Massimo Galioto, accusato della morte di Beau Salomon, è sospettato di aver annegato altri due ragazzi

20/07/2016 di Redazione

Massimo Galioto, il punkabbestia romano in carcere con l’accusa di omicidio per aver spinto nel Tevere il diciannovenne del Wisconsin Beau Solomon, potrebbe aver ucciso altre persone. I pm stanno vagliando racconti e storie sulle morti misteriose al Ponte Garibaldi.

Riporta il Messaggero:

«I toscani ogni tanto andrebbero annegati. Io ne ho annegati due perché non pagavano un debito». Massimo Galioto, il punkabbestia romano in carcere con l’accusa di omicidio per aver spinto nel Tevere il diciannovenne del Wisconsin Beau Solomon, mesi prima della stessa sorte di un artista di strada pistoiese e suo amico, Federico Carnicci ripescato nel luglio 2015, avrebbe fatto questa rivelazione a un altro ragazzo del giro di Ponte Garibaldi, divenuto teatro di morti misteriose. Una testimonianza rilasciata in occasione della sparizione dell’artista di strada toscano, ma che si riferiva a un racconto di mesi prima, è ieri finita agli atti del pm Francesco Scavo che sta valutando da giorni la riapertura del caso.

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A fornire la prova il legale della famiglia:

E’ stato il legale della famiglia del giovane, l’avvocato Carmine De Pietro, a sottoporla al magistrato insieme ad un’altra testimonianza chiave. Quella di un ragazzo che ha riferito di aver saputo da Carnicci che aveva avuto delle liti con Galioto e Jacub, un altro vicino di tenda, nella piccola baraccopoli di punkabbestia sulla battigia del Tevere, perché avrebbero tentato di appropriarsi di suoi oggetti, in particolare di un telefonino. Il legale, nell’istanza di riapertura delle indagini, depositata formalmente ieri, ha sottolineato anche le contraddizioni tra testimoni. Come le dichiarazioni della fidanzata di Galioto che avrebbe riferito di aver dormito la notte in cui Carnicci si inabissò nel Tevere. Versione smentita da un testimone.

(Massimo Galioto, 41 anni con la compagna Alessia in una foto pubblicata dal sito del Progetto Feder F.I.D.A. Onlus|ANSA)

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