Chi è Manuel Locatelli, il nuovo pupillo del Milan e di Berlusconi

Dopo Abate e De Sciglio, dopo Donnarumma e Calabria, ecco un altro frutto delle giovanili rossonere maturare in serie A, Manuel Locatelli. La tradizione delle bandiere, si sa, nel Diavolo è quasi una religione. Forse perché Silvio Berlusconi ricevette in eredità tesori come Baresi, Costacurta e Maldini, e non se lo scordò. Da allora l’ossessione è sempre stata quella di avere ex giocatori del Milan in panchina e tanti giovani cresciuti a Milanello in campo.

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Da quando poi le finanze non sono più ricche come un tempo, l’ambizione è divenuta necessità. E Sinisa Mihaijlovic, pur molto discusso, ha dato fondo al suo coraggio, facendo esordire un 16enne Donnarumma, provando in Coppa Italia un ottimo Calabria. Oggi, contro la Juventus potrebbe essere il turno di Manuel Locatelli.

CHI É MANUEL LOCATELLI –

Nato l’8 gennaio del 1998 a Lecco, Manuel. Giorno fortunato per il suo Milan: si giocava, allora, un quarto di finale d’andata di Coppa Italia. Non uno qualsiasi, era un derby. Fini 5-0 per i Diavoli: Albertini, Ganz, Savicevic, Nilsen e un’autorete di Colonnese. Nove giorni dopo, al 92′, per dire, l’attuale compagno (e secondo portiere del Milan) Christian Abbiati, sostituiva Sebastiano Rossi, espulso, ed esordiva in serie A proprio con il Milan.

Regista classico, preceduto da una bella fama di testa fina e piedi buoni, ha già fatto parlare Silvio Berlusconi che ha predetto un ottimo futuro per lui. Già nazionale under 17 italiano, scalpita da un po’ – ma il suo agente ha rassicurato “rimane al Milan, non se ne va neanche in prestito, anche se da due anni molte big europee lo vogliono” – sebbene il suo inserimento in prima squadra in pianta stabile fosse previsto per il prossimo anno. Ma Mihajilovic, in un centrocampo falcidiato dagli infortuni (Montolivo e Kucka), dai fallimenti (Bertolacci), dalle promesse dimenticate e mai mantenute (Poli e José Mauri), dalle cessioni (De Jong), ha capito di averne bisogno.

Un po’ si è fidato di Galliani – “è il nuovo Xavi” -, un po’ di Berlusconi – “è il nuovo Pirlo” -, parecchio di quel Brocchi che potrebbe sostituirlo in panchina. E lo ha integrato nella rosa.

E Manuel Locatelli, 18 anni, ma con la maturità di un 30enne, non perde mai occasione di ringraziarlo. Questo diceva alla Gazzetta dello Sport poche settimane fa.

Il mister mi sta aiutando tanto, è un onore avere la possibilità di allenarmi con la Prima squadra. E mi è venuta la pelle d’oca a sentire le parole del Presidente. Quello che ha detto è incredibile. Pressione? No, nessuna! Solo grande orgoglio che è uno stimolo in più per lavorare, migliorarmi e crescere in fretta. Il Milan è la casa ideale per crescere. Donnarumma e Calabria sono la dimostrazione di come il percorso delle giovanili sia orientato a dare giocatori alla prima squadra. Grazie a Brocchi sono cresciuto: il mister e Galli ci hanno inculcato una cultura del lavoro e un’identità di gioco che in pochi hanno. Se mi sento pronto per la Serie A? Spero di sì. Sarebbe un sogno esordire già quest’anno…

Potrebbe accadere: Montolivo sta provando a recuperare in extremis, José Mauri non gode della stima del tecnico. Ma nel caso non avvenisse, un’eventuale sconfitta rossonera porterebbe proprio Brocchi a guidare i grandi.
Sarà per questo che non “gufa” il suo capitano.

Spero sul serio di poter diventare il nuovo Montolivo. Il capitano è una persona fantastica oltre che un grande campione. Mi dà molti consigli in allenamento, cerco di ‘rubargli’ più cose possibile quando mi alleno accanto a lui. Il mio idolo? Kakà. Sono cresciuto guardando le sue prodezze…

E come Riccardo Montolivo – e Bonaventura e, tornando indietro nel tempo, Donadoni -, Manuel Locatelli viene dall’Atalanta. Bambino prodigio, già a 9 anni suscita l’attenzione dell’esigentissimo vivaio nerazzurro, mentre gioca come ogni pomeriggio all’oratorio di Pescate, e lì cresce calcisticamente, sotto l’occhio vigile di un Milan incuriosito da quel talento. Nel 2009, a 11 anni, va al centro di un piccolo caso tra la Dea e il Diavolo. La prima scippa Alborghetti, giovane difensore, ai rossoneri (prima dei 14 anni il cartellino è annuale e se ci si cucina bene le famiglie si “portano via” tante promesse dalle loro squadre, una pessima abitudine che ha portato anche alcune squadre a mercati bloccati per varie sessioni). E i milanisti decidono di reagire, di render pan per focaccia, e si prendono Locatelli, messo subito tra gli Esordienti. Un po’ regista, ma all’occorenza anche trequartista, all’inizio sembra troppo timido. Ma al primo derby, in casa dell’Inter, illumina campo e compagni con tocchi di classe, apertura ma anche con un match di sacrificio. Finirà 0-2 e Manuel, da quel momento, avrà addosso il marchio del predestinato. Se ne accorse ovviamente Filippo Inzaghi, che già a settembre 2013 lo volle negli 11 della Primavera. E lui, umile, ha sempre corso, obbedito e “ringrazio Dio per quanto sono sfortunato”. Il suo account twitter, prudentemente lasciato dormiente da un paio d’anni, ci ricorda l’amicizia con l’altro fenomeno Mastour, mostra anche il sogno di una grande carriera in azzurro.

Perché, si sa, Locatelli fa le cose per bene.

E state sicuri, uno così non si metterà paura neanche di Pogba e Marchisio.

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