Pagelle seconda serata Sanremo 2016: Ezio Bosso da 10, poi Virginia Carla Fracci

Le pagelle, i voti e i giudizi della seconda serata del Festival di Sanremo 2016: i migliori e i peggiori del 10 febbraio 2016

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Ezio Bosso 10: un intervento al cervello, una sindrome autoimmune. Fa fatica a parlare, si muove con un bastone. Ma conta poco: come dice “ciao”, come saluta con le mani, ciò che c’è nelle sue parole – “la musica è magia, non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta” – e il sorriso pieno di grazia con cui suona, le mani che diventano lievi e perfette, sono un inno alla vita. Vivere è una scelta, come essere felici. Ezio Bosso non è solo un Maestro che delizia il mondo con la sua arte, è un esempio. Di quelli che, come Alex Zanardi, non definiamo eroi solo perché gli daremmo fastidio. E perché con la loro risata irresistibile ci seppellirebbero. Grazie. Di (r)esistere.

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Peppe Vessicchio 9,5: è vivo. lotta insieme a noi. Dirige da par suo. Solo Bosso riceve più applausi di lui. E ha anche il papillon arcobaleno. Maestro. In tutti i sensi.

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Virginia Raffaele 9Se l’imitazione di Sabrina Ferilli era molto indovinata nei testi e meno “tecnicamente”, quella di Carla Fracci di oggi è fenomenale. Virginia Raffaele, che sta tenendo a galla questo festival, coglie le sfumature giuste, giocando con la presunta alterigia della etoile più famosa d’Italia. Con i suoi modi “altezzosi”, con la rigidità della Cultura con la C maiuscola. Ma non solo. Virginia mostra di essere “trasversale”, riuscendo a passare dall’imitazione di una “vamp” come la Ferillona nazionale, ad una anziana ed esile ballerina. Magie del trucco e delle costumiste. Ma soprattutto merito delle capacità camaleontiche della Raffaele, che sul palco dell’Ariston si consacra agli occhi del grande pubblico.  

Dolcenera 8: La voce più potente e vibrante. La canzone migliore, forse. La performance più grintosa e coinvolgente, pur nella sua staticità. Persino il vestito più bello. E, non se la prenda, sexy. Non aveva mai trovato il suo posto, questa ragazza piena di talento ma anche di virtuosismi. Stasera, come un campione sul dischetto del rigore, aveva una luce diversa negli occhi. Contava tirare e provarci, non fare il cucchiaio. E si è presa tutti gli applausi, meritatissimi. Ve l’abbiamo già detto che era pure bellissima?
Forse era troppo. Interessante che i voti l’abbiano spedita tra i possibili eliminati, mentre la Pravo si salva. Sanremo è l’Italia: giovani di talento che vanno avanti a mazzate sui denti, vecchie glorie che dovrebbero godersi una meritata pensione, a divorare gli avanzi negati ai primi.

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Elio e le storie tese 7: Vincere l’odio è la solita genialata. Anzi no, come ha scritto su twitter Georgia Luzi (8), ci fanno una supercazzola. Geniale, ma pur sempre supercazzola. Gli basta per farsi adorare da tutti: fans e fastivalieri. Contento di essere stato svegliato dal proprio torpore, il pubblico dell’Ariston li ha applauditi già alla prima strofa. E poi mettere Maradona con la maglia del Napoli nella settimana di Juventus-Napoli è un atto di coraggio quasi incosciente. Quasi quanto il Forza Napoli di Clementino. Che però è napoletano.

Nino Frassica 6: sarebbe da 10. Ma sparare sulla Croce Rossa, ovvero su Garko, era troppo facile. Anzi, diciamolo, è bullismo: #jesuisgabriel, non è giusto umiliarlo così. Per questo si punisce, dopo, cantando.
E allora come nei tuffi, mettiamo l’handicap al buon Nino. “1,73 a stomaco vuoto”; “cosa apprezzi dell’altro? Garko: mi fa ridere anche recita. Frassica: anche a me lui fa ridere quando recita”; “cos’ho di più bello di Gabriel? Il codice fiscale” ci fanno ancora a ridere a quest’ora.
Ma diciamolo che Garko merita 10: prendersi sul serio anche con Nino Frassica accanto, è beckettiano. Siamo noi a non capirlo: in verità è un genio.

Nicole Kidman 5: da quando si cura dallo stesso medico di Patty Pravo, non è più la stessa. Tenta  di essere friendly chiamando Carlo Conti per scendere la scalinata, poi nell’intervista, complice anche le terribili domande del nostro conduttore, annoia così tanto che a Vessicchio rischia di cascare anche la barba. Finisci per rimanere ipnotizzato da quella fronte così alta che potrebbe contenere persino Chiara Dello Iacovo e dagli orecchini che coprono, con il loro valore, il PIL del Burkina Faso. Dicendoci quanto è figo il marito che gli fa arrivare un mazzo di fiori con un biglietto scritto a mano lì a Sanremo, poi, rovina la vita familiare di tutti i maschi italiani. Ah, quando non è di trequarti, si vede che è una quasi splendida cinquantenne. Aridatece Anna Foglietta che canta Anna Oxa. Meglio di Anna Oxa.

Neffa 4: ci ricorda che tutti invecchiamo. C’è chi lo fa male, c’è chi migliora. Lui è come tutti noi: se la cava. Vivacchia. Va di mestiere e porta a casa la pagnotta. Come Samuel negli ultimi anni di carriera. Alla fine però capisci che non è che abbia molta benzina e ti dimentichi che è un grande. Come Samuel, sempre. Ma al Basilea. Oltre al danno, Neffa.

Gabriel Garko 3: prima stavamo scherzando. E’ scarso. Così tanto da farci sospettare che lo faccia apposta. Ogni volta che parla, un logopedista muore. Ogni volta che prova a recitare, un pezzo di Cinecittà crolla. Nicole Kidman quando lo vede arrivare, pensa sia un tecnico. Se arriverà a sabato, bisognerà applaudirlo come si fa con l’ultimo arrivato della maratona olimpica. Ci vuole eroismo per sopportare tutto questo. Per essere colui che rivaluta persino l’edizione condotta dai figli d’arte.

 

Marta e Gianluca 2: Come cantava Renato Zero? “Viva la Rai, quanti geni lavorano solo per noi”? Bene, loro non sono tra questi. Sono previsti in tutte le serate. Li hanno pure confermati dopo lo scorso anno. Ma abbiamo capito: è uno spot per le unioni civili. Loro due, vestiti da sposi, sono il peggiore spot per la famiglia tradizionale. Geniale.

Gli abbinamenti delle Nuove proposte 1: ma chi è il fenomeno che mette contro Chiara Dello Iacovo e Cecile? E poi, non contento, Irama e Meta? Due fortissime, che meritavano la finale, e due debolissimi (il secondo scrive alla grande, ma il pezzo è noiosello). Come una Coppa Italia che da una parte ha Napoli-Inter e dall’altra Spezia-Alessandria. Insomma Carlo Conti come Tavecchio. Piccola considerazione sui giovani: dovrebbero portare la sperimentazione, il coraggio, invece cercano ossessivamente il tormentone: Intro-Verso, Negra e nuda, No, Mi manchi se ci sei, se non ci sei mi mancherai, mi manchi se non miri bene, mi manchi se siamo stanchi. Tipo.

Zero assoluto: 0. Un duo, un voto. La battuta migliore è quella di @sanremoesanremo che elegge “Matteo Maffucci a unico erede di Mauro Repetto”. Non crediamo serva altro.

PHOTO CREDIT ANSA/ETTORE FERRARI

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