Bersani: «Renzi non si permetta. Noi l’Ulivo lo abbiamo fatto» | VIDEO

12/03/2016 di Alberto Sofia

«Renzi non si permetta. Ricordi che noi l’abbiamo fatto l’Ulivo». San Martino in Campo, kermesse della minoranza bersaniana. Va in scena l’antipasto di una Direzione dem che rischia di far implodere il partito. La vecchia Ditta da una parte, Renzi dall’altra. Un duello a distanza, tra Roma e Perugia, dopo le bordate del premier alla scuola di formazione del partito contro i pezzi di Sinistra dem riuniti per rivendicare un Pd in salsa ulivista. «Chi chiede rispetto per l’Ulivo l’ha distrutto, consegnando l’Italia a Berlusconi», ha attaccato il segretario. Tregua finita, è resa dei conti. Per la minoranza sono parole che hanno oltrepassato il limite, irrispettose verso il passato del partito: «Noi abbiamo battuto Berlusconi, compresa l’ultima volta. Renzi abbia l’umiltà di riconoscere che lui sta seduto sulle spalle di qualcuno che è venuto prima, a cominciare da Prodi», replica stizzito lo stesso Bersani. E ancora: «Ci vuole più umiltà, più senso della verità», insiste l’ex segretario.


GUARDA L’INTERVISTA A BERSANI E SPERANZA. D’ALEMA SI RIFUGIA NEL SILENZIO

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PIERLUIGI BERSANI E SPERANZA CONTRO RENZI: «UN SEGRETARIO DEVE LAVORARE PER UNIRE»

Non è l’unico. Perché anche il candidato in pectore per il futuro Congresso, Roberto Speranza, accusa: «Un segretario deve lavorare per unire, quelle parole sono irricevibili, ci pensi bene». Con tanto di avvertimento, in vista del referendum confermativo sulle riforme costituzionali: «Un voto negativo? Per ora è prematuro», replica ai microfoni di Giornalettismo Tv. Tradotto, non conferma, ma nemmeno esclude lo scenario di uno strappo su quella che Renzi considera “la madre di tutte le battaglie”. Più di quel passaggio delle Comunali a rischio, per il quale la minoranza bersaniana aveva promesso lealtà, nonostante le ombre delle primarie, soprattutto a Napoli, con l’incognita del ricorso di Bassolino ancora aperta.

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Nel mezzo, tra la sfida a distanza tra la Ditta bersaniana e il nuovo corso di Renzi, c’è D’Alema, ospite alla convention della minoranza dem. Si era preso la scena il “lider Maximo”, evocando pure la scissione. E attaccando: «Il Partito della Nazione c’è già». Bordate lanciate nel mezzo della tre giorni della sinistra interna, ma soltanto a distanza. Perché a San Martino in Campo l’ex premier si rifugia nel silenzio, nonostante l’assalto dei cronisti. «Non dirò nulla, non è questo il momento».

Pesa anche la “frattura” interna a sinistra, con la minoranza di Bersani e Speranza che aveva preso le distanze dallo strappo evocato:  «Noi siamo e restiamo nel Pd, qui nessuno vuole uscire», era stato il coro unanime bersanianio. Con un solo obiettivo: ricostruire l’alternativa dentro il partito. Ora però i rapporti con Renzi sono logori, l’equilibrio precario spezzato. Alla vigilia dell’investitura di Speranza come sfidante al Congresso, prima della Direzione decisiva sulle Elezioni Amministrative 2016, il clima è da “guerriglia” interna.

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