Unioni Civili, il Pd tira dritto: «Approviamo la stepchild»

09/02/2016 di Redazione

Il Partito Democratico tira diritto: dalla segreteria nazionale di Matteo Renzi arriva il semaforo verde sulle Unioni Civili. Saranno approvate con il testo base del Ddl Cirinnà, compresa la stepchild adoption: «I voti ci sono», dicono a Largo del Nazareno. Nonostante i malumori dei cattolici del Pd, nonostante il Movimento Cinque Stelle e la sua libertà di coscienza, i democratici pensano di poter portare a casa l’approvazione della legge Cirinnà sulle Unioni Civili, senza alcuna modifica: la maggioranza si costruisce in Parlamento al di là di ogni convenienza governativa; e, si sottintende, in caso qualcosa andasse storto la colpa sarà prevalentemente di chi si è sfilato.

UNIONI CIVILI, IL PD TIRA DIRITTO:  «APPROVIAMO LA STEPCHILD»

Ovvero il Movimento Cinque Stelle che, per decisione “straordinaria” di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, sulle adozioni del minore si è spostato sulla libertà di coscienza. Il Messaggero fa il punto.

La linea è stata: sì, i problemi ci sono, ma «la legge Cirinnà passerà ugualmente, i consensi ci saranno, la determinazione del Pd non viene meno». Questo l’auspicio espresso da Luigi Zanda, il capogruppo al quale tocca sbrogliare la matassa a palazzo Madama. A Ettore Rosato, dirimpettaio alla Camera, il compito di strattonare i Cinquestelle, che «inaffidabili erano e inaffidabili rimangono», per poi spiegare: «Sulle unioni civili andiamo avanti, il Pd non è per lo stralcio sulla stepchild adoption, si lavora per una maggioranza parlamentare che approvi il testo, questa è da sempre la nostra linea, e la decisione del M5S di dare libertà di coscienza non l’ha modificata». Si va avanti, appunto, con il sottinteso che, ove mai non dovessero passare le adozioni gay, la colpa ricadrebbe in gran parte se non tutta su Grillo e i suoi senatori. Capita la portata, messi sotto pressione sul web da una base recalcitrante a non far passare un provvedimento ritenuto giusto, Grillo e Casaleggio son tornati sul tema spiegando che non si era tenuto conto dei diritti dei bambini: «Il M5S voterà sì alle unioni civili come stabilito dalle votazioni sul blog. Ma siccome il quesito non conteneva domande sulla stepchild adoption, Grillo e Casaleggio, in qualità di garanti e in via del tutto straordinaria, si sono assunti la responsabilità di lasciare ai portavoce la libertà di decidere secondo coscienza su un tema tanto complesso e delicato».

 

Il Pd ostenta un certo grado di controllo della situazione; è pronto il meccanismo per far saltare gli emendamenti della Lega, se il Carroccio decidesse di mantenerli tutti intatti.

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UNIONI CIVILI, ZANETTI: «UN REFERENDUM PROPOSITIVO»

Dagli alleati di governo più recalcitranti emergono, fra l’altro, proposte ulteriori: come quella di sottoporre la stepchild adoption a referendum propositivo presso il popolo.

Il Pd è sempre alla ricerca di una maggioranza sicura e tale da salvare il ddl Cirinnà dai marosi del voto segreto. Al momento, neanche la giungla degli emendamenti è stata disboscata. Se n’è parlato al summit mattutino di palazzo Chigi, e si è convenuto che la riunione «decisiva» sarà nei prossimi giorni, una volta appreso quanti emendamenti resteranno in piedi, quanti ne accetterà il presidente Pietro Grasso, quanti voti segreti saranno resi ammissibili(«si spera non più di una decina», l’auspicio di Zanda), e insomma la battaglia parlamentare vera è ancora dietro le quinte. Nel frattempo, in attesa che la Lega (da sola 5 mila emendamenti su 6 mila) faccia capire che cosa intende fare, se mantiene la parola di ritirarne il 90% o se li mantiene tutti, il Pd non ha affatto messo in gabbia il ”cangurone” approntato da Andrea Marcucci, un marchingegno che, se presentato, farebbe saltare gran parte se non tutte le richieste di modifica.E’ una lotta su due, se non tre fronti. Da una parte l’alleato Ncd, che insiste con la proposta «ritirate la stepchild e votiamo le unioni», con Beatrice Lorenzin che comunque vada assicura: «Non ci saranno ripercussioni sul governo». Dall’altra, il fronte recente aperto dal M5S, dove però la maggioranza dei senatori dovrebbe confermare il sì al ddl. E c’è poi il fronte interno al Pd, dove la trentina scarsa di cattodem è tuttora attestata sul no alla stepchild o, in subordine, sul pre-affido di due anni, alla fine dei quali si esprime il giudice. «Sui diritti no a compromessi», la tesi twittata da Monica Cirinnà. Con il gruppo Pd che emette un comunicato per avvertire: «Il voto sia trasparente, la libertà di coscienza non si trasformi in una poco edificante palestra di opportunismi». Da un altro alleato di governo, Scelta civica, arriva una proposta ”istituzionale” per bocca di Enrico Zanetti, neo viceministro all’Economia: «La stepchild non può essere materia da roulette russa del voto segreto. Si esprima il popolo con un referendum propositivo, dopo quello sulla costituzione e avendo già approvato in Parlamento le unioni civili».

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