Meriem Rehaily, la giovane padovana pentita dell’Is: «Aiutatemi voglio tornare a casa»

22/02/2016 di Redazione

Oggi Repubblica, in un pezzo a firma di Paolo Berizzi, racconta la storia di Meriem Rehaily, la 19enne padovana di origini marocchine che lasciò tutto per andare in Siria come foreign fighter dell’Is. Oggi Meriem si è pentita della scelta fatta. Ma è ancora nel Califfato. Vuole tornare a casa. Qualche mese fa il Gazzettino riportò il grido di aiuto della ragazza («Mi sono pentita, voglio tornare»). Per proteggere la giovane è stato attivato un protocollo internazionale ma i rischi che Meriem paghi con la vita il suo desiderio di fuga è alto.

Da Padova al Califfato Nero. E ritorno. Da una casa gialla lambita dai campi di Arzergrande all’abisso travestito da paradiso dello Stato islamico. Poi, sette mesi dopo, il pentimento. La voglia di lasciare Daesh e di tornare a casa. «Non ce la faccio più, aiutatemi, vi prego…»: il grido di aiuto in una telefonata con un parente intercettata un mese fa dal Ros dei carabinieri. Che non avevano mai smesso di tracciarla e adesso, assieme all’Antiterrorismo, sono al lavoro per proteggerla da purtroppo possibilissime ritorsioni. C’è un nuovo capitolo nel piccolo romanzo di Meriem Rehayli, la 19enne padovana di origini marocchine che lo scorso luglio, come un fantasma, lasciò tutto — famiglia, scuola, amici — per diventare una foreign fighter in Siria al servizio del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. «Vado al mare con le mie amiche»: aveva detto così al padre, Roudani, arrivato in Italia quando la figlia aveva 9 anni.

LEGGI ANCHE:

Il contro esodo dei Foreign fighters

guarda la gallery:

Meriem Rehaily, una volta in Siria, è diventata la “sorella Rim”

Da subito gli investigatori si chiesero se potesse averli forniti lei, Meriem, ai facilitatori islamici dell’Is, i contatti di ragazzi nordafricani residenti nel Padovano da reclutare per la Siria. Testimonianza ritenuta “interessante” quella di un’ex compagna di scuola. Che raccontò: «La vidi un anno fa, mi parlò della Siria e del fatto che sarebbe stato giusto andare lì a combattere. Il lavaggio del cervello sull’Is glielo fece una ragazza di Campolongo Maggiore». Restando agganciati ai contatti italiani di Meriem, i carabinieri sono riusciti a “catturare” il pentimento della ragazza. Come riporta “Il Gazzettino”, il grido di aiuto arriva un mese fa: «Mi sono pentita, voglio tornare». Per proteggere la ragazza e la famiglia è subito scattato il protocollo internazionale adottato in questi casi: la storia a dell’Is insegna che chi decide di abbandonare le fila dello Stato islamico in molti casi paga con la vita. Il timore, adesso, è che il Califfato possa vendicarsi con Meriem.

(in copertina foto screenshot via Virus Rai)

Share this article