Elezioni Roma 2016, il M5S espelle militanti e fondatori: «Ci risulta che hai tradito, addio»

Il Movimento Cinque Stelle, è palese, sembra aver visto giorni migliori: dalle fibrillazioni sulle unioni civili all’incombente corsa delle Elezioni 2016, i pentastellati camminano su terreni scivolosi. E perdono pezzi: nel senso che arrivano da Milano i diktat, le lettere con cui viene inibito a militanti, a volte storici, a volte addirittura fondatori, l’uso dei simboli pentastellati e dunque, di fatto, l’espulsione. Fra paranoia e accuse di ogni genere, senza addurre motivazioni concrete, attivisti dei Meetup della prima ora vengono messi alla porta. Succede anche per le Elezioni Roma 2016, in questi giorni primario grattacapo per il movimento.

ELEZIONI ROMA 2016, COSÌ IL M5S ESPELLE MILITANTI E FONDATORI: «CI RISULTA CHE HAI TRADITO, ADDIO»

Jacopo Jacoboni racconta sulla Stampa.

Il Movimento romano è all’implosione: in queste ore è partita una procedura di espulsioni a raffica indirizzate a militanti storici del meet up della capitale, gente che ha messo su il Movimento e adesso si trova sbattuta fuori con una lettera dell’avvocato di Grillo, impossibilitata a candidarsi e a fare uso del simbolo. Si tratta di una procedura assai simile a una purga, se non fosse che i metodi sono più farseschi che tragici. L’ultimo caso è quello di Roberto Motta, uno dei militanti più in vista di Roma, storico avversario di Roberta Lombardi, uno di quelli che osò criticare lei e il direttorio. «Ci risulta che lei abbia disconosciuto in modo pubblico il sistema di votazione e delle candidature su cui si basa il Movimento cinque stelle. Per questo motivo viene sospeso con effetto immediato dal Movimento». Nella mail che gli è stata inviata dallo staff di Casaleggio non si cita altro: queste sospensioni-espulsioni stanno avvenendo sulla pura base di un «ci è stato detto che», «ci risulta che»; la paranoia dilaga, e anche la caccia a chi fornisce notizie all’esterno.

 

Le parole son grosse, sarebbe partita una vera e propria “caccia ai traditori”, ovvero, scrive Jacoboni, quelli che mancano di allineamento al direttorio e ai vertici milanesi.

IL NOSTRO SPECIALE: Elezioni Roma 2016

ELEZIONI ROMA 2016 I CANDIDATI DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE E IL CONTRATTO DI CANDIDATURA

Seconda azione formale da parte dei vertici pentastellati, dopo il contratto di candidatura, di cui parlava sempre la Stampa ieri: direttive durissime per candidati a sindaco e consigliere a Roma, che per correre hanno dovuto, e dovranno, sottoporsi in maniera quasi sdraiata alle direttive del Movimento Cinque Stelle nazionale: Grillo, Casaleggio e Direttorio.

Oggi possiamo aggiungere con certezza che nessuno, tra i candidati romani, ha avuto la forza politica, o la voglia, di rifiutarsi di firmarlo. Se mai a Roma ci fosse un sindaco del M5S, sarebbe uno che ha accettato quel testo, peraltro del tutto impugnabile giuridicamente. «In questo modo che tipo di persone selezioniamo?», si domanda un parlamentare tra i più lucidi. Ma non è corretto, come sostengono i capi del direttorio, che il documento sia stato firmato ovunque. E qui veniamo a una seconda notizia.  I candidati sindaco e consigliere del Piemonte, regione chiave e davvero fondativa del M5S, non l’hanno firmato. La firma di Chiara Appendino su un testo del genere non c’è per il semplice motivo che né Casaleggio, né quelli del direttorio, hanno osato proporre un contratto del genere ai piemontesi. Un fatto che conferma il quadro di un Movimento ormai sempre più diverso – anche assai spaccato – nelle differenti aree territoriali. Roma e Napoli o la Sicilia sono una cosa, Piemonte e Liguria un’altra, il Veneto un’altra ancora. A Bologna e Napoli il documento non è ancora arrivato, ma almeno nel primo caso, non è detto neanche ce ne sia bisogno: la militarizzazione è avvenuta prima; a Milano, qualcuno di molto vicino alla Casaleggio ci ha persino scherzato su, sul contratto, «alla Bedori (la candidata a Milano) dovremmo far firmare un documento al contrario, le diamo noi 150mila euro se si ritira» («con lei prendiamo il 5 per cento», dicono a Milano). Mentre a Roma s’era imbarcata tanta gente, oltre ai sospettati di dissidenza, anche personaggi in cerca di varia fortuna (notevole che tra i candidati romani ci siano tanti poliziotti, riflettere). Anticorpi sabaudi fanno invece del Piemonte quello che oggi c’è di più vicino allo spirito originario che il Movimento sbandierava.

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