Ciao Darwin fa schifo

16/04/2016 di John Doe

Senza troppi giri di parola, va detto chiaro e tondo: Ciao Darwin, la “nuova” trasmissione di Paolo Bonolis fa schifo. Non solo è una minestra riscaldata, perché è identico al Ciao Darwin di anni e anni fa, di cui ripete le gag, le idee, e il concetto di base, ma perché è una trasmissione senza un’idea, che non sia quella di ostentare un culo o un paio di tette.

Insomma, non ce ne vorrà Paolo Bonolis, che ancora gioca a fare il colto e il raffinato dopo esserci scelto una piccola platea di gonzi da perculare, se gli facciamo notare che Colpo Grosso, che pure andava in onda molti anni fa, era non solo di una spanna superiore, ma ricca di classe e raffinatezza al confronto di alcune vette trash di Ciao Darwin

È veramente desolante. Come è desolante, questo va detto, il risultato in termine di audience dello show di Bonolis, che supera non di poco, quello – molto più bello – di Laura Pausini e Paola Cortellesi.

Oltre ad essere privo di un’idea e o di uno spunto che non sappia di già visto, Ciao Darwin non solo incoraggia il voyeurismo più evidente e smaccato, ma invece di giocare con i concorrenti in studio, come ha fatto Bonolis in alcune trasmissioni molto riuscite come “Tira e Molla”, si prende gioco di loro, deridendoli davanti in maniera sfacciata. Al cospetto del ricordo dell’ironia di un Raimondo Vianello, di cui ieri ricorreva l’anniversario della scomparsa, la conduzione di Bonolis ricorda la comicità di un Bombolo davanti all’ironia di un Charlie Chaplin.

Ciao Darwin rischia di essere la metafora perfetta della tv generalista italiana, soprattutto di quella targata Mediaset. Una tv generalista quella del biscione che – per rimanere a galla, davanti alla qualità di Sky e ad alcuni prodotti Rai che sono sostanzialmente superiori – sceglie la strada che alcune testate hanno percorso e stanno percorrendo sul web: la rincorsa del soft porno, del trash ad ogni costo, la scorciatoia della risata di pancia, del consumo distratto, da fast food.

Un’idea di tv che può reggere nel breve periodo, ma che porta, dopo un po’, all’autodistruzione. Da Bonolis ci aspettiamo qualcosa di più.

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