Sara Di Pietrantonio, la confessione dell’assassino nei verbali: «Sono un mostro paranoico»

31/05/2016 di Redazione

«Allora è vero, sono proprio un mostro». E ancora: «Volevo solo spaventarla», «Ho acceso una sigaretta e poi non sapevo più che fare, quindi sono scappato», sono «ossessionato, paranoico, geloso». Sono alcune delle dichiarazioni rilasciate agli investigatori da Vincenzo Paduano, il 27 enne che la notte tra sabato e domenica a Roma ha ucciso bruciandola viva l’ex fidanzata 22enne Sara Di Pietrantonio. Dopo 8 ore trascorse in lacrime a negare le sue responsabilità, il ragazzo è crollato ed ha messo l’uccisione all’1.15 di lunedì. Lo racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:

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«Sì sono uscito dal lavoro e sono andato a cercare Sara. Sapevo che stava dal nuovo fidanzato e l’ho aspettata sotto casa». Non lo ammette, ma sembra che avesse attivato il dispositivo per «seguire» il telefono della giovane. «Li ho visti arrivare in macchina insieme e ho aspettato fino a quando lei non è andata via. So che strada fa per arrivare a casa e quindi l’ho preceduta per bloccarla. Quando è passata l’ho inseguita per un po’ e poi l’ho stretta con la macchina per farla fermare». Lei scende dall’auto, discutono, poi sono di nuovo a bordo. Ci sono state altre liti nei giorni passati, ma nessuna violenza, la ragazza non immagina che cosa sta per accadere.

«HO TIRATO FUORI L’ALCOL E L’HO SPRUZZATO NELL’AUTO»

Vincenzo Paduano ha fornito anche i dettagli dell’inseguimento e del suo gesto folle:

Lui ammette che la situazione è degenerata, ammette anche di essere andato con la premeditazione di farle del male. «Abbiamo cominciato a litigare e io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L’ho spruzzato nell’auto, anche addosso a Sara. Ma volevo solo spaventarla». Ottiene il suo scopo. La giovane evidentemente si terrorizza, capisce che l’uomo è fuori di sé. Scappa. Lui però non si arrende. Dà fuoco all’auto, poi la bracca, le è addosso. Gridano. Ora Paduano entra nei dettagli. «Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È l’ennesima bugia. Sarà l’autopsia a dire se l’abbia immobilizzata e strangolata, o semplicemente tenuta ferma mentre avvicinava la fiamma ai suoi vestiti inzuppati di alcol. Lui però torna distante quando afferma: «A quel punto che potevo fare?».

Photocredit copertina ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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