Terrorismo, in Italia un presunto jihadista su 4 viene scarcerato poco dopo l’arresto

31/03/2016 di Redazione

In Italia un presunto jihadista su quattro viene scarcerato. Il 20% degli arrestati con l’accusa di terrorismo lo scorso anno è già stato liberato. È il cortocircuito del sistema giudiziario del nostro paese descritto oggi in un’inchiesta a firma di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci pubblicata oggi su Repubblica:

Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, lo scorso anno sono stati scarcerati 19 accusati di terrorismo. Ebbene, di questi 19 ben 10 sono fuori non perché hanno espiato la pena (vero solo in 3 casi) o gli sono stati concessi i domiciliari (5 casi), ma perché per legge non potevano più essere tenuti in prigione. In cinque casi, infatti, erano scaduti i termini della custodia cautelare: processo troppo lungo, il giudizio si attende in libertà. In altre quattro occasioni l’arresto è stato revocato, cioè l’accusa di terrorismo è franata davanti al tribunale del Riesame, perché evidentemente non era abbastanza solida. In un caso, infine, l’arresto non è stato convalidato dallo stesso giudice per le indagini preliminari. Dieci su diciannove sono stati liberati prima che un tribunale decidesse se si trattava di terroristi oppure di innocenti: o non dovevano uscire dal carcere, o non dovevano proprio entrarci.

TERRORISMO, IN CARCERE IN ITALIA 38 ACCUSATI DI 270 BIS

Altre statistiche interessanti citate nell’inchiesta di Repubblica riguardano i detenuti per terrorismo e il loro rischio di radicalizzazione:

Ci sono 38 accusati di 270 bis nel sistema penitenziario italiano. Di questi, 18 sono ospitati nella struttura di Rossano (Cosenza), già definita «la Guantanamo d’Italia ». Da due giorni, e non è un caso, è arrivato l’esercito a presidiare l’area per il timore di attentati a seguito dei fatti di Bruxelles. Il ministro dell’Interno Alfano, nella conferenza stampa di fine anno, aveva parlato però di 259 arrestati nel 2015 «per fatti legati al terrorismo»: in realtà quelli con l’accusa specifica sono stati solo 23 (e 5 sono usciti pochi giorni dopo essere entrati), i restanti sono indagati per reati di “contorno” quali immigrazione clandestina, rapina, spaccio, furti, anche se hanno avuto un qualche contatto con presunti gruppi terroristi. Contatti che, è l’allarme della Direzione nazionale antiterrorismo, avvengono spesso in cella. Sono 400 i detenuti a rischio radicalizzazione. Non sono “dentro” per il 270 bis, ma hanno manifestato segnali di potenziale adesione al salafismo più estremo.

(Immagine di copertina da archivio Ansa)

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