Per cosa sta litigando Matteo Renzi in Europa?

19/02/2016 di Redazione

In Europa le cose sembrano andare molto male: vertici notturni a Bruxelles fra David Cameron e Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo; il polacco ha incontrato in notturna il primo ministro inglese e altri leader europei, dal francese François Hollande al leader belga Charles Michel. Matteo Renzi è ben poco soddisfatto di come si stanno evolvendo le discussioni nello spazio europeo. Al centro dei dibattiti: la politica migratoria dell’Europa che si affaccia alla buona stagione in cui, è chiaro, l’arrivo dei migranti nel Vecchio Continente subirà un’impennata; il tutto mentre l’Austria sembra avere scarsissime intenzioni di tornare sui propri passi, nonostante le durissime reprimende delle istituzioni europee. “Il contingentamento forzato degli ingressi dei migranti”, è tornata a ribadire la Commissione, “è illegale”.

ORE CONVULSE IN EUROPA, MATTEO RENZI ALLO SCONTRO

“Qualche passo avanti, timido, sull’immigrazione. Qualche passo indietro su Brexit, su cui ora sono meno ottimista rispetto a quando sono entrato”, è stata la sintesi di Matteo Renzi – riportato da Repubblica-  uscendo dall’incontro notturno nei palazzi della Commissione Europea.

 

Il presidente del Consiglio Italiano ha dimostrato, almeno a parole, di comprendere i punti portati dall’Austria e dai paesi Balcanici – “L’Austria va avanti con l’applicazione delle misure sui tetti giornalieri sull’accoglienza e sul transito dei richiedenti asilo”, è tornato a confermare il cancelliere austriaco Werner Faymann; tuttavia, ha continuato Renzi, è impensabile che ci siano paesi europei che schivano i propri obblighi comunitari. 

 “Basta con le prese in giro. La solidarietà non può essere solo nel prendere. Inizia ora la fase della programmazione dei fondi 2020. O siete solidali nel dare e nel prendere, oppure smettiamo di essere solidali noi Paesi contributori. O accettate i migranti o noi, Paesi contributori, vi bloccheremo i fondi. E poi vediamo

 

La posizione di Renzi è stata definita “un ricatto politico” dai paesi del blocco balcanico, mentre è stata plaudita da Francia e da Germania. Nel frattempo, in Bulgaria, il parlamento ha autorizzato il dispiegamento dell’esercito ai confini; il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha ribadito che le recenti polemiche sono la miglior dimostrazione del fatto che “abbiamo bisogno di una risposta europea alla crisi dei profughi e non azioni unilaterali”. 

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A lato delle complicate polemiche sul tema migratorio, gli incontri si rincorrono sul tema del Brexit: il primo ministro David Cameron prende posizioni nettissime per imporre le sue condizioni in vista del referendum che ha promesso in campagna elettorale ai  regnicoli, sulla permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Europa.

Cameron è deciso: «Combatterò e non accetterò un accordo che non risponda alle nostre necessità», dichiara entrando al vertice europeo che dovrà definire le concessioni da fare alla Gran Bretagna per convincere il suo governo a schierarsi nel prossimo referendum contro l’ipotesi di uscire dalla Ue. Il premier britannico ha interesse a drammatizzare il confronto per dare valore al compromesso che alla fine riuscirà a portare a casa. D’altra parte sta combattendo una battaglia con le spalle al muro perché di un accordo ha assolutamente bisogno. Senza una dichiarazione di buona volontà da parte degli altri ventisette governi che prenda in conto le sue richieste sarebbe infatti costretto ad allinearsi con i molti conservatori che sostengono ormai apertamente l’ipotesi Brexit. E questo non è nei suoi interessi nè nelle sue intenzioni.

 

Così ancora su Repubblica di questa mattina. Le posizioni inglesi impattano sull’intero disegno europeo e sulla posizione politica contingente: l’Inghilterra ha bisogno del “permesso” della Commissione Europea per,sostanzialmente, discriminare i cittadini provenienti da altre parti d’Europa che vogliano stabilirsi nel Regno Unito, attratti da salari e opportunità maggiori; la Commissione ha accolto un punto di equilibrio per cui eventuali provvedimenti discriminatori potranno essere presi soltanto con l’accordo delle istituzioni europei, per motivi stabiliti ed eccezionali e decrescenti nel tempo. “Il negoziato è difficile”, ha detto Cameron: “Vengo a battermi per la Gran Bretagna. Se si arriva a un buon accordo accetterò, ma non firmerò mai qualcosa che non risponda ai nostri bisogni”. Altre richieste della Gran Bretagna riguardano il diritto del Regno Unito di applicare in maniera diversa dai paesi che adottano l’Euro le regole su banche, istituzioni finanziarie e assicurazioni. 

 

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