Gli alieni esistono. Forse. Il loro pianeta starebbe nella costellazione di Ercole. E Putin già sogna di invaderlo

Altro che “ai confini della galassia”, come diceva il diario del capitano Kirk in Star Trek. Qui siamo molto più vicini, siamo più sul modello “la verità è là fuori” di X-Files. Dagli alieni ci separerebbero solo 95 anni luce e così potremmo cominciare a credere a Fox Mulder e al sequestro di sua sorella, ma anche alla donna rumena che sostiene di essere stata rapita dagli alieni almeno 18 volte (con alcuni intrattenendo anche rapporti piuttosto intimi, sapete la sindrome di Saturno, pardon di Stoccolma) e che lo ha confessato negli anni a tutti, da Enrico Ruggeri al mitico Adam Kadmon (che sarebbe morto dicono alcuni, ma questa è un’altra storia).

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A scoprire che gli alieni potrebbero esistere e vivrebbero nella costellazione di Ercole, sono i russi. Hanno sentito un bip sospetto dal loro radiotelescopio e, tac, subito hanno drizzato le antenne. Dopo la Crimea, un pianeta alieno sarebbe un bel colpo per la politica estera aggressiva di Putin.

Il segnale radio è molto sospetto: di grande intensità e senza alcuna apparente spiegazione astrofisica. La notizia è vecchia di 15 mesi, già nel maggio 2015 il radiotelescopio ai piedi dei monti del Caucaso, il Ratan-600, 573 metri di diametro su una zona ovviamente chiusa al pubblico di 15000 metri quadri, lo aveva captato. Veniva dalla stella dal nome poco affascinante HD164595, un’onda elettromagnetica impossibile da trascurare. Ai gomblottisti l’ardua sentenza su questo lungo silenzio (di sicuro c’entra Roswell, l’Area 51 e la brutta storia di quel maledetto gol di Turone), ma ormai la verità è qui. Anche se i soliti scettici vogliono rovinarci la festa: potrebbe essere solo una quasar (un nucleo galattico attivo molto luminoso). Ma anche no, visto che non stiamo dalle parti di Kepler, e dei suoi 9 presunti pianeti trovati, qui il telescopio spaziale a caccia di esopianeti, ha rivelato nelle sue vicinanze un pianeta delle dimensioni di Urano e gli scienziati sono convinti dell’esistenza di altri pianeti di tipo roccioso, simili alla nostra Terra, nella cosiddetta fascia di abitabilità. Gli americani si sono subito allertati, il SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) è al lavoro per verificare la notizia e il segnale. Soprattutto attraverso l’Allen Array Telescope (ATA)

Ma noi di Giornalettismo, nel cyberspazio del web, abbiamo trovato un articolo dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), dal titolo inequivocabili “Cari alieni noi siamo qui!”. Ci invitava a

individuare l’ammasso globulare che prende il nome di Messier 13. Questo oggetto celeste che con un piccolo strumento appare come un dischetto lattiginoso, è in realtà un gigantesco agglomerato di forma sferica che contiene alcune centinaia di migliaia di stelle vecchissime, con un’età di almeno 10 miliardi di anni. M13 si trova a una distanza di circa 25.000 anni luce da noi, ai confini della nostra Galassia.
L’ammasso in Ercole è stato il primo, simbolico, destinatario di un messaggio radio deliberatamente inviato dall’uomo per comunicare con ipotetiche civiltà intelligenti extraterrestri. Era il 16 novembre del 1974 quando, dal radiotelescopio di Arecibo (che già una dozzina d’anni fa recepì un segnale radio che sospettarono come alieno per poi invece declassificarlo – ndr), appena aggiornato con strumentazione di nuova generazione, venne inviata verso M13 una sequenza di impulsi in codice binario. L’idea, scaturita dal celebre astronomo Frank Drake, lo stesso che propose un’equazione per stimare il numero delle possibili civiltà intelligenti nell’universo, era quella di inviare nello spazio una serie di informazioni e immagini stilizzate sulla nostra civiltà, con la speranza che prima o poi possa essere raccolto e decifrato da qualche civiltà aliena.

Certo, il tempo previsto da Arecibo per una risposta era di 50000 anni. Ma magari questi alieni hanno tecnologie avanzatissime, e ci hanno messo un po’ meno (49958 anni in meno) a mandarci un cortese riscontro.
Chissà. Intanto qui sotto, per non sapere né leggere né scrivere, il modo per vedere la costellazione di Ercole. Dovessero arrivare, sapere da quale parte e magari parlarci per primi, può essere una cosa buona. Magari potete ristudiare Mork e Spock, allenare medio e anulare a separarsi per salutare, a dire in varie lingue “lunga vita e prosperità”. E mettere una buona parola per noi, che vi abbiamo aiutato nel momento del (bi)sogno.

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