Perché le tigri hanno le strisce?

Una vecchia teoria pensata dal padre della computer science torna in auge

Alan Turing è un cervellone dell’informatica. E’ stato l’uomo in grado di rompere il codice “Enigma”, utilizzato dai nazisti, il che fu di fondamentale aiuto per la conclusione della Seconda Guerra Mondiale ; è considerato il padre della scienza dei computer, e nella fase finale della sua attività scientifica si è dedicato alla biologia con la pubblicazione di “Le basi chimiche della morfogenetica”. Nel libro, Turing affronta una domanda che per i biologi è annosa: perché gli animali hanno strisce, macchie e punti vari sul pelo? E come si creano?

UN VECCHIO STUDIO… – Il Daily Telegraph scrive oggi che “60 anni dopo gli scienziati hanno scoperto che la teoria di Turing per la ripetizione degli schemi che capitano in natura è assolutamente corretta”. L’esperto, nel libro, suggeriva che “le strisce degli animali e i punti siano causati dall’interazione di due reagenti chimici, chiamati “morfogeni”. Uno dei due, suggeriva lo scienziato, induceva l’attività cellulare, mentre l’altra la inibiva. Il modo in cui i due reagenti entravano in azione determinava la scelta delle cellule, creando schemi familiari sul pelo degli animali”. Finora questa teoria è stata studiata in via, potremmo dire, astratta: ma in questi giorni, scrive il Telegraph, gli scienziati si sono detti in grado di precisare quali sono i due reagenti coinvolti nel meccanismo.

….FINALMENTE CONFERMATO – Il team del dottor Jeremy Green presso il prestigioso King’s College di Londra spiega: “Ci sono varie teorie su come questi schemi in natura vengono formati, ma fino ad ora c’erano solo prove non precise del meccanismo di Turing”. Il suo team di ricerca ha scovato che è “l’interazione fra i due morfogeni chiamati Fibroblast Growth Factor e Sonic Hedgehog” a determinare il pelo nelle bocche dei felini, ad esempio: “La stessa teoria si applica alle strisce e alle macchie dei grandi felini, all’aspetto della mosca della frutta e al numero di spirali sulle foglie”. Continua lo scienziato: “Lo studio fornisce la prima identificazione sperimentale di un sistema attivatore-inibitore al lavoro nella generazione delle strisce: in questo caso, nel palato”.

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