Corte Suprema, Barack Obama sfida i Repubblicani

17/02/2016 di Andrea Mollica

Corte Suprema, la morte di Antonin Scalia ha riportato al centro della politica americana la Corte Suprema degli Stati Uniti. In piena battaglia presidenziale la successione del giudice appena scomparso è diventato il nuovo ambito di maggior scontro tra Barack Obama e i Repubblicani, con i secondi terrorizzati dall’idea di perdere la maggioranza conservatrice nel massimo tribunale americano che ormai dura da tre decenni.

POTERE GIUDIZIARIO USA

Nel sistema istituzionale americano, incentrato su una ferrea divisione dei poteri, la Corte Suprema degli Stati Uniti riveste un ruolo per certi versi più importanti del presidente. Chi è eletto alla Casa Bianca non ha poteri legislativi diretti, mentre i nove giudici nominati a vita hanno vasti poteri di revisione delle leggi approvati dal Congresso così come da tutte le assemblee legislative statali. Il sistema di common law che permane negli Usa a fianco del diritto positivo federale e statele amplia i poteri della Corte Suprema degli Stati Uniti rispetto ai massimi tribunali presenti in altri ordinamenti, come la nostra Corte costituzionale. Per questo motivo la successione di Antonin Scalia è diventato il tema di maggior conflitto tra i Democratici e i Repubblicani, impegnati da ormai diversi mesi nella lunghissima campagna per le presidenziali di fine 2016. Il giudice scomparso era il leader intellettuale della maggioranza conservatrice che esiste dalla metà degli anni ottanta all’interno della Corte Suprema. La Corte Roberts si è divisa in questi ultimi dieci anni nei casi politicamente più controversi per 5 a 4: sulla maggioranza dei temi economico e sociali a favore delle posizioni più conservatrici, mentre sui diritti civili è prevalsa la linea progressista.

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CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI

Barack Obama ha il potere di nominare un giudice costituzionale, e ha confermato l’intenzione di usarlo in un’apposita conferenza stampa, ma il Senato deve approvarlo. Al momento i Repubblicani sono in maggioranza, e hanno promesso di bloccare ogni nomina presidenziale. Uno scontro più rischioso per il Gop che per i Democratici. Se una sentenza finisce con un voto in parità alla Corte Suprema, rimane in vigore la decisione delle corti federali di grado inferiore, in questi anni spostatesi su una giurisprudenza progressista grazie alle nomine di Barack Obama. Inoltre, l’eventuale stallo della successione di Scalia si trasformerebbe in un tema da campagna elettorale non solo per le presidenziali, ma anche per le senatoriali. Nel 2016 ci sono diversi seggi conquistati da Repubblicani in Stati di tendenza democratica, come Illinois o Pennsylvania, dove i senatori del Gop rischiano di perdere consensi con simili posizioni ostruzionistiche. Un Senato tornato democratico con un presidente come Clinton e Sanders farebbe perdere la maggioranza conservatrice all’interno della Corte Suprema. Barack Obama rischia invece di deprimere la propria base elettorale se nominerà un giudice moderato, per vincere le resistenze repubblicane. Un giudice dal profilo liberal non passerebbe probabilmente mai in un Senato controllato dal Gop, e in piena battaglia elettorale. Per questo motivo si ipotizzano i nomi di giudici come Jane Kelly o Sri Srinivasan, nomine di Barack Obama per le corti federali approvate all’unanimità. Kelly e Srinvasan hanno due profili moderati, meno autorevoli del giudice che gli osservatori giudicavano come il grande favorito per l’eventuale nomina del presidente, Merrick Garland, in caso di sostituzione di Anthony Kennedy.

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