Referendum trivelle 17 aprile: solo un italiano su tre pensa di votare

Matteo Renzi e i vertici Pd propagandano l’astensione al referendum sulle trivelle del 17 aprile, in lotta con la minoranza dem. Le altre forze politiche si dividono tra chi voterà sì, chi no e chi diserterà le urne. Dal Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella andrà a votare, mentre il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi ha pure lanciato un appello contro l’astensionismo. Eppure, stime e sondaggi alla mano, raggiungere il quorum del 50% più uno previsto dalla legge sembra un’impresa, a dir poco.

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE – LA GUIDA

Referendum trivelle 17 aprile, perché votare Sì e perché votare No

Referendum trivelle 17 aprile, cosa succede se vince il Sì o il No

Referendum trivelle 17 aprile: fuori sede e lavoratori, come votare

Referendum trivelle 17 aprile, le posizioni dei partiti

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE, ALLARME QUORUM

Il motivo? Secondo quanto spiega YouTrend sul Fatto Quotidiano il Referendum trivelle rischia di venire bocciato alle urne perché soltanto uno su tre pensa di recarsi alle urne.

«Pur avendo come oggetto un tema diverso (vietare il rinnovo automatico delle concessioni per estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine), non è peregrina l’associazione con un’ipotesi di reato che coinvolge l’estrazione di petrolio sulla terraferma. I sondaggi disponibili ci indicano un’opinione generale orientata fortemente verso il Sì (74 e 65% per Demopolis e Piepoli, rispettivamente), ma una bassa propensione a recarsi alle urne (Ipr stimava il 30% di affluenza una settimana fa, con solo un 10% degli intervistati che si definiva informato sulla consultazione).

Eppure l’inchiesta Petrolio che ha portato pure alle dimissioni il ministro Guidi ha intaccato, almeno in parte, la credibilità del governo secondo le rilevazioni:

«Va detto subito che gli italiani non hanno apprezzato i fatti emersi dall’inchiesta di Potenza. E a farne le spese è innanzitutto il governo Renzi: secondo Ipsos, il 39% degli elettori è convinto che lo scandalo abbia “molto” intaccato la credibilità del governo, a cui si aggiunge un 41% che pensa che ciò sia avvenuto almeno “in parte”: in totale, circa 8 italiani su 10 ritengono che la vicenda abbia danneggiato la credibilità dell’esecutivo. Al tempo stesso, però, il 58% si dichiara d’accordo con le azioni del governo, rivendicate da Renzi nel suo contro-attacco, volte a sbloccare alcune grandi opere ferme da anni. Come a dire: vi sono dei rischi nell’azione dei ministri, ma nel complesso l’approccio del governo convince gli elettori.

 

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE, GLI SCENARI E L’IMPRESA DEL QUORUM

Secondo YouTrend, pur ipotizzando diversi scenari non sembra possibile che il quorum venga raggiunto:

«Abbiamo fatto tre ipotesi: nella prima, abbiamo stimato che tutti gli elettori di M5S, Lega, Sinistra e FdI vadano a votare, essendo questi i partiti più “mobilitati”contro il governo; nel secondo scenario abbiamo aggiunto anche metà degli elettori Pd, partito in cui vi sono diversi orientamenti in merito al referendum e al quale appartengono molti presidenti di Regione che hanno promosso i quesiti referendari. Infine, nella terza ipotesi abbiamo calcolato tra i votanti anche metà degli elettori Forza Italia. In nessuna delle tre ipotesi il quorum sarebbe raggiunto: nel migliore dei casi (terzo scenario) mancano oltre 3 milioni di voti all’appello. Di conseguenza, se il fronte No-triv non riuscirà a mobilitare una fetta imponente di chi ad oggi non simpatizza per alcun partito, il quorum non sarà raggiunto»

 

Share this article