Carolina Picchio, la struggente intervista al papà: «Mi rimprovero di non aver capito»

04/04/2016 di Redazione

Carolina Picchio scelse la notte tra il 4 e il 5 gennaio di tre anni fa per farla finita: si gettò dal balcone di casa sua, a soli 14 anni. Il suo caso scosse Novara, la sua città, l’Italia tutta e superò i confini arrivando sulle testate estere. Carolina si suicidò perché vittima di bullismo, più precisamente di cyberbullismo: a una festa aveva bevuto parecchio e si era sentita male, era andata in bagno e lì era stata raggiunta da sei ragazzi. La umiliarono e le fecero un video, che venne recapitato a tante, troppe persone. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 13 aprile: i sei potrebbero dover rispondere di stalking, violenza sessuale di gruppo aggravata dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, pornografia minorile, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, diffamazione, lesioni personali colpose e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto. Se ne è andata scrivendo una lettera ai suoi cari: «Perché voi possiate capire, ragazzi, che le parole fanno più male delle botte». Oggi il papà, Paolo Picchio, 66 anni, parla a Libero: «Era la mia ragione di vita: mi rimprovero di non aver capito».

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Paolo Picchio ritorna a quel giorno maledetto:

«Un venerdì. Carolina mi chiede di andare ai giardinetti per salutare gli amici, perché il giorno dopo l’avrei accompagnata dalla mamma dove sarebbe rimasta per il weekend. […] Era normalissima. Siamo arrivati a casa e lei mi ha detto: “Papà, vado a dormire”. Le ultime sue parole. Io ho visto un po’ la tv, poi all’una sono andato a letto. […] Alle tre di notte bussano alla porta. Sono i carabinieri. “Picchio dov’è sua figlia?” mi chiedono. E io: “In camera, a dormire”. Siamo andati lì, ho aperto la porta. Carolina non c’era, ma la finestra era spalancata»

Lei ha visto il video? gli chiede Alessandro Milan:

«Non ho voluto. […] Nessuno sapeva nulla di questo filmato. Io l’ho scoperto dopo che Carolina è morta. Ho paura che mia figlia invece l’abbia scoperto il giorno prima, o due giorni prima di togliersi la vita. […] Il bullo di una volta ti dava un pugno in faccia o ti buttava per terra. Il cyber-bullo percepisce le debolezze della persona e lì va a colpire, in modo scientifico. […] L’hanno mortificata nella sua intimità fino al punto da non farla più ragionare»

Qualcuno dei ragazzi coinvolti si è fatto vivo con lei?

«Mai»

 

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