Salvatore Failla, la rabbia della vedova: «Non voglio politici al funerale»

07/03/2016 di Redazione

«Non volevo condoglianze, volevo mio marito vivo». Il grido di dolore arriva da Carlentini, in provincia di Siracusa: Rosalba Castro è la vedova di Salvatore Failla, uno dei due operai della Bonatti uccisi in Libia. E al fianco delle figlie Erika ed Eva, nel giorno in cui i “sopravvissuti” Gino Pollicardo e Filippo Calcagno tornano a casa e riabbracciano le proprie famiglie, si sfoga in un’intervista realizzata da Emanuele Lauria e Francesco Viviano di Repubblica: «Questo Stato ha fallito: non voglio politici al funerale di Salvo» dice con rabbia, dopo mesi di speranze vane e preghiere.

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La vedova Failla racconta dell’ultimo contatto con il marito:

«Salvo mi mandò un messaggio su Whatsapp il 20 luglio, appena arrivato in Libia dopo essere stato in Sicilia: “Non sono ancora arrivato al cantiere, ti chiamo più tardi”, mi scrisse. Tante volte mi sono interrogata su quello strano spostamento, da Tripoli al campo base, fatto di sera e non di mattina presto come al solito. […] Domenica scorsa, per l’ultima volta ho sognato una telefonata di mio marito. Mi sono svegliata di soprassalto e l’ho chiamato, ai suoi numeri di sempre. La linea era muta. Ma quello è stato per me un triste presagio»

Una vita strappata a 2000 km dagli affetti più cari:

Da qualche tempo ci chiedevamo quando sarebbe finita questa vita a distanza, lui stava 60 giorni in Libia e 20 in Italia. Ne valeva la pena? […] Quando uno ama il proprio lavoro, come si fa a opporsi? E poi non è che ci siano così tanti cantieri, ormai, in Italia. Andare all’estero è stata anche un’esigenza

Infine lo strazio per un corpo che non si sa quando tornerà a casa:

Non ho potuto riabbracciare Salvo e non so neppure dove sia ora il suo corpo. Lo aspetto per celebrare un funerale privato. Inviterò il sindaco, basta

 

 

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