Ape, anticipo pensionistico: cosa sappiamo finora

15/06/2016 di Redazione

Dopo l’incontro tra governo e sindacati di ieri emergono nuovi dettagli sul cosiddetto Ape, l’anticipo pensionistico che dal prossimo anno consentirà a coloro che sono stati maggiormente penalizzati dalla riforma Fornero un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. La nuova piccola riforma dovrebbe essere approvata a fine 2016 e destinata ai nati tra il 1951 e il 1955. Si prevede un taglio della pensione fino al 15% (percentuale variabile a seconda degli anni di pensionamento anticipato e del reddito percepito) che servirò per restituire il prestito ottenuto. Ecco cosa sappiamo finora.

 

Bollette «aggressive»: multa da 14,5 milioni per Acea, Edison, Eni ed Enel

 

APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: IN VIGORE NEL 2017

L’Ape, anticipo pensionistico, quasi sicuramente entrerà in vigore dal prossimo anno. Sarà dunque approvato a fine 2016. Secondo i piani del governo il provvedimento dovrebbe essere inserito nella legge di Stabilità per poi entrare in vigore dal primo gennaio 2017.

APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: PRESTITO DA RESTITUIRE IN 20 ANNI

La mini-riforma prevede un anticipo della pensione sotto forma di prestito, che verrà poi restituita a rate, attraverso un taglio dell’assegno futuro, in 20 anni.

APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: TAGLIO FINO AL 15%

Le rate per restituire il prestito peseranno in maniera diversa sulla pensione. Subiranno un taglio del 15% saranno i lavoratori con reddito più alto. Il taglio sarà invece maggiormente limitato per i redditi bassi e per coloro che hanno perso il lavoro in età avanzata.

APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: FLESSIBILITÀ PER I NATI TRA IL 1951 E IL 1955

All’Ape potranno accedere i lavoratori nati tra il 1951 e il 1955. Il pensionamento potrà essere anticipato al massimo di 3 anni rispetto all’eta di 66 anni e 7 mesi richiesti per la pensione di vecchiaia.

APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: COSTO DI 6-700 MILIONI

L’anticipo pensionistico dovrebbe avere un costo limitato per le casse dello Stato. Si stimano 6-700 milioni, in parte destinato a coprire la detrazione fiscale per alcune categorie disagiate e la garanzia assicurativa per le banche. In caso di flessibilità interamente a carico dello Stato  il costo sarebbe stato di 10 miliardi di euro. Una cifra per noi insostenibile secondo l’Ue.

(Foto di copertina: ANSA / ETTORE FERRARI)

Share this article