L’adozione negata a una donna malata di tumore

30/06/2016 di Redazione

Adozione negata per tumore

, a Torino una donna di 42 anni di nome Bianca non potrà adottare perchè malata di tumore. La storia di Bianca, raccontata per prima da La Stampa, ha suscitato una forte emozione visto che la donna, una impiegata, ha perso la fertilità proprio per lo sviluppo del carcinoma che ora le rende impossibile avere un figlio.

ADOZIONE NEGATA PER TUMORE, LA STORIA DI BIANCA

Bianca è una donna torinese di 42 anni, che vive in una situazione davvero particolare. L’impiegata, che ha contratto un tumore per la prima volta a 29 anni, ha subito dopo 4 anni di remissione una recidiva del carcinoma mammario. La salute di Bianca è giudicata in modo molto diverso dagli organi dello Stato. Per l’Inps l’impiegata non ha diritto ai tre giorni di permesso settimanali dal lavoro perché il suo stato di salute non è così grave da giustificare una assenza così prolungata. Per il tribunale di Torino però Bianca non ha diritto ad adottare un figlio. Dopo aver frequentato insieme a suo marito Sergio i corsi predisposti per i genitori che vogliono adottare, la donna ha visto la sua richiesta respinta per i problemi di salute.

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ADOZIONE NEGATA PER TUMORE, LE CONTRADDIZIONI DELLO STATO PER BIANCA

Come spiega a La Stampa, il primo quotidiano a raccontare la sua storia, Bianca è particolarmente scoraggiata per risposte così contraddittorie dello Stato.

Non è possibile vivere in questo modo, dove la malattia condiziona ogni aspetto della mia vita. La malattia mi ha tolto la possibilità di essere madre naturale ma, nonostante i medici dicano il contrario, il tribunale dei minori dice che non può prendersi la responsabilità di affidarci un bambino perchè sono malata. Voglio continuare a lavorare come ho sempre fatto in questi anni, ma l’Inps non mi garantisce i permessi perché per i medici legali hanno calcolato che sono troppo poco invalida. Si mettessero d’accordo.

Bianca non può più diventare madre perchè la chemioterapia e i farmaci antitumorali l’hanno resa sterile. Per questo la decisione del tribunale dei minori di Torino è così dolorosa, perché rende impossibile realizzare il suo desiderio di maternità.

Abbiamo seguito il corso organizzato dal Tribunale, poi ci siamo sottoposti a sei mesi di consulenze e visite, tutte superate. Sono venuti a casa nostra, hanno analizzato tutta la nostra vita e dato l’idoneità, poi bloccata dalla sentenza del giudice. Dice che consuetudine vuole che debbano passare almeno cinque anni di remissione, mentre io ero nel quarto

La legge in Italia non disciplina il tema, ma lascia alla magistratura il compito di decidere caso per caso.

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