Graziano Pellè non deve più vestire la maglia dell’Italia

Graziano Pellè è entrato nella storia del Calcio. Non ci è entrato come sperava, probabilmente. Ma lo ha fatto senza alcun dubbio.

Italia-Germania non è una partita normale, è La Partita per noi italiani. Più di Italia-Brasile o Italia-Francia. Non ci avevano mai superato in un grande torneo, ed era una soddisfazione di cui andavamo orgogliosi. Poi arrivato Graziano Pelle, e la storia ha cambiato il suo corso.
Ogni generazione ha la “sua” Italia-Germania. La mia prima volta è stata fantastica: Madrid, finale del Campionato del Mondo del 1982: Italia batte Germania 3-1. Campioni del Mondo. Pertini che esulta in tribuna, l’urlo di Tardelli, il suo viso trasfigurato dalla gioia.

 

 

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Sono anche cresciuto nel mito di Italia-Germania 4-3 a Messico ’70, partita vista migliaia di volte in replica, per cercare di carpire un attimo, un dettaglio, una sfumatura di quella leggendaria partita giocata quando non ero ancora nato.

 

 

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Poi, 24 anni dopo la finale di Madrid, ci fu l’impresa di Dortmund. Stavolta l’urlo è di Grosso, poi il 2-0 di Del Piero. Si tratta “solo” di una semifinale, ma li battiamo a casa loro.

 

 

Poi arriva il miracolo del 2012. Altra vittoria, anche se loro sono molto più forti. Italia-Germania trasforma anche Balotelli in un campione, e Mario scrive un pezzetto di storia del calcio italiano: doppietta. E siamo ancora noi a godere. Tutto questo prima di Graziano Pellé, lo spartiacque.

 

 

“Non si giudica un giocatore” da un calcio di rigore, cantava il Maestro De Greogori. E allora noi precisiamo una cosa: nessuno se la prende con Pellè perché ha sbagliato un calcio di rigore. Io sono cresciuto vedendo l’Italia uscire dai mondiali perdendo sempre alla “maledetta lotteria dei rigori”. Italia ’90 in semifinale, Usa ’94 in finale con il Brasile, Francia ’98 i padroni di casa. Ricordo ancora adesso tutti i rigori sbagliati e i tiratori: Serena e Donadoni, Baresi, Massaro e Baggio, Albertini e Di Biagio. Eppure nessuno in Italia si è mai scagliato contro di loro.

Poi è arrivato Pellè.

Quello che è insopportabile, e imperdonabile, è stato l’atteggiamento di Pellè prima del rigore. Dopo un Europeo giocato con grande umiltà da tutti gli azzurri, compreso Pellè, il nostro ex centravanti (nessuno si spera avrà il cattivo gusto di continuare a fargli indossare la maglia azzurra) ha voluto fare il fenomeno. Pur essendo un parvenu a questi livelli, Pellè – davanti al portiere più forte del mondo, che ha una bacheca piena di trofei che lui non è in grado forse nemmeno di ricordare – ha pensato bene di sfidarlo. Di irriderlo. Di provocarlo. Graziano Pellè ha sostanzialmente fatto il coatto in mondovisione davanti al portiere più forte del mondo. Ora, pur volendo dimenticare la differenza tecnica tra i due nei rispettivi ruoli, pur volendo soprassedere sugli evidenti limiti di tocco di palla del signor Pellè, pur volendo evitare di nominare tutti coloro i quali hanno giocato in quella posizione nella storia della Nazionale italiana prima di codesto Pellè, ribadire che il suo gesto non è perdonabile. Non è perdonabile sia perché Italia-Germania è una cosa seria, sia perché Pellè non ha alle spalle una carriera adatta per fare quel gesto a Neuer, sia perché poi ha tirato un rigore indecente.

Insomma costui si presenta davanti a Neuer, lo guarda dicendogli che gli farà il cucchiaio in mondovisione, lo irride, poi abbassa lo sguardo sul pallone e tira uno “straccio bagnato” che si spegne tristemente di lato alla porta dell’estremo difensore tedesco.

Neanche ha avuto il coraggio di farlo lo scavetto annunciato. Neppure nei tornei estivi di calciotto sono tollerabili certi atteggiamenti, figuriamoci in un quarto di finale degli Europei.

Francesco Totti, giocatore di altro livello, nel 2000 durante i rigori di italia-Olanda agli Europei, fece il cucchiaio a Edwin van der Sar. Non lo dichiaro in mondovisione, lo fece e basta. Segnando, particolare non trascurabile nel gioco del calcio.

Ecco, caro Pellè questo ti sia da lezione: quando fai il coatto in questo modo la palla la devi buttare dentro. Perché solo in questo modo ti è permesso fare lo sbruffone in Italia, vincendo. Altrimenti si rischia di passare alla storia, ma per il motivo sbagliato. In Italia abbiamo una cultura del calcio molto rigida, forse un po’ antica. Da noi il portiere deve parare, non ci interessa quello che fa con i piedi, quando sia bravo nelle uscite basse. Il portiere deve parare, e soprattutto non deve sbagliare. Mai.

Lo stesso vale per i difensori: nel dubbio, la palla si spazza via. Certamente, se il centrale di difesa ha una buona tecnica, o un buon piede meglio ancora. Ma per noi, il difensore non deve sbagliare. Il resto è poesia.

L’attaccante deve segnare. E soprattutto non deve fare il fenomeno se non se lo può permettere. E il signor Pellè, davanti a Neuer deve solo tirare bene in porta. Possibilmente forte e angolato. Anche perché quel rigore ci avrebbe portato sul 3-1, ovvero con un piede e mezzo in semifinale.

Ecco, dopo tutto questo ci aspettiamo che Pellè non vesta più la maglia azzurra, e visti i suoi 31 anni, ci sentiamo abbastanza rassicurati che un evento del genere non si ripeta mai più.

Però so già che quando sarà anziano, prima di un Italia-Germania, magari finale di un Mondiale, proverò a spiegare ad uno dei miei nipotini cosa significa questa partita. Gli racconterò di Madrid, di Dortmunt, degli Europei del 2012. E poi gli dovrò parlare di Pellè e del suo rigore. E questo lo trovo intollerabile.

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