Quell’autogoal del confronto fra Virginia Raggi, Roberto Giachetti e Stefano Fassina

Il confronto fra i candidati alle elezioni comunali 2016 organizzato dai blogger che da anni commentano la realtà romana – Roma Fa Schifo, Roma Pulita, Diario Romano – era una buona idea: peccato che è finito prima di cominciare. E peccato per i tre partecipanti, i tre candidati sindaco – Roberto Giachetti, Virginia Raggi, Stefano Fassina – che hanno avuto l’occasione di dibattere su temi anche importanti, senza forse valutare attentamente le conseguenze della partecipazione ad un evento, seppur di qualità, inevitabilmente monco: che si è concluso quando Stefano Miceli di Roma Pulita, uno dei tre blog che hanno organizzato l’evento, ha annunciato al pubblico la defezione all’ultimo minuto di Alfio Marchini, candidato della destra moderata che ha ricevuto l’appoggio di Forza Italia e dell’intera coalizione di forze che appoggiava Guido Bertolaso.

QUELL’AUTOGOAL DEL CONFRONTO FRA VIRGINIA RAGGI, ROBERTO GIACHETTI E STEFANO FASSINA

Esigenze d’agenda, all’ultimo momento,  hanno tenuto il candidato lontano dal confronto: «Ci hanno proposto di mandarci Alessandro Onorato», capolista della Lista Marchini, ha scandito il moderatore: «Abbiamo rifiutato, per rispetto ai candidati, al pubblico e anche agli organizzatori». Giorgia Meloni, pur invitata, ha da subito rifiutato persino di rispondere.

 

 

Il risultato è stato chiaro: ai tavoli della Città dell’Altra Economia, luogo certo non neutro politicamente, il confronto è partito falsato, senza un’intera ala delle candidature in campo per la città seduta al tavolo.

In platea, le tifoserie strutturate dei vari candidati, e schiere di giornalisti. Virginia Raggi con un trench color grigio arriva per ultima schermata con gli occhiali da sola e va via accerchiata da un codazzo di giornalisti: «Non rispondo a domande», dirà alla fine. Roberto Giachetti, immancabile giacca e camicia, duro quando viene attaccato dalla candidata del Movimento Cinque Stelle. Stefano Fassina insieme ai militanti con il loro banchetto per la raccolta delle firme – le liste Fassina hanno ancora bisogno di sottoscrizioni – arriva in cravatta con la consapevolezza di essere il candidato che ha più da guadagnare dal confronto a Testaccio. Andrà via per ultimo, attardandosi a parlare con cronisti e candidati.  L’impressione è quella di sentir parlare tre esponenti che dialogano con la stessa fetta di città: quella che capisce i loro contenuti, quella che già segue la campagna elettorale, quella che è già decisa a scegliere fra loro tre. La discussione è alta, concentrata su temi importanti: nonostante lo streaming fornito dal magazine di Legambiente, la città reale sembra essere altrove.

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Dove Alfio Marchini si è, con mossa strategica da chi si propone come nuovo frontrunner della corsa per il Campidoglio, rifugiato, pur a “inaugurare i comitati di due suoi candidati”, con piglio sprezzante di chi non ha tempo per i confronti organizzati da candidati “della sinistra” che parlano alla sinistra. D’altronde, Marchini aveva da tempo fatto trasparire che questa sarebbe stata la linea della sua campagna elettorale: da un lato (il suo), i “moderati”, gli “estremisti del senso civico”, radicalmente alternativi al Pd e al Movimento Cinque Stelle, finiti nello stesso calderone. Aver accettato la partecipazione ad un confronto monco, fra tre candidati che hanno espresso posizioni fra loro non radicalmente divergenti, che si sono dati ragione più volte e che, dunque, potranno ora essere presentati come (almeno parzialmente) sovrapponibili, potrebbe non essere stata la mossa migliore per Raggi, Giachetti, Fassina.

Poche le scintille nel dibattito, con la discussione che si è infiammata solo in due momenti: quando Roberto Giachetti ha rivendicato per il Pd la decisione di chiudere la discarica di Malagrotta – sollevando il tumulto dei cittadini presenti che hanno ululato: “L’abbiamo chiusa noi, non il Comune” – e quando Virginia Raggi ha attaccato duramente il candidato del Pd per la situazione del circolo Centro Storico in Via dei Giubbonari, chiedendo a Giachetti di pagare immediatamente le centinaia di migliaia di euro di affitto arretrato che il Pd deve al Comune.

Giachetti ha risposto garantendo che, da sindaco, sarà una delle sue principali priorità.

Il dibattito è andato in profondità nei temi della politica romana, dalla Cartellopoli degli impianti pubblicitari in cui tutti i candidati hanno sostanzialmente rivendicato il lavoro effettuato dall’assessore Marta Leonori nella giunta Marino; sulla mobilità, con tutti i candidati d’accordo a potenziare l’uso degli autovelox «senza che diventino un bancomat» e con Virginia Raggi che propone, oltre all’incremento delle zone 30 (le zone di circolazione a 30 km all’ora), anche le zone 5 davanti alle scuole. Il Corriere della Sera riassume in breve le parole di un dibattito senza particolari vette polemiche e, dunque, abissali differenze, fra i tre candidati.

Poi, per un’ora, si va avanti su vigili urbani, dipendenti pubblici, rotazione degli incarichi. Per Fassina «è uno strumento utile ma insufficiente», per Giachetti «la prima leva è la trasparenza: non bastano Cantone o Pignatone, l’amministrazione deve creare gli argini alla corruzione», per Raggi «la rotazione come è stata fatta è una mano di bianco e poi serve fare formazione. Come mai il Pd che ha governato fino ad ottobre non ha promosso la trasparenza sugli atti?». Su bike sharing e cartelloni pubblicitari («utilizzati anche da qualcuno a questo tavolo», dicono i moderatori, con la Raggi che applaude) partono le prime scintille. Giachetti rivendica di «aver fatto affissioni legali, in spazi consentiti»

E rimane l’impressione di aver assistito ad un dibattito che, certo con un po’ di forzatura, poteva trovar spazio in una campagna per delle elezioni primarie particolarmente combattute, con posizioni anche molto diverse nell’ambito dello stesso campo, invece che a un dibattito fra potenziali candidati sindaco; e, assieme a questa, la spiacevole impressione che le assenze possano finire per pesare più delle presenze.

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