Ilaria Cucchi attacca il dirigente di polizia che sfotte il reato di tortura coi Pokémon

26/07/2016 di Redazione

Ilaria Cucchi ha attaccato con severità un tweet di un dirigente della polizia postale che sfotteva il reato di tortura coi Pokémon . L’attivista romana ha rimarcato come una sola ironia, fuori luogo vista la delicatezza del tema, nasconda una paura – quasi ancestrale – delle forze dell’ordine per una norma che esiste in moltissimi Paesi occidentali.

IL TWEET DI GEO CECCAROLI CHE SFOTTE IL REATO DI TORTURA

Geo Ceccaroli è un dirigente della polizia postale dell’Emilia-Romagna, come si può vedere in questo video, che pochi giorni fa ha composto un tweet di cattivo gusto.

Ironizzando, come tutte le persone o quasi over 30, sulla sfrenata passione per la cattura dei Pokémon, Ceccaroli si è chiesto se l’imprigionamento di un animaletto potesse essere condannato dal nuovo reato di tortura.

Ilaria Cucchi Pokémon
Screenshot di Twitter

Un’ironia di pessimo gusto, considerato che Ceccaroli non è un troll da social media, ma un dirigente di un corpo di polizia dello stato.

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LA CRITICA DI ILARIA CUCCHI AL TWEET SUI POKEMON

Ilaria Cucchi ha preso spunto dal tweet di Geo Ceccaroli per prendere posizione sull’aspro contrasto delle forze dell’ordine contro il reato di tortura.I casi di violenze subite dalle persone nelle mani di poliziotti, carabinieri o altri agenti dei servizi di sicurezza sono numerosi nel nostro Paese, ma in Italia sembra impossibile introdurre una norma di civiltà che chiarisca in modo definitivo la punibilità di chi abusa in modo antidemocratico dell’essenza del potere statuale, il monopolio della violenza legittima.

Ilaria Cucchi Pokémon
Screenshot di Facebook

Caro Sig. Geo Ceccaroli Che ironia vuol essere questa?
La legge sulla tortura è una cosa molto seria, soprattutto in questo momento e soprattutto in Italia.
Lei, che mi risulta essere primo dirigente della polizia di Stato – compartimento polizia postale Emilia Romagna, ci fa capire tante cose. La sua ironia ci fa capire la sua paura, figlia della disinformazione e della profonda arretratezza culturale che vede la legge sulla tortura come un pericolo per le forze dell’ordine. Si vuol far passare la legge sulla tortura come un pericolo per la sicurezza dei cittadini ma possiamo comprenderne le ragioni per chi lo vorrebbe fare in Turchia non per chi lo vuole fare in Italia. Lei è di Bologna e Bologna e l’Emilia Romagna è stata terra di casi giudiziari inquietanti, datati e anche meno datati. Quindi se la sua ironia e il suo scherno può sicuramente rivelare paura di una legge efficace sulla tortura io le posso dire che a mia volta provo paura della sua ironia e quindi anche di lei. La sua paura fa paura a noi cittadini.

Foto copertina: ANSA/CLAUDIO PERI

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