Adou, il bambino nascosto nella valigia ora sogna di essere Messi

30/03/2016 di Redazione

A maggio scorso la sua storia commosse tutti. Le istantanee che lo ritraevano raggomitolato in una valigia, pizzicato dai raggi x dell’aeroporto spagnolo di Ceuta in Spagna, fecero il giro del mondo: viaggiò così Adou, nove anni, partito dalla Costa d’Avorio e finito in un trolley di una ragazza marocchina, pagata per quel trasporto eccezionale. Dopo essersi guadagnato un permesso di soggiorno di un anno “per circostanze straordinarie”, Adou ha riabbracciato la mamma Lucie, la sorella Marie e il papà Ali – per lui la procura ha chiesto tre anni di carcere, avrebbe messo in pericolo la vita del figlio con quel viaggio, opera di due balordi, «io non sapevo che avessero intenzione di portarmelo dentro una valigia», si difende. Tutti e quattro vivono insieme, a una ventina di chilometri da Madrid: e ora il bambino della valigia – anche se storce la bocca quando lo chiamano così – sogna il futuro. Nel segno di Messi, come un altro piccolo sognatore, Murtaza, afghano.

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La storia è raccontata da Alessandro Oppes a pagina 8 dell’edizione di oggi di Repubblica. Adou racconta:

«Da grande? Voglio essere come Messi. Mi piace troppo il calcio, papà mi ha promesso che mi iscrive a una scuola per imparare. […] Mi piace anche la pallacanestro, però ancora sono piccolo, voglio crescere, così posso giocare»

E’ poi il papà Ali a raccontare la nuova vita del piccolo:

«Adou è entusiasta, impara veloce lo spagnolo come solo i bambini di quell’età sono capaci di fare. […] Ora frequenta la terza elementare, quando per la sua età dovrebbe essere in quinta. Ma l’importante è che si sta inserendo in fretta, le maestre sono contente».

E allora buona fortuna Adou.

Photocredit copertina ANSA/GUARDIA CIVIL

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