Parigi, Larossi Abballa aveva altri obiettivi da colpire. Valls: «Ci saranno altre morti per terrorismo»

15/06/2016 di Redazione

«Questa guerra durerà una generazione. Altri innocenti perderanno la vita. Mi si accuserà di generare ancora più ansia, ma la realtà è questa». Così il primo ministro francese, Manuel Valls, ai microfoni di France Inter, si rivolge ai francesi il giorno dopo l’uccisione di una coppia di poliziotti nella banlieue di Parigi. Una guerra, in un clima di tensione che continua, dopo la notizia di una lista di sei obiettivi (tra personalità politiche, giornalisti, poliziotti) trovata all’interno dell’abitazione dei due agenti uccisi dallo jihadista Larossi Abballa.

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VALLS: «ABBIAMO UN NEMICO INTERNO CHE AGISCE CON POCHI MEZZI»

Ai microfoni della radio, Valls ha rifiutato ogni giudizio sui servizi di sicurezza. «Non permetterò che si parli del benché minimo errore, né di mancanza di discernimento – ha dichiarato – è sempre un fallimento quando due pubblici ufficiali vengono assassinati così» «Facciamo fronte a una minaccia globale – ha aggiunto – abbiamo un nemico interno con questi individui autoradicalizzati che possono agire con pochissimi mezzi».

LA EX COMPAGNA DI LAROSSI: «SAPEVA DI ESSER MONITORATO, PROVAI A CONTATTARLO DUE GIORNI PRIMA DEL GESTO MA ERA IRRAGGIUNGIBILE»

Intanto emergono ritratti sul killer di Magnanville (Yvelines). «Un giovane del quartiere che pensava a divertirsi», che «ci teneva a vestirsi bene, ad essere sempre ben pettinato». Così la ex compagna del killer di Yvelines descrive Larossi Abballa. I due hanno avuto una relazione durata cinque anni e poi hanno continuato a frequentarsi. Protetta dall’anonimato la donna ha raccontato a France Info quello che sa di Abballa. Dopo essere diventato religioso «era cambiato, ma in senso buono. Si è avvicinato a Dio, voleva fare le sue preghiere correttamente. In nessun momento l’ho percepito come radicalizzato», ha spiegato precisando di non essersi spaventata del suo riavvicinamento alla religione perché non era cambiato: «Non mi sono spaventata perché era normale. Mi diceva che gli sarebbe piaciuto che diventassi come lui, che portassi il velo. Ma mai mi ha giudicata». Un cambiamento è avvenuto invece dopo il carcere. «Quando ne è uscito, si è molto isolato, prendeva le distanze ed aveva cambiato amicizie». All’indomani degli attentati del 13 novembre, il giovane le aveva detto: «Hai visto come i media parlano della nostra religione? Non sono veri musulmani quelli che hanno fatto questo. Sono non so che». Poi era stato alla Mecca per 15 giorni. Secondo la ragazza, Abballa sapeva perfettamente di essere sorvegliato. «Mi aveva detto che veniva ascoltato in relazione alla sua vecchia condanna e che aveva una scheda S», riservata alla persone che rappresentano una potenziale minaccia per la sicurezza dello stato. «Questo lo faceva ridere». Larossi le ha inviato un messaggio qualche giorno fa per vederla «dieci minuti» ma lei ha rifiutato. Poi ha cercato di chiamarlo due giorni prima del duplice omicidio ma il suo numero «non funzionava più».

(in copertina foto dal luogo dell’omicidio a  Magnanville. Credit THOMAS SAMSON/AFP/Getty Images)

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