Federica Guidi: «Non ho rivelato nessun segreto di Stato»

02/04/2016 di Redazione

Dopo le dimissioni, l’ex ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha scritto una lettera al Corriere della Sera, offrendo la propria versione su quella telefonata al fidanzato Gianluca Gemelli circa l’approvazione dell’emendamento sull’impianto di Tempa Rossa della Total. Una telefonata che la stessa Guidi ha definito «inopportuna» e che ha portato alle sue dimissioni. Nella lettera, tuttavia, Federica Guidi sottolinea di non aver «rivelato segreti di Stato» ma di aver informato il compagno a proposito di un provvedimento «già noto».

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ANSA/ GIUSEPPE LAMI

FEDERICA GUIDI: «TUTTO ALLA LUCE DEL SOLE»

Scrive così Federica Guidi in una lettera indirizzata al direttore del Corriere della Sera:

[…] Comincerei dall’inizio, ricordando che la polemica nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito, nella quale lo informavo di un provvedimento parlamentare di portata nazionale. In particolare, gli davo una notizia nota, su un fatto avvenuto in un luogo pubblico — il Parlamento — al quale hanno dato risalto tutti i media e del quale molti addetti ai lavori avevano già conoscenza perché di rilevante interesse per l’economia nazionale. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato. Ma è bene anche entrare nel merito. Nella telefonata lo informavo di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, tra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni. La società di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro.

L’ex ministro rigetta le accuse di aver favorito il marito e, anzi, sottolinea di aver agito nell’interesse del proprio paese:

Qualcuno ha gridato allo scandalo, al ministro che favorisce il marito. Non è vero.
Io rivendico l’importanza di quella norma per il Paese. Come sappiamo, uno dei problemi dell’Italia è la costante necessità di acquistare dall’estero le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno, per riscaldare le nostre case, per accendere le luci, per cucinare e per produrre le eccellenze del made in Italy che mandano avanti la nostra economia.

Federica Guidi sostiene la propria posizione: «tutto è accaduto alla luce del sole». Anche se, riconosce, quella telefonata apre le porte dello «scandalo mediatico», anche in vista del referendum sulle trivelle in programma per il 17 aprile:

Insomma, non era necessario un mio speciale interessamento per mandare avanti una norma così importante. E comunque, dopo che è stata approvata, non abbiamo attivato i poteri sostitutivi che la legge ci conferiva. In sintesi, appare chiaro che tutto è accaduto alla luce del sole, su un progetto strategico per il Paese e nel massimo rispetto del mio ruolo. Ovviamente, mi rendo conto che ci sono tutti gli ingredienti per uno scandalo mediatico: il ministro, la telefonata, il grande progetto industriale, un mio familiare. Ricamarci sopra, per molti, è stato facile. Ancor più facile in vista del referendum sulle trivelle, che per molti è occasione non di ragionamento serio ma di bagarre politica.

E, infine, la decisione di dimettersi, che definisce una «scelta umana», sofferta ma «doverosa»:

Anche per questo, primariamente per ragioni di opportunità politica ho subito deciso di dimettermi, per senso di responsabilità verso il governo del quale ho fatto parte, a maggior ragione alla vigilia di un appuntamento fondamentale come è il referendum sulle trivelle.
Ma la mia è anche una scelta umana, che mi costa, ma che ritengo doverosa per i miei principi che hanno ispirato sempre la mia vita.

(Photocredit copertina: ANSA/GIORGIO BENVENUTI)

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