Varoufakis: «Grecia trasformata in campo di concentramento per rifugiati» | VIDEO

22/03/2016 di Alberto Sofia

Yanis Varoufakis lancia DiEM25. L’intervista | VIDEO

Non era il giorno più adatto per il lancio di un movimento, dopo gli attacchi terroristici di Bruxelles che hanno colpito il cuore dell’Europa e provocato oltre 30 morti in Belgio. Ma da Roma Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze ellenico che si dimise dopo il referendum in Grecia, ha rilanciato la campagna di DiEM25, che si batte per istituzioni europee più democratiche e trasparenti. In un giorno di lutto, l’invito rivolto all’Unione europea è quello di «restare unita» contro il terrorismo. Bocciando, però, quelle che rischiano di essere «risposte inappropriate, che possono creare nuovi attacchi terroristici». Non è un caso che, intervistato ai microfoni di Giornalettismo Tv, Varoufakis si mostri contrario all’ipotesi di un intervento militare contro Daesh in Libia. «Ogni giorno ci sono interventi da parte di musulmani coraggiosi contro l’Isis. Gente che sacrifica la propria vita. Ma quando sento, dopo lo sfacelo dell’Iraq e dopo la passata guerra in Libia, che l’Occidente pensa a nuovi interventi militari, beh, non mi resta che pensare che la stupidità non abbia limiti», ha attaccato ai microfoni di Giornalettismo Tv.

YANIS VAROUFAKIS, GUARDA L’INTERVISTA | VIDEO

YANIS VAROUFAKIS: «TRASPARENZA E STABILITÀ ECONOMICA, POI UNA COSTITUZIONE SCRITTA NON A PORTE CHIUSE PER L’UE»

Yanis Varoufakis rivendica gli obiettivi di DiEM25, il primo movimento pan-europeo, transnazionale, nato a Berlino lo scorso febbraio: «L’Europa si sta disintegrando, lo si è visto nel modo in cui ha affrontato la recente crisi dei rifugiati», ha attaccato. Certo, l’obiettivo di democratizzare l’Ue è a lungo termine, entro il 2025. Ma va ottenuto per tappe, come spiega a Giornalettismo:  «L’agenda di DiEM25 ha tre scadenze. La prima è la trasparenza. Se le videocamere che sono dentro i meeting a porte chiuse dell’Ue fossero connesse con i telefoni e tablet di ciascuno in Europa, sarebbero diversi pure i risultati ottenuti. Il secondo punto è la stabilizzazione dell’economia Ue. Con istituzioni già esistenti come la Banca centrale, il Fondo di investimenti, l’Esm si può già lavorare per risolvere sia la crisi bancaria che quella del debito, così come i nodi degli investimenti troppo bassi e la questione della povertà», ha rivendicato l’ex ministro ellenico. 

Ma la tappa finale resta quella di creare un’Assemblea Costituente che possa scrivere una Costituzione europea, senza incorrere negli errori già fatti in passato: «Una volta stabilizzata l’Economia europea, potremmo immaginare una Costituzione che sia inclusiva, creata dal basso, non a porte chiuse tra primi ministri europei»

VAROUFAKIS BOCCIA L’IPOTESI DI UN INTERVENTO MILITARE IN LIBIA

«Non credo in nuovi confini, non ci hanno reso più sicuri quelli creati dopo i fatti di Parigi. Se si inizia un processo di disgregazione, escludendo Paesi dall’Ue, il processo sarà inarrestabile», ha avvertito l’ex ministro, con un chiaro riferimento al processo di implosione Ue ormai in antto, non soltanto con le ipotesi di Grexit e Brexit. Varoufakis guarda pure oltre: «La Turchia dovrebbe entrare nell’UE? Da greco mi piacerebbe molto, penso ai compagni democratici di quel Paese, insieme saremmo più forti. Ma devo avvertire tutti gli europei: questo meccanismo di ricattare un governo che si sta facendo sempre più autoritario,  affinché si prenda cura di rifugiati di cui dovremmo noi prenderci cura, non è certo il modo giusto per far entrare la Turchia nell’Ue», ha sottolineato.


 

Varoufakis ha poi contestato l’accordo sui migranti tra la stessa Turchia e l’Ue, convinto che l’Europa stia lasciando sola Atene: «La Grecia è stata schiacciata dalla Troika a luglio ed è stata trasformata in un campo di concentramento per rifugiati. Nessuno in Ue può vivere e sentirsi bene se qualcuno in Europa viene trattato così». Non è un caso che l’ex ministro spenda parole di sostegno per Alexis Tsipras, nonostante le divergenze politiche con il primo ministro greco e leader di Syriza, sulla questione migranti: «Ha tutto il mio supporto sulla crisi dei rifugiati, contro questo waterboarding da parte dell’Europa».

Ai microfoni di Giornalettismo Tv, l’ex ministro ellenico interviene anche sullo stallo politico in Spagna: «Podemos dovrebbe fare un governo con Ciudadanos e Socialisti come Syriza fece con Anel? La nostra coalizione con Anel fu molto particolare. Si possono vedere i risultati tossici che ci sono stati dopo che abbiamo dato bandiera bianca alla Troika. Lo dico chiaramente: suggerisco a Podemos di non arrendersi. Io ho rimpianti non soltanto per la Grecia, ma per tutta l’Ue. La nostra resa in Grecia ha fatto avanzare la disintegrazione dell’Europa. Ma io mi sono dimesso perché non volevo arrendermi», ha avvertito, rilanciando il suo neonato movimento transnazionale.

 

Ora lo scopo è allargare le relazioni in tutti Paesi, invitando a collaborare tutti i soggetti democratici, non soltanto di sinistra, che intendano rendere più democratica l’Ue. Senza però voler cooptare o entrare in competizione con i partiti nazionali già esistenti: «Il M5S alleato o competitor? Va bene la campagna sulla trasparenza, ma voglio capire cosa ne pensano sulla nostra campagna per un’Europa aperta in cui non si chiudano i confini. Nemmeno quelli nazionali». Quasi un avvertimento nei confronti di Grillo e della delegazione pentastellata che incontrerà l’ex ministro ellenico. Con Matteo Salvini, invece, così come con i movimenti nazionalisti, nessun rapporto: «Basta il manifesto di DiEM25 per tener fuori certe persone».

 

E il “convitato di pietra” Matteo Renzi? Con il premier italiano Varoufakis si era già scagliato in passato, quando replicò alle accuse del primo ministro (“E anche sto Varoufakis ce lo siamo tolti…”, disse) sottolineando come non avesse sostenuto Atene nei negoziati. Ora la posizione sembra più dialogante, ma l’ex ministro è convinto che la battaglia del segretario Pd non sia sufficiente. Tanto che non è mancata una “bacchettata” in conferenza stampa nei suoi confronti: «Renzi fa bene quando critica le regole, ma non basta. Così sembra soltanto un bambino capriccioso. Serve un Consiglio europeo ad hoc, dovrebbe chiederlo».

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