La bufala degli album più venduti: su Facebook a confronto 1980 e 2016, ma è tutto sbagliato

Siamo un paese di nostalgici, di conservatori, di vittimisti. Lo sport migliore, qui in Italia, è mostrare che il presente è sempre peggiore del passato. Inizi a scuola con i prof che rimpiangono le classi passate, passi per l’adolescenza in cui gli intellettuali (tradotto, al liceo, con quelli che non hanno la moto ma hanno i brufoli e non rimorchiano quindi leggono e ascoltano musica) parlano di Pink Floyd e insultano le boy band, finisci 40enne a parlare di cartoni animati con coetanei partecipando a giochi di ruolo vestito da troll mentre insulti chi gioca a Pokemon Go, finché quando hai dei nipoti sacramenti contro tutto ciò che risale a meno di mezzo secolo prima.

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Facebook amplifica questo grido di dolore facendolo diventare “gentismo”, indignazione qualunquista, ossessione per il vintage e nostalgia canaglia. Ed ecco che arriva una comparazione tra classifiche del luglio del 1980 e del luglio del 2016. Apriti cielo. Da una parte Clash, Springsteen, Bowie, Dire Straits e Talking Heads, dall’altra parte Grispo, Amoroso, La Rua, Fedex e J.Ax e il mitico Alvaro Soler. Apriti cielo, scandalo!

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Scandalo sì, perché Max Stefani (o chi per lui, magari la cosa l’ha rubacchiata altrove), è totalmente falsa. Per fortuna alcuni si accorgono subito della bufala e fanno fact checking nei commenti (ma molti, troppi ci cascano): l’album dei Clash esce a fine 1979 e allora il punk, pur nel suo momento migliore non vendeva tanto da rimanere nei top 5 per sette-otto mesi, Bruce e il suo The River fanno capolino solo a ottobre di quell’anno così come Remain in Light dei Talking Heads e Making Movies dei Dire Straits, mentre David Bowie e Scary Monsters arrivano a settembre.

La gallery commentata:

Ecco perché non solo questi album, nell’estate del 1980, nota in Italia per la drammatica strage di Ustica più che per la foto, non erano nelle top 5 ma non lo sono stati mai in quell’anno. Anzi, nella classifica annuale non figurano neanche tra i primi 75. In compenso agli indignati in modalità permanente possiamo dire che i singoli più ascoltati in quell’anno furono, nell’ordine, Video Killed the radio star dei The Buggles, Olympic Games di Miguel Bosé in occasione dei Giochi di Mosca, Non so che darei di Alan Sorrenti, Luna di Gianni Togni e Amico di Renato Zero. Non proprio capolavori, sebbene un paio siano cult ancora cantati. Meglio la classifica annuale che mette in fila Dalla, Pink Floyd, Bennato, Police e Battisti (togliendo Dalla e mettendo Duke dei Genesis è anche la classifica di metà anno del 1980).

Sulla classifica attuale, l’invenzione è totale. A guardare la hit parade dell’ultima settimana a cura della FIMI, se si esclude Eterno Agosto di Alvaro Soler, effettivamente primo, il resto non corrisponde a verità. Certo, forse non dobbiamo andare fierissimi neanche di Marracash, Gué Pequeno, Luché, Luca Chikovani (a costo di sembrare vecchi, ma chi sono?) e Zucchero, però meglio dire le cose come stanno. Se dobbiamo lamentarci del presente e rimpiangere il passato, almeno facciamolo con quello giusto.

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