Attentato Costa d’Avorio, cosa sappiamo il giorno dopo

14/03/2016 di Redazione

La comunità internazionale è pronta a sostenere la Costa d’Avorio che ieri ha subito un attentato sulle proprie spiaggie: Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha rivendicato l’uccisione di 16 persone colpevoli solo di essersi affacciate sulla spiaggia in una giornata di sole. “Cavalieri”, sono stati definiti i terroristi dagli estremisti islamici del Nord Africa che hanno attaccato la città costiera di Grand-Bassam, luogo turistico “estremamente popolare” fra ricchi ivoriani e facoltosi occidentali, “specialmente nelle domeniche assolate”, racconta la Cnn.

COSTA D’AVORIO, IL GIORNO DOPO LA STRAGE

A Grand-Bassam c’è anche un sito tutelato dall’Unesco, un posto commerciale, residuo dell’antichità coloniale francese. Dagli Stati Uniti e dalla Francia, oltre che dall’Onu, arriva tutto l’aiuto al governo del presidente Ouattara.

«Le Nazioni Unite si sono uniti agli Stati Uniti e alla Francia nel denunciare gli incidenti. Il presidente francese François Hollande ha detto che almeno un cittadino francese è stato ucciso in un attacco codardo. La Casa Bianca ha condannato l’accaduto “nei termini più forti”. Entrambi i paesi hanno offerto il loro sostegno al governo ivoriano nel trovare i responsabili; l’ambasciata francese ha attivato un’unità di crisi e ha chiesto alle persone di limitare i viaggi nell’area; l’ambasciata inglese ha diffuso avvertimenti simili»

“Faccio le mie condoglianze alle famiglie delle persone che sono state uccise, e ovviamente sono molto fiero delle nostre forze di sicurezza che hanno reagito in maniera così veloce”, ha detto Ouattara fuori dalla Stella del Sud, uno degli hotel bersagliati “Il bilancio delle vittime avrebbe potuto essere molto peggiore”.

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D’altronde le autorità francesi avevano già da «settimane» fatto presente che Al Qaeda avrebbe potuto colpire in Costa d’Avorio e in Senegal, scrive il New York Times.

Gruppi con collegamenti ad Al Qaeda hanno condotto un numero crescente di attacchi mortali in destinazioni popolari fra gli espatriati nell’Africa Occidentali, lanciando attacchi ben distanti da quella che è la propria base regionale, nei deserti del Mali settentrionale.

“Davvero, davvero, è stato terrificante. Non potevamo pensare che avvenisse qui, in questo modo. Davvero non è facile, non è facile”, ha detto una donna dopo l’incidente. La regione, continua il NYT, “è nervosa”. In molti paesi della zona ci sono punti di controllo militare su strade e autostrade, sono stati installati dei metal detector fuori dagli hotel, i piloti hanno visitato ristoranti e spesso sono stati soggetti a “perquisizioni” sui loro veicoli: “Ma fermare questo tipo di attacchi, relativamente semplici e portati a termine con mezzi elementari, risulta molto difficile”.

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