Natascha Kampusch e un suicidio misterioso

09/03/2012 di Andrea Mollica

La strana morte del commissario Franz Kröll è uno dei tanti misteri che ruotano attorno al rapimento della giovane austriaca

Il caso di Natascha Kampusch regala ancora sorprese a sei anni dalla sua apparente risoluzione. Il padre della giovane ragazza austriaca ha denunciato civilmente l’uomo che avrebbe aiutato Wolfgang Prikopil a rapire Natascha. Una mossa che rivela quanti dubbi ci siano ancora su una vicenda che ha appassionato il mondo e che continua a far dibattere i media germanofoni.

GIUSTIZIA CIVILE PER NATASCHA? – Nel 1995 OJ Simpson sconvolse l’America quando fuggì sul suo Suv dopo che la polizia aveva trovato i cadaveri della sua ex moglie e del suo nuovo compagno. L’ex stella del football americano fu dichiarato non colpevole in sede penale, ma fu invece condannato per il doppio omicidio in sede civile. Un simile esito è la speranza del padre di Natascha Kampusch: risolvere un noto caso di cronaca grazie alla giustizia civile. Ludwig Koch ha infatti querelato Ernst Holzapfler, il socio di Wolfgang Prikopil, da sempre sospettato di aver aiutato il suo amico a rapire la piccola bambina di Vienna. I danni morali subiti da Koch e stimati nella querela per ottenere il risarcimento danni assommano a 130 mila euro, e saranno oggetto di un processo con il quale il padre di Natascha Kampusch spera di risolvere uno dei più grossi misteri ancora associati a questo caso. Lo stesso presidente della commissione parlamentare che indaga sulla vicenda, il deputato conservatore Werner Amon, ha dichiarato che la teoria del singolo rapitore non regge sulla base delle testimonianze e dei fatti ottenuti negli anni dagli inquirenti.  La querela del padre però non farà piacere a Natascha, che pochi giorni fa è intervenuta in televisione per ribadire ancora una volta la sua versione del rapimento, parzialmente smentita da alcuni nuovi fatti rivelati dal portale svizzero 20 Minuten, come le foto del cadavere di Prikopil, che appaiono incompatibili con il suicidio dell’aguzzino austriaco. La Kampusch, come abbiamo già raccontato, ha sempre avuto un rapporto difficile con la sua famiglia, con la quale ha sostanzialmente tagliato i rapporti dopo essere ritornata in libertà. Le violenze, fisiche e verbali, subite dalla madre in giovanissima età hanno lasciato su Natascha una forte traccia, mentre col padre la ragazza austriaca ha sempre avuto una relazione piuttosto fredda dopo la separazione dei suoi genitori.

GlI ERORI DELLA POLIZIA – Il parlamentare dei Verdi Peter Pilz fa parte della commissione di inchiesta sul caso Kampusch, e descrive in questo modo l’attività del gremio

“A noi interessa capire perché la polizia ha sbagliato, perché la procura ha sbagliato, e perché il chiarimento è stato politicamente impedito, così come sapere i motivi per i quali i vertici della polizia si sono piegati alla pressione politica di più ministri degli interni”.

La lista degli errori delle forze dell’ordine è molto lunga, ed inizia subito. Un informatore rivela alla polizia che un possibile rapitore di Natascha Kampusch, scomparsa da poche settimane all’epoca, potrebbe essere Wolfgang Prikopil, una persona solitaria nota nei circoli pornografici per le sue tendenze pedofile. La polizia di Vienna riceve l’indirizzo di Heinestrasse 60 a Strasshof, il luogo di prigionia della Kampusch, ma nell’unico sopralluogo i due agenti mandati non trovano nulla di strano nel loro incontro con Prikopil, e decidono di lasciar perdere la traccia decisiva. Se un simile errore si è rivelato tragico, scandaloso invece può essere definito il comportamento della polizia nel 2006, quando alcuni agenti minacciarono l’informatore di non rivelare nulla di quella vecchia traccia fornita agli inquirenti. Secondo Pilz la causa di queste minacce è stata la pressione del ministero dell’Interno dell’epoca, un esponente dei popolari, che aveva paura di perdere consensi in vista dell’elezioni svoltesi pochi mesi dopo, vinte a sorpresa dai socialdemocratici. Ulteriori dubbi sulle indagini provengono dal fatto che il socio di Prikopil, Ernst Holzapfel, non sia mai stato formalmente interrogato, e non abbia mai subito un prelievo del DNA per verificare eventuali tracce di materiale genetico ritrovate nella cella di Natascha. Ancora più strano è il fatto che lo stesso Holzapfel, l’unica persona con la quale Prikopil aveva un rapporto umano a parte la madre e la sua prigioniera bionda, abbia potuto girare indisturbato nella casa del suo socio dopo che questi si era suicidato.

CINQUE PUNTI OSCURI – Johann Rzeszut, ex presidente della Cassazione austriaca, ha supervisionato le indagini del caso Kampusch, e ha scritto il 29 settembre del 2010 una lettera pubblica nella quale ha elencato cinque punti ancora da chiarire.

  1. Gli inquirenti hanno trascurato la testimonianza, potenzialmente decisiva, di Ischtar A., che ha sempre affermato di aver visto due persone rapire Natascha il giorno della sua scomparsa. Il suo resoconto però non è mai stato tenuto in considerazione, visto che la vittima del rapimento smentiva la sua testimonianza. La seconda ragazza che ha visto scomparire Natascha, Bettina H., al contrario non fu neppure formalmente interrogata.
  2. La procura di Vienna e i vertici della polizia hanno sostanzialmente rallentato, e in alcuni casi anche completamente trascurato, le nuove rivelazioni sul caso raccolte dalla commissione speciale di inchiesta guidata da Franz Kröll
  3. Aver impedito alla Soko di Franz Kröll di consultare fondamentali elementi di valutazione per proseguire nel suo lavoro, così da facilitarne la chiusura avvenuta nel dicembre del 2009
  4. La diffusione mediatica di informazioni che contraddicevano la verità, per danneggiare qualsiasi diversa valutazione del caso Kampusch fornita da chi indagava sul caso
  5. La pressione esercitata contro Franz Kröll durante il suo lavoro alla guida della Soko che stava raccogliendo nuovi indizi o porve sul caso Kampusch

L’appello di Johann Rzesut si è rivelato parzialmente efficace. Werner Pleischl, Thomas Mühlebacher, Otto Schneider, Hans-Peter Kronawetter und Gerhard Jarosch, i magistrati viennesi responsabili dell’inchiesta sul rapimento di Natascha Kampusch, sono stati indagati per abuso d’ufficio nel 20010, anche se un anno dopo il loro procedimento è stato cancellato. Sulla base della denuncia dell’ex alto magistrato si è aperta la commissione parlamentare sul  caso Kampusch, per chiarirne tutti i punti ancora oscuri. La commissione concluderà i suoi lavori tra poche settimane, e già ora la sua attività si annuncia come esplosiva. Il presidente della commissione, Werner Amon, ha anticipato che la versione del singolo rapitore non è sostenibile, sulla base delle testimonianze raccolte in tutti questi anni. Una simile ricostruzione del rapimento scardinerebbe tutto quanto è stato raccontato in questi anni da Natascha Kampusch ed accettato dalla magistratura e dalla polizia austriaca.

“Non c’è solo il diritto individuale di Natascha Kampusch, anche la società ha il diritto di sapere tutta la verità su quanto è successo. Ecco perché bisogna chiarire tutte le contraddizioni presenti in questo caso”, sostiene il presidente della commissione Werner Amon. Il parlamentare dei Verdi Peter Pilz aggiunge che lo Stato di diritto austriaco deve funzionare. “Non si possono fare pressioni indebite sulla polizia, bisogna fare di tutto per chiare il caso Kampusch ed aiutare eventuali vittime finora trascurate.”

UN SUICIDIO MISTERIOSO  – Nel dicembre del 2008 un commissario molto esperto e stimato, Franz Kröll, viene nominato responsabile della commissione speciale, SOKO l’acronimo tedesco, della polizia austriaca. sul caso Kampusch.  Fin dall’inizio le nuove indagini partono male. Franz Kröll non ha accesso agli interrogatori di Natascha Kampusch, né tantomeno la può sentire, così come non può visionare dei DVD sui quali ci sono immagini sexy di una giovanissima ragazza che assomiglia tanto alla rapita più famosa d’Austria. Il commissario Kröll è convinto che qualcosa non torni nella versione ufficiale di Natascha Kampusch, in particolare crede che la testimonianza di Ischtar A, la ragazza che aveva visto due rapitori, sia quella decisiva per capire la verità. Con un interrogatorio che poi sarà smentito negli anni successivi la versione della ragazza viene però cambiata, una pressione che Franz Kröll capisce subito. Agli amici confida di voler dimettersi, perché gli sembra di correre contro un muro di cemento.  La procura di Vienna si frappone continuamente al suo lavoro, fino a che nel gennaio del 2010 i magistrati e i vertici della polizia convocano una conferenza stampa per dire che il caso Kampusch è definitivamente risolto. Il commissario Kröll non partecipa all’evento, ed esprime la sua indignazione per non aver potuto neppure interrogare Ernst Holzapfel, il socio di Prikopil. Il 25 giugno, pochi mesi dopo la fine anticipata e non voluta delle sue indagini, Franz Kröll si toglie la vita. Un suicidio sospetto, secondo suo fratello, e anche secondo l’ex presidente della Cassazione austriaca, Johann Rzesut. L’ex magistrato scriverà il suo appello sugli errori degli inquirenti nel caso Kampusch proprio dopo quella morte così strana di una persona da lui molta stimata. Il fratello del commissario Kröll invece ha fatto di più, perché mai convinto del suicidio di suo fratello, ha provato a portare avanti le sue indagini, rubando alcuni documenti a casa sua. Un furto motivato dall’amore per Franz, ma anche perché suo Karl  Kröll crede che la morte di Franz sia legata al caso Kampusch.

“Sono convinto che hanno eliminato Franz perché lui sapeva troppo, e si stava avvicinando alla verità. Aveva scoperto dopo la chiusura anticipata delle indagini che alcuni politici erano legati ad alcune scene potenzialmente collegabili al rapimento di Natascha. Lui annotava tutto sul suo quaderno, e questo è sparito dopo la sua morte”.

UN RAPIMENTO PORNOGRAFICO ? – Wolfgang Prikopil disse a Natascha, come confermato dalla stessa ragazza alla polizia e nella sua autobiografia, che lei sarebbe stata consegnata ad altre persone. Nessuno però si presentò all’appuntamento, e Prikopil, non preparato alla lunga prigionia della giovane, comprò dei materassi per farla dormire a casa sua. Il rapitore di Natascha non chiese mai dei soldi per restituire Natascha Kampusch, e al di là della plausibile spiegazione che volesse avere una compagna per sé, quali altri motivi potrebbero averlo spinto a tenere prigioniera la giovane austriaca per così tanto tempo? Una possibile traccia  sarebbe potuta essere la scena pedopornografica austriaca. Il socio di Prikopil, come risulta dalle indagini, era in contatto con due figure del mondo a luci rosse. La prima è la proprietaria di un negozio erotico di Vienna, la seconda è invece un ex ufficiale dell’esercito che è stato indagato per pedopornografia a fine 2008. Il cellulare di questo militare, Peter B.  era stato salvato nel telefonino di Ernst Holzapfel con lo pseudonimo di “Be Kind Slow”, e la polizia non ha mai chiesto al socio di Prikopil quali fossero i rapporti tra i due, e come mai tenesse il numero di una persona che non conosceva. Anche  Peter B. non ha mai detto perché avesse il cellulare del socio di Prikopil. E’ da questa traccia mai seguita dalla polizia che nasce la teoria della pedopornografia come motivo del rapimento di Natascha Kampusch. Una teoria forse fallace, ma che non è mai stata verificata dalla polizia e dalla magistratura viennese nonostante ci fossero elementi di sospetto. Il primo è che Prikopil era un noto appassionato di porno per pedofili, così come il suo socio Holzapfel, tanto che il secondo aveva contatti con uno dei più importanti attori di questa scena in Austria. Inoltre, esiste un DVD, la cui visione fu impedita a Kröll, nel quale ci sarebbero immagini hot di una ragazza che assomiglia moltissimo a Natascha. Infine, a casa della madre della giovane, furono trovate foto della piccola a pochi anni vestita come se fosse una dominatrice. Sono tracce, che come ha detto Johann Rzesut, avrebbero dovuto essere indagate, mentre gli investigatori le hanno completamente trascurate.

IL MARCHIO NATASCHA  – Dal 23 agosto 2006, quando tutto il mondo si commosse per una ragazzina sparita per otto anni e riapparsa in vita, Natascha Kampusch è diventata una delle donne più famose d’Austria. Una celebrità meritata, che certo non vale gli otto anni di lunga prigionia che le hanno rubato l’infanzia e l’adolescenza. Natascha è però stata subito percepita come una gallina dalle uova d’oro, perché la sua storia, come era intuibile, aveva la capacità di commuovere un’intera Nazione così come il resto del mondo. Pochi giorni dopo la sua liberazione uno dei più importanti studi legali di Vienna, Lansky, Ganzger + Partner, assume la sua rappresentanza legale. Viene subito acquisito un sito web a suo nome, così come firmati i primi contratti per farla intervistare. Impegni che la stessa polizia, e il team di medici che seguono la giovane appena liberata, devono mettere in standby per qualche settimana, visto che dopo otto anni di prigionia Natascha doveva essere visitata e curata a lungo prima di rimetterla a pieno contatto col mondo. Da subito la TV pubblica dell’Austria, ORF, assume un ruolo particolare nel racconto del rapimento Kampusch, perché viene raccontata una storia, una prigionia in una cella sotterranea lunga otto anni, che ha pochi contatti con la verità. La stessa magistratura pare prendere in grande cura la giovane austriaca, anche perché il titolare dello studio legale che la rappresenta è amico intimo del procuratore capo di Vienna. L’altro gigante dell’informazione austriaca, Krone Zeitung, si dedica a Natascha senza mai indagare in tutti questi anni sulle evidenti contraddizioni del caso. Atteggiamenti di silenzio palesatisi quando 20 Minuten pubblica per la prima volte le immagini del cadavere di Prikopil, che potrebbero smentire  la versione del suicidio dell’uomo. In Austria sembra che della Kampusch  e della sua vicenda non si possa parlare, per non infrangere quel muro di rispetto, comprensibile dal punto di vista umano, che è stato eretto intorno a lei sin dalla sua liberazione. Natascha ha diritto alla privacy e a vivere serenamente un’esistenza straziata da un orribile crimine subito per moltissimo tempo, ma ciò non giustifica l’evidente silenzio sulle molte contraddizioni del suo rapimento.

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