Rio 2016, ciclismo su pista: che gara Elia Viviani, batte Cavendish ed è medaglia d’oro nell’Omnium!

15/08/2016 di Boris Sollazzo

ELIA VIVIANI, OMNIUM MEDAGLIA –

Sei prove. Se nel ciclismo su strada c’è una disciplina più nobile delle altre, quella è l’Omnium. E’il suo decathlon, mettendo di fronte in 36 ore neanche dei ciclisti con i propri limiti, con tutte le sfaccettature di quello sport che li vede sfrecciare in velodromi che sembrano tempi antichi di uno sport moderno.

SPECIALE OLIMPIADI

Elia Viviani ha iniziato dietro, settimo. Poi è salito, fino alla gara ad eliminazione, che lo ha visto agire con strategia, maturità, talento. L’ha vinta, quella prova, era la terza, e ha capito che poteva farcela. Che la medaglia se la meritava ed era a un passo. Non a caso, nel secondo giorno, ha staccato gli altri: primo, anche con 14 punti di vantaggio sul rivale francese, quello più agguerrito e costante, Thomas Boudat, e sul campione che non ti aspetti leader anche qua, Cavendish.

Elia, che su strada corre per il Team Sky, ha capito forse a Londra di potercela fare. Ha tolto qualcosa al suo impegno fuori dai velodromi e ha tentato la via della pista e della gloria. Dopo il primo giorno, ecco il chilometro da fermo. Elia si scatena, migliora sensibilmente il suo personale, e fa il terzo tempo. Abbastanza per portarsi a 140. Ma era ancora tanta la strada da fare: il giro lanciato, ma ancora più la corsa a punti (praticamente una gara a parte) mettevano in gioco talmente tanti punti da rendere quel vantaggio utile soprattutto per il morale, così come lo erano stati il personale sull’inseguimento (limati 3 secondi da Elia sul suo record) e appunto quello sul chilometro lanciato (circa tre decimi).

ELIA VIVIANI, LA GARA A PUNTI –

Anche alla penultima prova, al giro lanciato, la sua progressione non sembra conoscere limiti. Consolida addirittura il primato con il secondo tempo sui 250 metri lanciati, guadagna 2 punti su Cavendish, il francese rimane più indietro. Manca un’ora alla corsa a punti, un’ora di attesa. Elia sembra sereno e così il suo ct. Ma sedici volate da 5 punti, ogni 10 giri, i 20 per chi riesce a guadagnare un giro sul gruppo (250 metri) rendono “quasi” inutili le cinque prove precedenti. Troppi punti in palio, è come se si ricominciasse.
Ma Elia Viviani è lì, vuol far capire a tutti che è il padrone della corsa. Al primo sprint è quarto: un punto, subito dietro Cavendish. Il secondo lo vince, per dire a tutti come funziona. Poi al terzo, torna ad accontentarsi del punto che si dà al quarto. Non sembra faticare, né aver paura di Hansen, che tenta la fuga, essendo indietro in classifica ma non troppo. Prende un giro e supera Cavendish e finisce a 4 punti da Viviani. C’è la caduta, a 110 giri dalla fine. Dopo un contatto con Cavendish. Sembra la fine. La classifica si accorcia, Viviani riflette nei 5 giri di abbuono: sono 3 in 11 punti, Hansen è lì, Cavendish a poche incollature. 11 appunto. Allo sprint dopo la caduta, Elia si mette a far la volata. Terzo, davanti ad Hansen e Cavendish. Due punti, pochi per quantità ma importanti per far capire chi è (ancora) il padrone della corsa. Che emozione, a metà gara tutto è in gioco. Tutto è emozionante, e infatti allo sprint successivo il nostro corridore non va a punti (è solo quinto) e il danese è a un solo punto e anche Cavendish recupera (-9). Il britannico vuole guadagnare un giro e nel frattempo si prende uno sprint. Viviani secondo e Hansen è staccato di nuovo di 4, ma il ciclista di nero vestito targato UK si porta a -7. Viviani rimane freddissimo, non sappiamo come fa. Al decimo sprint: 191 punti Viviani, 189 Hansen (che sprinta per il terzo posto, ma non si stanca mai?), 184 Cavendish. E Kenneth a 183. Tra i tre litiganti, infatti, il quarto gode. E prende un giro da 20 punti. A meno di 50 giri sono tutti stanchi. Viviani si prende un secondo posto allo sprint successivo di furbizia, all’ultima pedalata e si prende un po’ di respiro dall’assedio. E su Cavendish fa lo stesso: il britannico al dodicesimo sprint si massacra per 5 punti, lui all’esterno con il rapporto lungo 51-14 guadagna i 3 punti del secondo posto. A tre quarti della competizione, ha 8 punti sul danese e il britannico.
Al tredicesimo si tira fuori il nostro campione, Hansen rosicchia due punti, ma è il quattordicesimo che forse ci fa capire chi sarà il campione olimpico. Hansen arranca per la velocità e perché vuole tentare un altro recupero del giro, Cavendish attacca. Viviani rimane all’interno, non ha paura, va come un treno. Primo, 5 punti, 10 di vantaggio nella classifica generale sui due rivali. Manca un punto alla certezza della medaglia d’oro, se non perderà un giro nei confronti di chiunque. Bastava un quarto posto, lui va a vincerlo, il quindicesimo sprint. Da campionissimo. E’ fatta, dopo c’è solo controllo. Viviani è campione olimpico. Eroico. Riscatta Londra, quando l’ultima prova l’affrontò come qui da primo ma arrivò sesto.

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