Affittopoli, a Roma puoi non pagare l’affitto per 25 anni

Esiste una città europea in cui l’85% degli inquilini degli immobili pubblici concessi in canone d’affitto non paga l’affitto, che peraltro è pure irrisorio: è Roma, come è noto, e lo si apprende nell’ennesima pagina dell’Affittopoli romana. Dopo il censimento e la pubblicazione degli immobili e dei corrispondenti canoni d’affitto continua l’azione amministrativa del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca che sta inviando i solleciti di pagamento dei canoni arretrati: richieste di rimborso a cui, si apprende, la metà degli interessati ha fatto bellamente orecchie da mercante.

AFFITTOPOLI, A ROMA PUOI NON PAGARE L’AFFITTO PER 25 ANNI

Sergio Rizzo ne parla sul Corriere della Sera.

Non esiste città, né Paese al mondo, dove un inquilino che non paga l’affitto da un quarto di secolo continui a occupare l’appartamento tranquillo e sereno. Se si eccettua, naturalmente, Roma. Negli ultimi quindici anni il tasso di morosità medio delle abitazioni di proprietà del Campidoglio nel centro storico è stato dell’85 per cento. Con occupanti che non pagano addirittura dal 1990. Sia chiaro: non parliamo di indigenti. Né di catapecchie cadenti. O di canoni astronomici, se è vero che in alcune delle vie più prestigiose tipo Borgo Pio, a cento metri da San Pietro, c’è, come ha raccontato qualche mese ha sul Corriere.it, chi ha un contratto da euro 10,29 mensili. E se e vero che fra le oltre 25 mila abitazioni per cui i canoni sono consultabili pubblicamente ce ne sono anche 7.066 affittate a 7 euro e 75 centesimi al mese. Il bello è che la colpa non è soltanto dei furbacchioni, per dirla alla romana, che ci marciano. Ma anche di chi non si è mai preoccupato davvero di riscuotere neppure quell’affitto da fame

 

 

Sono partiti solleciti per 50 milioni di euro, sono entrati nelle casse comunali versamenti per appena 25 milioni di euro.

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La metà esatta: il che dovrebbe addirittura, continua Rizzo, spingerci a ringraziare, ad essere contenti.

Il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca assicura di aver spedito ai magistrati la lista dei funzionari che si sono avvicendati negli anni, per le iniziative del caso. Che incontreranno non poche difficoltà nell’accertamento delle responsabilità, considerato che gran parte dei contratti sono datati in anni per cui sono già scattate le prescrizioni. Vedremo come andrà a finire: ma certo nessuno l’aveva fatto prima. Oggi intanto dovremmo conoscere finalmente in che situazione reale versa l’immenso patrimonio del Comune di Roma. Tronca ha promesso di svelare pubblicamente le cifre dello sconcertante coagulo di sprechi, favoritismi e clientele a danno dei contribuenti nel quale si trova di tutto: dai partiti agli amici degli amici. Arrivando perfino alla Pubblica amministrazione, come sta a dimostrare quell’appartamento all’ultimo piano del palazzo di Fontana di Trevi dove aveva abitato Sandro Pertini, affittato a 280 euro al mese al ministero dell’Interno. Una situazione che si è stratificata negli anni, capace di aprire nelle casse capitoline un buco finanziario mostruoso fra l’indifferenza generale della classe politica locale, quando non grazie alle loro evidenti complicità.

 

Anche perché sia i denari dovuti al Comune di Roma, sia eventualmente la disponibilità di quegli immobili, potrebbe aiutare non poco la situazione immobiliare della Capitale.

La voragine causata dalla gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del Comune di Roma è presumibilmente ben più grande dei quasi n2 milioni che rappresentavano un paio d’anni fa la differenza fra i 27 milioni incassati per le pigioni di 43 mila appartamenti e i circa 139 spesi per mantenerli. E di sicuro ancora più profonda degli oltre 170 milioni a cui si arriva sommando a quei 112 i denari spesi per affittare dai privati le residenze necessarie a far fronte all’emergenza abitativa e le altre 4.800 case da destinare agli indigenti.

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