5 domande su cosa sta succedendo ai mercati finanziari

09/02/2016 di Redazione

Le domande su cosa è successo ai mercati finanziari sono poste con crescente insistenza da molti osservatori e investitori. Il 2016 è iniziato in maniera brutale per le Borse internazionali, con continui cali che stanno mettendo in particolare difficoltà i titoli giudicati come più fragili. L’esplosione dell’avversione al rischio sui mercati finanziari ha determinato anche il marcato incremento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi.

  • 1. Quanto ha perso la Borsa di Milano? La Borsa di Milano ha perso circa il 25% in queste prime settimane del 2016. L’indice FTSE MIB è passato dai 21418 punti del 31 dicembre 2015 a 15986, il valore degli scambi di Piazza Affari nel momento in cui è scritto questo pezzo. Si tratta di una flessione che ha riportato la Borsa di Milano ai minimi dal 2013, e che evidenzia quanto l’Italia sia ancora lontana dai valori precrisi. Prima dello scoppio della recessione del 2008 l’indice FTSE MIB si assestava tra i 40 e i 50 mila punti.
  • 2. Cosa ha provocato la flessione sui mercati finanziari? L’origine di questo trend ribassista è stata la paura sulla frenata della Cina, l’economia che in questi anni ha dato uno dei maggiori contributi alla crescita globale. Prima è scoppiata la bolla che aveva trainato le Borse cinesi, poi si sono moltiplicate le paure su una possibile frenata della Cina capace di diminuire ulteriormente la domanda di materie prima, di cui l’economia dell’Impero di mezzo è una delle maggiori consumatrici. Le altre grandi economie globali risentono della flessione dei Paesi emergenti, ormai consolidata da diversi mesi. Gli Stati Uniti sembrano aver rallentato il proprio ritmo di crescita, mentre l’eurozona è in ripresa ma con tassi di incremento del Pil ancora bassi.
  • 3. Qual è il ruolo delle materie prime? Da ormai diverso tempo il prezzo del petrolio ha iniziato una flessione che si è fermata solo in questi ultimi giorni. L’eccesso di offerta sui mercati globali ha fatto diminuire il costo del greggio in modo drastico, passato dai 70 dollari di inizio 2015 ai 30 di inizio 2016. Una flessione iniziata a metà del 2014, quando un barile di Brent o di Wti quotavano poco sotto i 100 dollari. La contrazione del prezzo del petrolio è positiva per i consumi dei Paesi importatori, ma mette in difficoltà le aziende energetiche, e costringe le economie esportatrici a drastiche cure di tagli, che impattano negativamente sulla congiuntura globale. Una tendenza che vale per il petrolio così come per tante altre materie prime, le cui esportazioni costituivano uno dei motori delle economie emergenti.
  • 4. Quale è il ruolo delle banche centrali? Il denaro a basso costo delle banche centrali ha contribuito in questi ultimi anni a rafforzare i mercati finanziari. Le azioni offrono rendimenti ben maggiori rispetto ai tassi di interesse a zero garantiti da banche e assicurazioni. La possibilità di indebitarsi a tassi bassi rende inoltre meno rischioso investire in titoli meno sicuri come le azioni. La Federal Reserve ha aumentato, per la prima volta dal 2008, il tasso di interesse di riferimento, anche se ulteriori incrementi potrebbero essere esclusi alla luce delle turbative dei mercati finanziari. La pessima partenza delle Borse europee nel 2016 era stata parzialmente corretta dall’annuncio di nuove misure non convenzionali da parte di Mario Draghi, che il 10 marzo farà sapere agli investitori sempre più nervosi cosa di nuovo potrà fare la Bce.
  • 5. Su cosa puntano gli investitori? La diffusione dell’avversione al rischio porta gli investitori a rifugiarsi sui titoli tradizionalmente giudicati come sicuri. Lo si è notato in particolare con il ritorno delle tensione sul debito sovrano dell’eurozona, anestetizzato da ormai molti mesi dal successo delle politiche monetarie della Bce. Per questo è aumentato lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, tornato sopra quota 150 punti base.

Photo credit: DANIEL ROLAND/AFP/Getty Images

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