Migranti, Tsipras: «Noi non pretendiamo nulla più della solidarietà»

02/03/2016 di Donato De Sena

«Individuare e reprimere il circuito dei trafficanti che agisce sulla costa turca». Rafforzare la collaborazione con la Turchia. Sostenere il piano d’azione tra Ue-Ankara. Supportare le forze Nato per gestire la situazione. È questa in concreto la soluzione di Alexis Tsipras per evitare le sragi di migranti nel Mare Egeo. Il premier greco ne ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera chiedendo il rispetto degli impegni condivisi («Noi non pretendiamo nulla più della solidarietà, che è un principio fondamentale dell’Unione Europea»):

LEGGI ANCHE: Migranti, 8 domande (e risposte) sulla crisi in Grecia

«In una crisi di dimensioni umanitarie la Grecia e il popolo greco rivelano il volto umano dell’Europa. E lo fanno di fronte a un’Unione che chiude le frontiere, dove crescono la xenofobia e la retorica intollerante dell’estrema destra. La Grecia è il territorio nel quale l’Europa confermerà i suoi principi e valori fondanti, come l’umanesimo e la solidarietà, o li tradirà. Sono convinto che non possa esistere un’Europa unita senza il rispetto assoluto per le lotte e i valori comuni, ma anche per le responsabilità e gli impegni condivisi. Dobbiamo affrontare insieme le difficoltà. Tutti insieme riusciremo, o tutti insieme falliremo».

 

Vienna rimprovera ad Atene «mancanza di volontà politica per ridurre il flusso». Il suo governo chiede che l’onere dell’accoglienza sia equamente ripartito tra le capitali, in un contesto dove si procede in ordine sparso e Paesi come la Grecia, già stremata dalla crisi economica, restano penalizzati dal sistema di Dublino che assegna allo Stato di primo ingresso il compito di curare le domande d’asilo. Cosa impedisce il decollo di una strategia coordinata?

 

«Noi non pretendiamo nulla più della solidarietà, che è un principio fondamentale dell’Unione Europea. Esigiamo che sia condivisa dagli Stati la gestione di una crisi che è superiore alle nostre forze. Dobbiamo passare a un impegno vincolante di tutti e per tutti, orientato alla ripartizione obbligatoria della responsabilità dei flussi, in proporzione — sottolineo — alle rispettive capacità. Perché l’Unione non può essere costruita su una logica che prevede regole per alcuni e solo benefici per altri, una logica profondamente anti-europea, in netto contrasto con il principio dell’integrazione. È impensabile che Paesi che non hanno accettato di accogliere nemmeno un profugo puntino il dito contro di noi. Riguardo alle accuse di non fare quanto dobbiamo sulle frontiere marittime, le considero un pretesto per giustificare azioni unilaterali che violano decisioni europee assunte collegialmente. Su Dublino, penso che sia ormai chiaro e accettato da tutti gli Stati che la sua riforma è necessaria. Inoltre è stupefacente dover ricordare così di frequente l’obbligo di rispettare il diritto internazionale ed europeo. Quando ci sono persone che rischiano la vita in acque greche, vale a dire europee, la Guardia costiera è obbligata al soccorso».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: Dimitrios Karvountzis / Pacific Press via ZUMA Wire)

Share this article