Pizzarotti prepara il dossier e lancia la sfida ai vertici M5S: «Ora sfiduciatemi in streaming»

16/05/2016 di Redazione

Federico Piazzarotti non ha intenzione di piegarsi ai diktat dei vertici del Movimento 5 Stelle. Il sindaco di Parma sospeso per non aver comunicato l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio ricevuto a febbraio ora chiede al direttorio di essere sfiduciato in streaming e un’assemblea pubblica a Roma con tutti gli eletti. Lo racconta il reportage di Jacopo Jacoboni sulla Stampa:

Federico Pizzarotti non sarà un osso facile da mettere all’angolo, e soprattutto non si farà zittire. Ha passato una domenica di lavoro, e chi è che sfida, Davide Casaleggio? No, sfida Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, a sfiduciarlo durante uno streaming, cioè davanti a tutti; una controffensiva che prepara nello studio di sindaco di Parma, le pareti tappezzate di giallo dorato, la bandiera europea, la scrivania piccola che reca la foto di Giorgio Napolitano. Un grillino atipico, ma a modo suo coerente. La sfida allo streaming è una sfida enorme, perché Pizzarotti sta ritorcendo contro il direttorio la stessa «scorrettezza profonda» che ritiene di aver subito da loro. Prima gli ha pubblicato gli sms con cui da due mesi invoca insistentemente un incontro con Di Maio e Fico, e quelli neanche gli rispondono: «Come potevo dirgli che ero indagato, col piccione viaggiatore?». Adesso rilancia anziché starsene in difesa: mi volete espellere? Fatelo davanti a tutti. Sta preparando documenti: un lungo dossier che dimostrerebbe tutta la malafede, dice, dei suoi accusatori.

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PIZZAROTTI VS DI MAIO, DI BATTISTA E GRILLO

Nel mirino di Pizzarotti ci sono dunque soprattutto Di Maio, Di Battista e Beppe Grillo. Del vicepresidente della Camera che aveva la responsabilità di gestire i Comuni, dice: «Doveva venire qui, invece ha rifiutato ogni contatto». A Di Battista: «Prima di dare giudizi vieni a Parma, lascia la città fuori dall’incapacità di gestire la situazione». Sul comuci genovese, invece: «Ha avuto dei cattivi consiglieri, ha dato troppa retta a chi, senza prove, gli ha ventilato in questi anni che c’era qualcosa che non andava». Ma il sindaco sospeso punta anche l’indice sulla diversità di trattamento tra gli eletti M5S. Scrive ancora Jacoboni sulla Stampa:

Il sindaco conosce i suoi nemici. Sa moltissime cose. Conosce le loro tecniche di denigrazione, e le sta riusando. Ricorda la storia, ricorda gli episodi dei «due pesi e due misure di Di Maio», «per esempio il sindaco di Pomezia Fabio Fucci non avvisò nessuno dell’indagine a suo carico, e nessuno del direttorio ha preso provvedimento verso di lui». Mette il dito su un punto cruciale della mutazione genetica di berlusconiana memoria prodotta dal direttorio: «Come facciamo a chiedere di rispettare le regole, se siamo i primi ad esercitarle ad personam?».

(Foto:  ANSA / Ufficio Stampa Comune Di Parma)

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