Cosa succede a Farra di Soligo: il comune pignorato costretto a chiudere i servizi

14/06/2016 di Redazione

Farra di Soligo è un piccolo comune in provincia di Treviso. Dove sta chiudendo tutto, dalla biblioteca al servizio mensa, dalla assistenza agli anziani fino ai cantieri, fermi come le auto dei vigili municipali. Non ci sono più soldi. Il comune ha perso una causa, dopo 18 anni, ed è stato condannato a risarcire i in passato.

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FARRA DI SOLIGO: STORIA DI UN COMUNE PIGNORATO

La storia, che ha dell’assurdo, sta iniziando a riempire i giornali locali. Farra Di Soligo ha i conti bloccati. Spiega il Tirreno:

Un gruppo di cittadini di Col San Martino, espropriati dei loro terreni per la costruzione dei Pip, sono riusciti a ottenere un pignoramento delle somme correnti per tre milioni e 861 mila euro, l’equivalente (circa) della somma che, per sentenza di Tribunale, il Comune dovrebbe loro come risarcimento di quei terreni. Da quando l’ufficiale giudiziario ha varcato la soglia del municipio di via Patrioti, per Farra si è aperta un’era di austerità totale che durerà almeno fino al 20 giugno, quando il Tribunale di Treviso si esprimerà sulle somme che l’amministrazione potrà utilizzare per le spese più urgenti. Al momento, dai conti correnti Unicredit intestati al Comune di Farra non può essere toccato nemmeno un euro.

guarda il video:

(da Qdpnews)

FARRA DI SOLIGO NEL CAOS: AUTO DEI VIGILI FERME, MENSA CHIUSA

Le cause, perse, sono destinate ad aumentare. Ed è tutto fermo. La mensa della scuola materna non c’è, sono finite le scorte. I bambini devono portarsi il pranzo da casa e i genitori degli asili danno una mano, si organizzano. I lavori pubblici sono fermi e le auto dei vigili non hanno più la benzina. Fermo anche il centro di raccolta di rifiuti e da qualche ora è chiusa anche la biblioteca multimediale comunale. L’assistenza domiciliare agli anziani è garantita dalla solidarietà dei cittadini e da realtà come la Fondazione di Comunità dell’Usl 7 che regala pasti caldi.  Come si è potuti arrivare a questo? Il Corriere della Sera ripercorre la vicenda citando le parole del sindaco Giuseppe Nardi.

Si parte dagli anni ‘90, quelli che segnano il boom industriale del Nordest, degli «schei» per tutti», dei capannoni e delle Mercedes. La febbre contagia anche Farra di Soligo dove vengono individuate due aree da destinare al più presto a ospitare le nuove fabbriche. A posteriori si può dire che il boom fu un po’ sopravvalutato anche se delle due zone, una è stata edificata al 100% e nell’altra resta libero solo un quarto dei lotti. Ma nel ‘98 l’amministrazione di allora espropria i terreni, i proprietari fanno ricorso perché ritengono che l’indennizzo loro riconosciuto sia modesto e ci si infila nel tunnel senza fine della carta bollata.

In attesa dell’udienza del 20 giugno prossimo dove si discuterà un ricorso contro il primo pignoramento si è costretti all’austerità, assoluta.

Diciotto anni impiega il tribunale per stabilire che gli espropriati hanno ragione. Ma l’ordine di pagamento stavolta è più celere e il comune si trova, per ordine del giudice, con i conti in banca pignorati. «Ci sono quasi 4 milioni di euro – racconta Nardi – che da alcuni giorni non possiamo toccare. E potrebbe essere solo l’inizio perché altri verdetti sono in arrivo e ci troveremmo nella situazione di dover pagare fino a 11 milioni di euro. A questo punto non abbiamo avuto altra scelta che bloccare ogni tipo di spesa, che equivale a dire bloccare ogni nostra attività». Chiusa dunque la mensa della scuola materna e sospeso il servizio di trasporto degli alunni, sospeso il pagamento a ogni tipo di fornitori, non si può nemmeno fare il pieno al parco automezzi del comune; a rischio anche la busta paga dei dipendenti; a Farra di Soligo non si può acquistare una matita perché c’è il rischio un domani di non poterla pagare.

(in copertina l’avviso del Comune sul sito)

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