Utero in affitto: cos’è la maternità surrogata, come funziona, cosa dice la legge

01/03/2016 di Redazione

Utero in affitto‘ è l’espressione utilizzata per definire la pratica della ‘maternità surrogata‘, detta anche ‘surrogazione di maternità’ o più semplicemente ‘gestazione per altri’, che consiste nell’impianto di un embrione in una donna che si impegna a portare un figlio in grembo e a consegnarlo dopo la nascita alla coppia committente.

UTERO IN AFFITTO, CHI RIGUARDA

All’utero in affitto ricorrono sia coppie eterosessuali che omosessuali. Le coppie eterosessuali ricorrono alla maternità surrogata quando sterili e solitamente utilizzano il proprio materiale genetico. Nel caso di omosessuali c’è invece necessariamente bisogno di una donatore. Se è l’ovulo a essere necessario, la donna che lo dona è diversa dalla portatrice.

UTERO IN AFFITTO, MATERNITÀ SURROGATA TRADIZIONALE E GESTAZIONALE

Esistono diversi tipi di ‘maternità surrogata’: una tradizionale, con l’inseminazione artificiale della madre surrogata, la donna che dovrà portare in grembo il bambino, ed una gestazionale, con l’impianto nell’utero di un embrione realizzato in vitro, che può essere imparentato con la coppia committente o anche provenire da donatrici.

UTERO IN AFFITTO, COSA DICE LA LEGGE IN ITALIA

La pratica dell’utero in affitto è consentita in molti paesi. In alcuni perché non viene esplicitamente proibita, in altri invece perché regolamentata. In Italia la maternità surrogata è vietata dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. L’articolo 12 recita: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila a un milione di euro». La maternità surrogata è esplicitamente vietata anche in Francia, Germania, Spagna e Finlandia.

È importante precisare che sulla materia, oggetto di numerose pronunce di giudici italiani e internazionali, sono stati espressi verdetti molto diversi. A seconda dei casi sono state pronunciate sentenze di assoluzione, di non luogo a procedere o decreti di archiviazione nei confronti di coppie di genitori i cui figli erano stati partoriti all’estero mediante la fecondazione eterologa. Qualche sentenza ha anche sancito che i genitori di un figlio nato all’estero con la surrogazione di maternità possono diventare genitori legittimi al ritorno in Italia se la pratica viene effettuata in un paese che la consente. In sostanza i giudici non possono sanzionare reati che vengono commessi all’estero, e questo incentiva le coppie italiane (e non solo) a recarsi all’estero.

UTERO IN AFFITTO, COSA ACCADE AL RITORNO IN ITALIA

Cosa accade dunque nella realtà? Capita spesso che le coppie eterosessuali ritornano in Italia con un figlio nato da maternità surrogata all’estero e si presenta all’ufficiale di stato civile per la registrazione con un certificato di nascita estero, sul quale i due coniugi sono indicati come genitori. Se i due chiedono la trascrizione in Italia del bambino senza dichiarare che è nato con la tecnica dell’utero in affitto compiono il reato di falso in atti dello stto civile. In alcuni casi i giudici emettono sentenze severe, in altre sono tolleranti. Se il genitore genetico è uno solo dei due partner, succede invece che viene considerato solo lui come genitore, mentre l’altro potrà chiedere l’adozione del bambino, come previsto dalla legge sulle adozioni del 1984 (è il caso della cosiddetta ‘stepchild adoption’, di cui si è tanto discusso in queste settimane, ed è consentita per le coppie sposate). Lo stesso accade nel caso del figlio di una coppia omosessuale. Il bambino nato all’estero da maternità surrogata in questo caso viene registrato come figlio del padre biologico.

UTERO IN AFFITTO, COSA DICE LA LEGGE NEGLI ALTRI PAESI

I paesi più vicini a noi che consentono la maternità surrogata gestazionale anche dietro compenso, sono la Russia e l’Ucraina. In Russia la madre surrogata deve dare il suo consenso per la registrazione del bambino, ma non c’è necessariamente bisogno di un legame genetico dei genitori con il nascituro. Negli Stati Uniti sono 8 gli Stati che consentono l’affitto dell’utero. In Grecia la maternità surrogata è permessa solo nel caso in cui non ci siano vincoli genetici tra la madre surrogata e l’embrione e solo per le donne che non possono avere una gestazione propria. In Gran Bretagna è solo dopo la nascita del bambino (entro sei mesi) che i coniugi o partner di un’unione civile o conviventi possono chiedere l’adozione.

UTERO IN AFFITTO, IL DIBATTITO PUBBLICO

L’utero in affitto è una delle questioni più complesse sulle quali la politica si trova a discutere. Nel dibattito pubblico sembra comunque prevalere l’intenzione di vietare in maniera più netta la tecnica. In queste settimane un gruppo di senatori del Partito Democratico, compreso il capogruppo Luigi Zanda e l’ex ministro Anna Finocchiaro, ha promosso una mozione per impegnare il governo a «invocare, nelle forme e nelle sedi opportune, il pino rispetto, da parte dei Paesi che non ne sono firmatari, delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino», «a contrastare sul piano interno, europeo e sovranazionale ogni forma di legalizzazione della surrogazione di maternità» e, infine, «a promuovere l’adozione di un’apposita convenzione internazionale per l’abolizione universale della pratica della surrogazione di maternità».

(Foto di copertina: Ansa / Fusco)

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