gerevini sul Corriere della Sera. Che ricostruisce tutti gli affari sbagliati, a partire dal progetto rivelatosi fallimentare di riportare il marchio Lambretta in Italia con Giovanni Cottone, l’ex marito di Valeria Marini. E proprio Valeria Marini ha citato in giudizio D’Alessio per un prestito da 200 mila euro.

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Scrive il Corriere:

A fronte dei finanziamenti è stato ipotecato praticamente l’intero patrimonio immobiliare di famiglia e pignorata ogni fonte di reddito. Su due mutui Mps […] uno per la casa in Sardegna e uno per quella di Roma, c’è un piano di rientro delle rate scadute. Unicredit sulla villa di Porto Rotondo ha ottenuto un’ipoteca dopo un’azione giudiziaria così come in garanzia sono finite anche ville, terreni, appartamenti e società. […] «Sono anni che sto lottando per riemergere da questa situazione», dice il cantante.

Che dovrà far fronte anche all’azione legale di Valeria Marini. E pensare che fu D’Alessio a fare da testimone di nozze, con la compagna Anna Tatangelo, al matrimonio della showgirl con l’ormai ex socio Cottone:

L’amore Marini-Cottone evaporò presto, gli affari Cottone-D’Alessio hanno lasciato un buco enorme. I 200 mila euro della Marini sono ciò che gli avvocati definiscono un «prestito a titolo grazioso», cioè tra amici. All’inizio di agosto si sono telefonati, accordati e ora manca solo la firma ai documenti.

Photocredit copertina ANSA / MATTEO BAZZI

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