Strage dei migranti, mancano i soldi per identificare i 700 morti annegati l’anno scorso

12/07/2016 di Redazione

Nell’aprile del 2015 un barcone di migranti partito dall’Egitto è affondato nel canale di Sicilia. Le ricostruzioni delle settimane successive fatte dai sopravvissuti hanno fatto ipotizzare la morte di circa 700 persone. Una delle più gravi strage dei migranti, a cui il nostro Paese ha voluto dare una risposta umanitaria coraggiosa. identificare il nome delle vittime di questa tragedia. Come racconta la Repubblica, l’operazione condotta dalla Marina Militare non ha però i fondi per diverse prove scientifiche così come per pagare i rimborsi dei medici che devono ricostruire il Dna dei morti.

IL BARCONE DELLA MORTE

Dare un volto alle vittime di una delle più terribili tragedie dei migranti successe nel Mediterraneo. Questa è stata la coraggiosa scelta dell’Italia, che ha deciso di recuperare il barcone della morte affondato la primavera scorsa. Il numero dei migranti uccisi è impreciso: si presume siano 700, possono essere di più o di meno. Il barcone è stato recuperato a fine giugno e, dopo che è stato fatto emergere è stato trasportato nel porto di Augusta, in un hangar della Marina Militare. All’interno del relitto sono state scoperti centinaia di cadaveri. Come scrive però un articolo de La Repubblica di oggi, mancano i soldi per compiere questa operazione umanitaria.

LEGGI ANCHE

Canale di Sicilia, naufraga un barcone di migranti. Si temono 700 morti

LA PROTESTA DEI MEDICI

Nel pezzo di Francesco Viviano i medici e i tecnici di laboratorio evidenziano la difficoltà non solo di lavorare gratuitamente, come avevano accettato di fare, ma di non poter neppure beneficiare di un rimborso spese per il vitto e l’alloggio.

È lo sfogo di medici legali e tecnici di laboratorio impegnati nel grande obitorio di Augusta che, per svolgere il loro lavoro, volontariamente, debbono però pagarsi le spese di viaggio, di alloggio, i trasferimenti in aereo, treno o automobile di tasca propria. Perché per loro, nonostante il grande impegno economico (oltre venti milioni di euro) e militare per portare alla luce il relitto affondato il 18 aprile del 2015 con il suo carico di morte, non è stato previsto nessun rimborso spese

Il governo ha stanziato 20 milioni di euro per il recupero del barcone, operazione molto difficile, ma non ha previsto finanziamenti per gli esami del Dna. Di conseguenza, l’intera missione di identificazione delle vittime potrebbe essere impossibile.

 

C’è poi un altro aspetto importante che è quello della ricostruzione e comparazione del Dna, spese di laboratorio gravose che le università non sono in grado di affrontare. Fino ad ora non è stato previsto nessuno stanziamento e quindi neanche i rimborsi delle spese vive. Quindi c’è il serio rischio che gli sforzi per riportare in superfice il barcone affondato e di dare un nome ai poveri resti sia del tutto vano.

Share this article
TAGS