Pierluigi Bersani: «Referendum trivelle? Voto no»

08/04/2016 di Redazione

Pierluigi Bersani vuole tenersi fuori dal caso Tempa Rossa e lo conferma in un’intervista al Corriere della Sera. Detto questo, anche se da esterno, l’ex segretario Pd si rivolge direttamente al suo successore, Matteo Renzi manifestando il suo scoramento: «Come denuncia Galli della Loggia, Renzi corre il rischio di un isolamento arrogante. Il suo nuovo inizio ha desertificato il Pd e creato una serie di yes men e yes women».

PIERLUIGI BERSANI: «L’EMENDAMENTO SU TEMPA ROSSA HA SCOPERCHIATO IL VASO DI PANDORA»

Pierluigi Bersani allontana ogni idea di spallata ma riconosce che la situazione non è più così florida per l’esecutivo:

«Io sono per la stabilità del governo, con forti correzioni nei meccanismi di decisione. L’emendamento su Tempa Rossa ha scoperchiato il vaso di Pandora. Si sta prendendo l’abitudine di assumere decisioni non lineari, senza rispettare i ruoli istituzionali»

PIERLUIGI BERSANI: «VEDO UN SISTEMA DI DECISIONI IN CIRCUITI EXTRACORPOREI, UN PROBLEMA SERISSIMO»

Tradotto, Pierluigi Bersani lamenta l’esistenza di una catena di comando estranea al Parlamento:

«Io vedo un sistema di decisioni in circuiti troppo stretti e troppo spesso extracorporei. È un problema serissimo, è ora di mettere un alt. Fermare il conflitto di interessi con delle norme è una cosa da fare ma qualche volta è come fermare l’acqua con le mani, il punto è il rispetto delle funzioni istituzionali. Il Parlamento non può essere chiamato ogni giorno a un voto di fiducia, il Cdm deve fare il Cdm e i ministeri non possono essere aggirati, a cominciare dalle nomine»

PIERLUIGI BERSANI: «LE DUE QUESTIONI DIVENTATE PALESI DOPO TEMPA ROSSA»

Pierluigi Bersani parla poi delle intercettazioni e dei nomi che spuntano nelle telefonate come quelli di Luca Lotti, Andrea Guerra, Claudio De Vincenti, Anna Finocchiaro e dell’esistenza di un dossier contro Graziano Delrio invitando a fare una distinzione netta tra opinione pubblica e burocrazia:

«Non drammatizzo, lo attribuisco al clima di frustrazione che serpeggia nei ministeri, che percepiscono di essere bypassati ed espropriati a livello politico e burocratico. Emergono due questioni. La prima riguarda il quadretto di società civile che Dino Risi, se fosse vivo, aggiungerebbe ai Mostri. Questo signore (Gianluca Gemelli, ndr) su Twitter spara contro la casta e poi lucra sulla sua relazione col ministro Guidi per prendersi dei subappalti. L’inchiesta di Potenza disvela un problema enorme a cui dobbiamo mettere urgentissimo rimedio. Si può mai pensare di ribaltare tutto il sistema autorizzativo del ciclo degli idrocarburi con un emendamento a una legge di Stabilità, coperchiata dalla fiducia? Decisioni del genere devono essere prese in trasparenza e in discussioni visibili. Non tutto è burocrazia. Nel ventunesimo secolo esiste un’opinione pubblica. Un’opera attraversa sempre una democrazia, se te lo dimentichi prendi una scorciatoia che allunga la strada. Voglio vedere adesso chi fa Tempa Rossa»

Pierluigi Bersani nella sua intervista sconsiglia a Matteo Renzi di aprire guerre con la magistratura ricordando che riformarla è un compito del governo e invita Maria Elena Boschi a considerare le dimissioni. O meglio, lui le darebbe:

«Le colpe dei padri non ricadono sui figli, però io non reggerei a un disagio di questo genere. C’è da dire che io sono di un’altra generazione e adesso ce n’è ben altra…»

L’ex segretario del Partito Democratico parla poi della definizione data a Renzi da Gianni Cuperlo che ha parlato di arroganza del capo senza la statura di un leader:

«Io mi stupisco di chi si stupisce. A Galli della Loggia mi permetto di dire, visto che ho il copyright, che la “ditta” non è la nomenklatura, è una comunità di memoria, sono i valori dell’Ulivo. Renzi sin dall’inizio disse “prima di me il diluvio” e dunque non intendeva rottamare, ma sradicare. Rottamare Bersani è un gioco da ragazzi. In nome del collettivo, come si è visto, si rottama da solo. È a sradicarlo da quei valori che ci vuole un fisico che Renzi non ha, perché come Bersani nel Pd ce ne sono a migliaia»

 

PIERLUIGI BERSANI TRA MINORANZA PD, RIFORME COSTITUZIONALI E REFERENDUM TRIVELLE

Pierluigi Bersani spiega poi perché la minoranza non abbandona il Pd:

«No, c’è un sacco di gente che non vuole lasciare il Pd a quella deriva di sradicamento. Non si esce e, come in direzione, si combatte in nome del Pd in condizioni molto difficili»

Capitolo referendum sulle trivelle. Pierluigi Bersani non si astiene ma ci andrà:

«Dire che su un referendum indetto dal Pd non si va a votare è una pezza peggiore del buco, quindi io ci andrò. È stato commesso un errore, perché con qualche riunione poteva essere evitato e lo dice uno che si trovò a fare il ministro dell’Industria quando all’Ambiente c’era Pecoraro Scanio, non Galletti. Fra gli amici dell’ambiente ci vuole qualcuno che voti no. Nei prossimi 30 anni abbiamo una sola possibilità, le nozze tra efficienza energetica, gas e rinnovabili. Quale spaccatura della sinistra? In un referendum indetto dal Pd ognuno vota secondo convinzione e sensibilità. Su questi temi ho lavorato sette anni, so bene che per una cultura ulivista è agevole fare norme che uniscano sensibilità ambientale e innovazione industriale»

Infine Pierluigi Bersani si dichiara pronto a sostenere Roberto Giachetti  «a patto di poter dire dove si sbaglia», rivendica la sua scelta di dire no a Porta a Porta nella puntata che lo vedeva invitato insieme al figlio di Totò Riina mentre sul referendum costituzionale è chiaro:

«Sul Senato non si scherza, dovremo chiarirci. Vale sicuramente un principio di lealtà, ma ci sono caveat insuperabili quando si allude a plebisciti o nuovi partiti»

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