La Guerra del Corsera a Renzi che finisce in un buco nell’acqua

Leggere i giornali, a volte, non basta. Bisogna saperli leggere, mettendo insieme le cose, unendo i vari puntini, disseminati in più giorni e, a volte, su più testate. I lettori più attenti dei quotidiani cartacei, che ormai in Italia sono una specie in via d’estinzione, avranno notato, nelle ultime settimane, un accentuarsi delle critiche del Corriere della Sera nei confronti di Matteo Renzi. Accentuazione dovuta alla “battaglia” – a nostro avviso più che giusta – che il premier sta portando avanti in Europa. Battaglia che è stata fatta anche da botta e risposta piuttosto forti tra Italia e Commissione Europea. Oggi, a guidarci in questa tentativo di assalto da parte del Corriere al premier Renzi, è Pier Luigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi. In un editoriale Magnaschi racconta come l’attacco, che secondo lui mirava a sostituire il governo Renzi con uno più gradito a Bruxelles, spiega come l’assalto sia andato a vuoto.

Scrive Magnaschi:

Il Corriere della Sera, nel suo massiccio e improvviso attacco al premier Renzi (considerato, da via Solferino, come spiazzato a livello continentale dalla sua incauta offensiva contro alcune scelte dell’Europa, da lui ritenute a danno dell’Italia), ha fallito in pieno l’operazione che si è infatti conclusa in un rovinoso splash come quando uno si lancia dal trampolino, presumendo che la piscina sia piena d’acqua mentre essa è stata nel frattempo svuotata per i lavori stagionali

Poi il direttore di Italia oggi elenca la successione degli attacchi:

L’operazione del Corriere (che, in pratica, si è rivelata decisamente sfasata) era stata evidentemente studiata a tavolino. L’ora zero è stata la dichiarazione polemica fatta al Senato da parte dell’ex premier Mario Monti contro la scelta di Renzi (da lui ritenuta «rovinosa») di incrociare i guantoni con Bruxelles. Dopo questa uscita a freddo dell’ex rettore della Bocconi, il Corsera ha subito azionato una impressionante katiuscia di articoli, mobilitando tutte le sue firme più prestigiose (fra gli altri: Ernesto Galli della Loggia, Michele Ainis, Ferruccio de Bortoli, Gian Antonio Stella, Antonio Polito, Francesco Verderami)e mobilitando persino il vignettista Giannelli. Il Corriere inoltre ha dedicato, in rapida successione, tre mega interviste da una pagina l’una, a Mario Monti, Enrico Letta e Federica Mogherini, facendo così capire che era già pronta la squadra per sostituire Renzi, al fine di tranquillizzare il bestione bruxellese, infastidito dall’irriverenza del premier fiorentino

Ed ecco la spiegazione, per nulla campata in aria, di Magnaschi all’operazione messa su dal Corsera gestione Fontana

La tesi del Corriere era, in sostanza, che Renzi aveva sbagliato a richiamare pubblicamente il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Junker, per indurlo a tenere in considerazione anche le ragioni dell’Italia. Per le grandi firme di via Solferino, invece, l’Italia è in Europa per obbedire. Anzi «per obbedir tacendo» come dice il motto dei carabinieri. Perché, se eccepisce, fa la fine che ha già fatto Silvio Berlusconi, quando, usandogli contro lo spread come piede di porco, è stato fatto saltare come un birillo. La tesi, intendiamoci bene, ha un suo fondamento. Infatti, una volta che Berlusconi si è dimesso (sarebbe meglio dire: è stato dimesso) lo spread è subito diminuito vertiginosamente anche se la realtà economico-sociale che tale strumento finanziario rappresentava era rimasta tal quale. Anzi, si era aggravata. Ciò vuol dire che c’è stato qualcuno che, a disprezzo della democrazia rappresentativa, ha spinto lo spread, prima all’insù e poi all’ingiù, per conseguire delle finalità da colpo di stato. Che potrebbero ripetersi ma che non debbono più ripetersi, chiunque sia il premier in carica in quel momento.

Di seguito trovate il link all’editoriale completo di Magnaschi

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