Virginia Raggi e le inquietanti risposte nell’intervista all’Espresso

18/05/2016 di Marco Esposito

Un po’ di sinistra, un po’ di destra. Mai un posizione netta. Su tutto tranne su una cosa: decide tutto Lui. E lui è Beppe Grillo, il garante, l’alfa e l’omega, lo staff e il blog, il parafulmine e il megafono.

Stiamo parlando di Virginia Raggi,  candidata del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di Roma, intervistata per l’Espresso da Alessandro Gilioli. Intervista a tratti inquietante, a mio avviso. Intervista che stravolge l’idea di democrazia che abbiamo rispetto ai partiti politici e rispetto ai Sindaci eletti.

Nelle parole di Virginia Raggi ognuno può trovare quello che vuole, come in un supermaket: Sei di destra? Bene, sappi che Virginia Raggi legge e ama i libri della Fallaci. Sei di sinistra? Sappi che ha adorato i libri di Herman Hesse. E ora che legge? I libri sugli sprechi di Roma. Di chi è? di un consigliere cinquestelle, scritto insieme alla giornalista Laura Maragnani.

Dicevamo: mai una posizione netta. Qualche esempio: Dentro o fuori dall’Euro?

«Sono sincera: dovrei studiare bene la questione per capire i pro e i contro…»

 

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E ancora: Gli ideali di destra e sinistra? «Morti». E sugli sgomberi?

Ma lei da sindaco avrebbe chiesto lo sgombero del Baobab sì o no?
«Io da sindaco avrei controllato molto meglio in modo da avere poi tutti gli elementi per valutare e decidere».
Hanno fatto bene Tronca e Alfano a sgomberare il Baobab?
«Il problema è sempre questo: diritti, doveri e drammi umani. L’amministrazione ha omesso per anni di gestire delle situazioni che adesso stanno esplodendo come bombe. Pare che al Baobab ci fossero delle situazioni poco chiare, ma allo stesso tempo il Baobab per alcuni periodi ha permesso di ospitare persone che avevano trovato altra sistemazione quindi l’alternativa era buttarle per strada».
Lei come sindaco darebbe strutture comunali ad associazioni o Ong – come il Baobab appunto – per fare accoglienza?
«Ci si può riflettere.(…)»

 

Insomma, ma li avrebbe sgombrati si o no? E sulle occupazioni staccherebbe acqua e luce?

È giusto staccare la luce e l’acqua a chi occupa case?
«L’acqua no, è un diritto di tutti e a tutti deve essere erogata. Sulla luce effettivamente una riflessione può essere fatta (…)»

Poi il concetto di democrazia interna ai partiti e di indipendenza di un sindaco eletto dai cittadini. Di una indipendenza, se di indipendenza si può parlare, “limitata”. Sentite cosa dice la Raggi sulle nomine che spetterebbero al sindaco. Saranno “supervisionate” da uno staff, di cui non sappiamo nulla.

Suppongo che lei abbia firmato il codice di comportamento per i candidati di Roma pubblicato sul blog di Beppe Grillo, giusto?
«Sì».

Al punto 2 il codice dice: “Le proposte di atti di alta amministrazione verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle”. Questo vuol dire che prima di prendere una decisione su atti di alta amministrazione lei dovrà parlare con qualcuno a Milano. A quale titolo questo staff interviene nelle decisioni che lei dovrà prendere su Roma?
«È uno staff tecnico legale coordinato dai garanti. Avvocati che ci aiutano, per esempio, a fare ricerche legali sulle persone da nominare. È una garanzia ulteriore avere più occhi che controllano determinati atti come le nomine. Noi riteniamo che sia utile avere la possibilità di confrontarsi con qualcuno che si avvicina e propone la propria candidatura, anche come assessore».

Al punto 7 il codice dice che “le proposte di nomina dei collaboratori delle strutture di diretta collaborazione o dei collaboratori dovranno essere preventivamente approvate a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle”. Ma perché un sindaco di Roma deve farsi approvare i collaboratori da altri? Lei così non sarà autonoma o sbaglio?
«Io ritengo di essere autonoma».

Mi scusi avvocato, ma questo articolo dice il contrario.
«Io ritengo di poter validamente interpretare l’articolo nel senso che quelle che sono le persone che collaboreranno con me passeranno attraverso un parere di questo staff, ma poi sarò io a nominarle».

Ma il codice non parla di parere, parla di approvazione.
«Se il bene di tutti è quello di consentire al Movimento 5 Stelle di essere coadiuvato da persone valide e dallo staff arriva un parere che è ben motivato, ben venga un parere di questo genere, scherziamo?».

Ma lei poi deciderà in proprio?
«Io deciderò con l’aiuto di tutte le persone che sono chiamate a darmi un supporto».

Che cos’è questo “staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle”?
«Lo staff è un ufficio legale che si occupa di aiutarci. Ad esempio nelle nomine, come le dicevo».

Non pensa che avendo un ruolo non così secondario i cittadini debbano sapere da chi è composto, con nomi e cognomi?
«Sì, eventualmente ve li comunicheremo».

Come “ve li comunicheremo”?
«Le sto dicendo che glieli dirò».

Ma perché adesso non me li può dire?
«Perché non li ricordo a memoria».

Quindi mi manda una mail appena finita l’intervista?
«Perché no?»

È un impegno?
«Certo».
(L’intervista è stata fatta martedì 17 maggio all’ora di pranzo. Al momento non è ancora pervenuta alcuna mail; se dovesse pervenire, queste righe saranno aggiornate. Ndr)

E alla fine, la “notizia”, che regala il titolo all’intervista della Raggi. Se me lo chiedesse Grillo, mi dimetterei.

Al punto 9 il codice dice che il candidato «assume l’impegno di dimettersi laddove venga iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al M5S mediante consultazione in rete ovvero i garanti del Movimento decidano per tale soluzione». In altri termini, se lei si ritrova indagata i garanti del Movimento possono decidere di farla dimettere. Non ritiene che questo dia un potere eccessivo a qualcuno che i romani non hanno votato?
«Secondo me no. E ormai dei due garanti purtroppo è rimasto uno solo, visto che Casaleggio è morto, quindi c’è solo Beppe. Vede, il garante è una figura che ci aiuta a rispettare i nostri principi. Quindi io ritengo che nel momento in cui una persona si discosta da questi principi, se è onesta deve fare un passo indietro; se invece nonostante le violazioni continua a fare le cose in nome del Movimento, è giusto che ci sia qualcuno che a un certo punto dica basta».

Quindi se lei fosse eventualmente indagata e Beppe Grillo le chiedesse di dimettersi, lei lo farebbe?
«Questo c’è scritto, sì».

Pensa che questa situazione di attribuzione di poteri alla Casaleggio e al suo staff sia transitoria, e che gradualmente il M5s debba andare verso altre forme decisionali interne più democratiche, o questa situazione va bene, è quella giusta?
«Questo no lo so. So invece che il 72 per cento degli italiani intervistati in merito a questo codice etico ha detto di condividerlo pienamente, auspicando che anche gli altri partiti ne avessero uno come questo, perché sono stanchi di essere presi in giro da politici che fanno una campagna elettorale promettendo certe cose poi una volta eletti cambiano casacca. In realtà quello che c’è scritto nel codice è quello che vorrebbero non dico tutti gli italiani, ma la grande maggioranza».

Magari non mettendo la decisione finale in mano a una sola persona o sbaglio?
«Il 72 per cento l’ha condiviso così com’è. Evidentemente va bene che ci sia la figura di un garante».

 

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