Confronto candidati sindaco di Milano a Sky: le pagelle

08/06/2016 di Donato De Sena

Un’ora densa di domande, risposte e repliche in diretta televisiva. Anche con accuse pungenti. È il confronto tra i due candidati a sindaco di Milano che domenica 19 si sfideranno al ballottaggio, Beppe Sala e Stefano Parisi, andato in onda questa sera alle 21 su Sky Tg 24. Ecco le nostre pagelle. I nostri voti. Le nostre impressioni.

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Milano: scintille Sala e Parisi. No big prima del voto

Beppe Sala: 5.5. Il favorito per la vittoria nelle urne è sembrato più preoccupato di reggere il confronto con l’avversario, magari portando a casa un pareggio ai punti, che di affondare colpi per metterlo alle corde o al tappeto. Il ring televisivo non è il luogo perfetto per Sala per sottolineare la bontà delle sue proposte o le differenze con lo sfidante.

Il confronto a Sky lo ha confermato. Davanti a microfoni e telecamere l’amministratore delegato di Expo è apparso un po’ troppo impacciato, insicuro, non a suo agio. Probabilmente più per merito dell’altro candidato che demerito suo. Ma il gap è comunque emerso. Eloquenti in questo senso sono state anche le inquadrature da lontano. Ad un Parisi rilassato e sorridente si è opposto un Sala più composto, statico, forse preoccupato.

Tutt’altro discorso per le dichiarazioni sul programma di governo della città. I pochi secondi a disposizione per eprimere le proprie idee ovviamente non hanno consentito né all’uno né all’altro di approfondire nessuna delle questioni affrontate. Qui Sala ha commesso l’errore di essere rispetto a Parisi più avaro di dettagli, più vago.

Riaprire i navigli? Parisi dice «No». Sala rinvia ad un referendum. Unioni civili? Parisi non risparmia un «No» all’utero in affitto. Sala sceglie un «rispetterò la legge». Troppo pochi i messaggi capaci di bucare lo schermo. Una piccola sconfitta la subisce su uno dei quiz del conduttore, relativo al numero di giorni con livello troppo alto di PM10 nell’aria. Parisi dice convinto «100». Sala dice: «No, di meno, di meno». Ma la risposta è «101».

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Milano: scintille Sala e Parisi. No big prima del voto

Stefano Parisi: 8. Il candidato sindaco del centrodestra parte in sordina. A tratti sembra innervosito. Si lamenta anche per una domanda che a suo avviso non è la stessa di quella posta a Sala. Poi riesce a vincere la sfida delle frecciate al vetriolo. Sul tema caldo dell’immigrazione, quando l’avversario gli ricorda che i clandestini vengono mandati dal Viminale, e quindi dal ministro Angelino Alfano, sostenitore del centrodestra, Parisi risponde che Alfano è membro del governo di Matteo Renzi, con cui Sala «si è abbracciato».

E ricorda le ciritche dell’assessore Piefrancesco Majorino, in lista per il centrosinistra, al prefetto del governo Renzi. «Non c’è un piano», dice Parisi, mostrando di saper sfruttare la dicotomia passato-futuro per presentarsi come il nuovo, il cambiamento, la discontinuità. Lo fa perfino quando si parla di questioni meno divisive, ad esempio sul traffico. Parisi garantisce che non ci saranno più blocchi delle auto, e dice di voler lavorare per un cambio del parco macchine e delle caldaie. Poi aggiunge: «Poteva essere fatto 5 anni fa».

In questo modo Sala rimane imbrigliato. In campagna elettorale, ed anche in un semplice confronto tv, presentarsi in completa continuità o discontinuità con la vecchia giunta è spesso rischioso. Si rischia di essere bollati come il vecchio o di vanificare la popolarità accumulata dalla stessa giunta. Il rappresentante dell’opposizione, invece, non ha questo problema. Parisi lo sa e riesce a sfruttare il vantaggio.

Un ottimo colpo sul finale lo mette a segno sulla domanda degli avversari. Una sostenitrice di Sala lo invita ad esprimersi sulle pari opportunità e sullo scarso numero di donne che siederanno in consiglio comunale in caso di un successo del centrodestra: solo 3 contro 26 uomini. «Non so se lei ha mai sentito parlare di democrazia», risponde il candidato sindaco. E partono gli applausi a risposta in corso.

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