“Natascha Kampusch ha avuto un figlio dal suo aguzzino?”

Le nuove rivelazioni di 20 Minuten sul rapimento più famoso degli ultimi anni rafforzano l’ipotesi di una gravidanza della giovane ragazza austriaca

La vicenda di Natascha Kampusch ha ancora oggi molti punti oscuri, come risulta dal lavoro di indagine svolto in questi mesi da una commissione del Parlamento austriaco. La tesi dell’unico rapitore appare sempre più messa in discussione, ma rimane ancora misterioso che tipo di  legame unisse  la giovanissima vittima al suo sequestratore, e i reali motivi della lunga prigionia. 20 Minuten, il quotidiano più diffuso della Svizzera, propone nuovi indizi sulla natura mai chiarita del legame tra Natascha e il suo rapitore.

LA FUGA E LE ZUCCHINE – Il 23 agosto del 2006  è stato  il giorno della liberazione per Natascha Kampusch. Prima della sua fuga la giovane austriaca, ormai già diciottenne, si era scontrata in modo molto pesante con il suo sequestratore, Wolfgang Prikopil, a causa di una banalissima lite domestica. I due avevano discusso pesantemente su quale fosse il modo migliore per preparare un piatto di zucchine, fino a prendersi a male parole. Una lite che nella sua banalità sembra nascondere una relazione davvero particolare tra vittima e carnefice, come risulta dagli atti della polizia che hanno indagato su quella giornata. Nel 2009 il suo collega Ernst Holzapfel, socio della ditta di assistenza tecnica di Prikopil, aveva raccontato agli agenti che il suo amico si era lamentato per come era iniziata la giornata.

Oggi è stata una mattinata terribile, la giornata non poteva iniziare nel modo peggiore. Prima mi sono arrabbiato per le zucchine, poi sono stato tormentato dalle telefonate stressanti di chi voleva affittare casa mia

Poche ore dopo questa piccola confidenza al suo migliore amico, Wolfgang Prikopil muore. La versione ufficiale vuole che l’uomo si sia suicidato buttandosi sotto un treno, anche se più dubbi rimangono sulle reali circostanze del suo decesso. I sospetti sulla vera natura della relazione che si era instaurata tra Natascha Kampusch e il suo sequestratore sono stati determinati anche da una testimonianza fornita a Franz Kröll, il direttore della commissione speciale che ha indagato sul rapimento più famoso della recente storia austriaca. Secondo questo testimone oculare, Prikopil e la Kampusch si sarebbero abbracciati e poi scambiati un tenero bacio prima che l’uomo prendesse la sua macchina e se ne andasse da casa. Dopo l’effusione Natascha sarebbe tornata dentro casa, al numero 60 di Heinestrasse. Il 18 novembre del 2009 lo stesso Ernst Holzapfel aveva raccontato 9 agli agenti di polizia, che Prikopil si era espresso in termini molto positivi sulla sua relazione con la Kampusch. “Aveva detto che entrambi si volevano molto bene”. La madre del rapitore aveva invece detto a Bild nel 2008  di aver sempre pensato che suo figlio amasse Natascha, e che anche lei avesse simili sentimenti. “Penso proprio che vivessero come una coppia”.

WOLFI E BIBI – La madre di Prikopil ha fornito ulteriori elementi sulla relazione dei due dopo la morte di suo figlio, che rafforzano la tesi di chi crede che tra i due si fosse sviluppato un legame affettuoso.

Natascha e Wolfgang litigavano qualche volta. Allora lei scappava via furente dalla casa, ma non andava dalla polizia, e neppure tornava dai genitori. Natascha si faceva un giretto nelle vicinanze, e poi tornava qualche ora dopo. Non  è questo un indizio che c’era qualcosa di più tra loro due?”si chiede retoricamente la madre di Prikopil

Il 23 agosto del 2006 si può solo configurare come la fine di un rapimento, oppure c’è stata un’ulteriore motivazione che ha spinto Natascha a fuggire per sempre dal suo aguzzino?  Una domanda non ancora chiarita, e sulla quale sta indagando la commissione parlamentare di inchiesta che dovrebbe terminare il proprio lavoro entro la fine di marzo.  C’è però un altro poco conosciuto aneddoto che evidenzia il legame potenzialmente affettuoso che univa Natascha al suo sequestratore. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, caduto pochi mesi prima della sua fuga, la neo maggiorenne aveva ricevuto come regalo a sorpresa una torta, che aveva la forma del numero dei suoi anni. Il dolce fu preparato dalla sorella del socio di Prikopil, Ernst Holzapfel, per una festa che i due trascorsero da soli. Sopra la torta c’era la scritta Bibi, il nomignolo con il quale l’elettrotecnico chiamava affettuosamente la sua giovane vittima. Natascha lo chiamava invece Wolfi, e all’interno della casa dove i due hanno vissuto insieme per otto anni è stato trovato un libretto di risparmio dove erano annotati i versamenti che Prikopil aveva fatto alla Kampusch. “Da Wolfi a Bibi”, così erano contrassegnati.  Esistono ulteriori fatti che mostrano come la prigionia avesse generato sentimenti quantomeno contrastanti in Natascha. Quando Prikopil morì, la ragazza libera da pochi giorni dopo tanti anni di sequestro chiese agli agenti di andare a vedere il suo cadavere all’obitorio per salutarlo. Pochi giorni dopo si recò sulla sua tomba dopo che fu seppellito, accompagnata dalla sorella di Ernst Holzapfel.

RAPPORTO MISTERIOSO – La natura della relazione che la legava al suo rapitore è stata taciuta dalla Kampusch nella sua autobiografia 3096. Lei stessa ha chiesto uno spazio di privacy, preferendo non raccontare che tipo di rapporti avesse con Prikopil. Nella deposizione fornita dalla poliziotta Sabine Freudenberger il 29 agosto del 2006 l’agente sostiene come Natascha avesse raccontato ai suoi terapeuti che l’avevano in cura di aver dormito regolarmente con Prikopil, e di aver avuto rapporti sessuali  volontari con lui. La stessa Kampusch aveva confidato in una delle sue prime deposizioni che il suo rapitore le avesse chiesto a fine 1998, ovvero quando lei aveva soli 10 anni e nove mesi, se lei era a conoscenza di cosa capitasse agli uomini che non avevano rapporti con le donne per un lungo periodo di tempo.  Il suo rapitore le aveva detto che lei oramai apparteneva a lui, e che avrebbe voluto fare una famiglia con lei, fornendole una nuova identità. Un desiderio confermato da Ernst Holzapfel, che ha ribadito alla polizia austriaca che Prikopil gli aveva detto di voler sposare Natascha.

NATASCHA ERA INCINTA? – Nel corso delle indagini è sempre stata presente la domanda se durante la sua prigionia la Kampusch sia rimasta incinta del suo aguzzino. Durante le ispezioni della sua cella sotterranea gli agenti avevano trovato una ciocca di capelli e un libro sull’argomento della cura degli infanti. Il medico che visitò Natascha il giorno successivo alla sua fuga, Karl Benes,  ha rilasciato dichiarazioni alla polizia che hanno confermato i dubbi su questo argomento “LaKampusch mi ha chiesto per quanto tempo io avrei potuto provare una gravidanza, e poi mi chiese quanto a lungo si può dimostrare una gravidanza, dopo che questa si è già conclusa”. Il medico rispose a Natascha  che per un po’ di tempo nel sangue rimangono tracce che possono provare una gravidanza. La Kampusch rispose: “Beh allora non importa, tanto è passato parecchio tempo ormai”. Un ulteriore elemento di dubbio è fornito dal fatto che nella casa di Heinestrasse fu ritrovata una casa delle bambole, che non avrebbe potuto essere trasportata all’interno della cella sotterranea a causa della sua grandezza. Tra la montagna di atti del caso si  trovano anche le immagini e il certificato di nascita di una piccola bambina nata nel marzo del 2003 in una clinica privata di Vienna. Nessuno ha mai preso una posizione ufficiale su questi documenti. Solamente Karl Kröll, il fratello di Franz, il poliziotto responsabile delle indagini sul caso Kampusch morto pochi anni fa, si è spinto a dichiarare che la bambina sia la figlia di Prikopil. Il nome della madre però lui non sarebbe in grado di farlo, anche se agli atti risulta che la bimba sia la figlia di Margit, la sorella del socio dell’aguzzino di Natascha. Nel 2003, quando avrebbe partorito,  la donna era divorziata ed aveva 43 anni. L’elemento più misterioso della nascita è però il fatto che Margit non sia stata registrata come paziente nella clinica dove avrebbe dato alla luce la sua bambina. “

Tutto questo è molto strano, credo che la ciocca di capelli trovata nella cella dove stava Natascha sia un tipico segno di un parto

TEST DEL DNA – La vera prova potrebbe essere fornita da un test del DNA, ma fino a che la procura di Vienna non riaprirà il caso Kampusch essa non potrà mai essere verificata. Una settima fa però, come riporta il popolare quotidiano austriaco Krone Zeitung, un poliziotto ha provato da solo ad effettuare un test del DNA sulla figlia di Margit, o di Natascha, dopo essersi introdotto nella scuola con l’inganno dicendo di voler fare una lezione sul traffico.  Un’insegnante è riuscita a bloccare l’agente, che è stato subito fermato e sottoposto ad indagine, sia penale che disciplinare. La polizia di Vienna è rimasta scossa dall’accaduto, anche per l’agente sembra aver agito non di sua iniziativa, ma spinto da ambienti legati alla commissione che indaga sul caso Kampusch. Il  poliziotto si è messo in malattia dopo l’accaduto, e appena si ripresenterà al lavoro sarà valutata l’opportunità di sospenderlo dalle sue funzioni. L’agente è inoltre un consigliere comunale dei liberali austriaci, formazione di estrema destra il cui leader Strache si è espresso proprio in questi giorni sul caso Kampusch.  Heinz-Christian Strache ha definito il caso Kampusch una vicenda “che puzza da tutte le parti”, con troppe parti oscure, che dovrebbero essere chiarite da una vera commissione di indagine che concluda il lavoro iniziato dalla commissione parlamentare. Il leader dei liberali, oltre a fornire la propria lista dei punti da chiarire, ha perfino chiesto l’intervento del FBI per risolvere definitivamente un caso che a sei anni di distanza ha ancora troppi punti interrogativi.

COPERTURA  DEL CASO – Per l’ex presidente della Corte di Cassazione austriaca Johann Rzeszut, l’eventuale copertura fornita alla gravidanza della Kampusch, sempre che si sia verificata, sarebbe comprensibile dal punto di vista  umano per la bambina coinvolta. Ci fossero però seri indizi che evidenziassero reati penali nei quali fossero coinvolte altre persone oltre ai genitori sospettati, allora ci sarebbe un obbligo giuridico di proseguire le indagini. In questo caso oltre al rispetto per la privacy di Natascha Kampusch e dell’eventuale bambino ci sarebbero gli interessi del pubblico a perseguire chi si è macchiato di gravi delitti. E visto chelo stesso presidente del comitato di inchiesta parlamentare Werner Amon ha detto che la teoria del singolo sequestratore di Natascha non sia più sostenibile,  la riapertura completa del caso Kampusch appare probabile.

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