Blood Diamond: la vera storia dei diamanti di sangue dell’Africa

18/05/2016 di Redazione

Blood Diamond, il film con Leonardo Di Caprio diretto da Edward Zwick, non è tratto da una storia vera in senso stretto: Danny Archer e Solomon Vandy sono personaggi fittizi, tuttavia descrivono una realtà tristemente vera nei paesi dell’Africa centrale, soprattutto in Sierra Leone, Angola e Zimbabwe dove si registra il contrabbando dei cosiddetti diamanti insanguinati, altrimenti conosciuti come diamanti sporchi o diamanti di sangue, da cui il titolo del film.

BLOOD DIAMOND – DIAMANTI DI SANGUE

La definizione “diamanti insanguinati” indica un diamante estratto in un campo diamantifero facente parte di una zona di guerra e venduto clandestinamente per finanziare i cosiddetti signori della guerra africani. La definizione è stata coniata negli anni Novanta, quando l’Occidente accende i riflettori sulla cruda realtà del contrabbando di diamanti e le Nazioni Unite autorizzano la prima risoluzione contro l’Angola, imponendo sanzioni che vietano l’acquisto di diamanti provenienti da questo paese. Oggi l’Angola produce e commercia in modo legale i propri diamanti ma, negli anni Novanta, in piena guerra civile, oltre il 20% del mercato dei diamanti di questo paese serviva a finanziare il conflitto.

DIAMANTI INSANGUINATI

La situazione dell’Angola non era diversa da quella di paesi come Sierra Leone, Liberia, Costa D’Avorio e Congo, tutti paesi lacerati da conflitti interni che si autofinanziavano attraverso i cosiddetti diamanti di guerra. Oggi il commercio dei diamanti è monitorato attraverso il Kimberley Process, un sistema di certificazioni a cui possono accedere tutti i paesi produttori di diamanti in grado di dimostrare la provenienza “conflict-free” delle pietre preziose. Grazie a questo processo, e anche grazie al parziale risolvimento di alcuni conflitti africani, la produzione di diamanti di sangue è calata, ma non mancano le controversie e le critiche al Kimberley Process, le cui regole sono giudicate come facili da aggirare da parte dei signori della guerra e da chiunque abbia interessi ad arricchirsi sfruttando il lavoro delle classi sociali più povere.

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DIAMANTI DI SANGUE E BAMBINI SOLDATO

I morti causati dai diamanti di sangue sono incalcolabili, e non soltanto perché le vittime di questo commercio sono spesso legate alla guerra civile, ma anche perché si tratta di un’attività illegale che, per definizione, cerca di lasciare meno tracce possibili. Il dramma dei diamanti di sangue è legato anche ai lavoratori nei campi diamantiferi, sottoposti a un regime di schiavitù, e anche alla tragedia dei bambini soldato, bimbi strappati alle loro famiglie per essere addestrati nelle milizie rivoluzionarie o negli eserciti privati dei signori della guerra. È il caso, ad esempio, dei bambini soldato del Ruf – Revolutionary United Front, l’esercito ribelle della Sierra Leone (citato anche nel film Blood Diamond) che per tutti gli anni Novanta e i primi anni del Duemila furono costretti a uccidere, a combattere e a prostituirsi per non essere uccisi a loro volta, sotto la minaccia – spesso messa in pratica – di sevizie, torture e mutilazioni. Si contano almeno 250mila bambini soldato solo nel Ruf, molti dei quali sono morti con un fucile in mano.

(In copertina: una scena del film Blood Diamonds, Warner Bros. 2006)

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