#Lost in Sanremo: l’Alieno che si innamora del Festival, tanto è tutta politica…

Stavolta l’Alieno sono io. Boris Sollazzo mi ha tirato un colpo mancino – e vi giuro che della moglie sono solo un buon amico – abbandonandomi a Sanremo. Quindi, per una volta, sono io quello che è nel posto sbagliato al momento sbagliato: invece dei soliti congressi politici mi ritrovo al Festival di Sanremo 2016, dove tutti, tranne me, sono degli habitué.

Lost in Sanremo 2016
ANSA/ETTORE FERRARI

La prima cosa che mi colpisce è che qui è tutto più piccolo di quello che mi aspettavo. Sembra di essere arrivati a Lilliput rispetto a quello che sono abituato a vedere in tv. Il mastodontico Ariston, in realtà è piccolo quanto un normale teatro di provincia. Quella che sembra un’enorme platea dal nostro piccolo schermo, altro non è che un decina di file poltrone, le cui prime file sono praticamente dentro il balconcino dell’orchestra del Festival. E anche Carlo Conti dal vivo sembra meno abbronzato.

Certo, poi così a disagio non sono. Se ci penso bene a Sanremo è tutto esattamente come nella politica; infatti – come dicono tutti da queste parti – il “Festival è lo specchio del paese”.

Carlo Conti è Matteo Renzi; è toscano come il premier e anche lui “se la comanda”. Virginia Raffaele è – ovviamente – Maria Elena Boschi (l’imitazione del ministro è quotata molto alta, però), Gabriel Garko è Angelino Alfano (chi dei due mi querela?), vorrebbe contare quanto gli altri, ma purtroppo (per loro) non è così; Il bel Gabriel vorrebbe essere un co-conduttore, Angelino un leader, ma alla fine Alfano è un comprimario, e Garko una valletta, questa la realtà. E Madalina Ghenea ? Eh no, in politica una bella come l’attrice di Youth proprio non c’è mai stata.

Ma soprattutto sono gli stessi anche gli argomenti. …Pronti via e alla conferenza stampa di presentazione del Festival tutti a parlare di Unioni Civili e ddl Cirinnà….ma allora sono a casa: qui inoltre è molto meglio che in Transatlantico.

LE PROVE GENERALI

Tra le fortune di essere qui a Sanremo per il Festival c’è quella di poter assistere alle prove generali, proprio dentro l’Ariston, con l’orchestra, i cantanti, Carlo Conti, i giornalisti (quelli musicali, quelli veri!) e gli altri musicisti e i loro staff in platea. Il problema, rispetto alla politica, è che qui non si può dire niente. Io le prove le ho viste: ma non posso raccontarvi come è fatto il palco; non ho potuto fare né video né foto (in realtà ne ho fatte un paio e le ho mandate agli amici su Whatsapp per tirarmela, ma non lo dite a nessuno. Quando vado all’Assemblea del Pd non c’è nessuno minimamente interessato a ricevere una foto del bancone della presidenza, Matteo Orfini mi perdonerà), e pare che non posso neanche dirvi se mi è piaciuto di più Rocco Hunt o Clementino (Rocco Hunt, comunque).

Una differenza, in realtà, c’è. E’ che all’Ariston sono molto più rispettosi del loro prodotto – la musica – di quanto non lo siano nella politica. Durante le prove, nessuno si sarebbe sognato di alzarsi in piedi o di chiacchierare con il vicino di poltrona. Perché tutti erano realmente interessati a sentire i cantanti, a vedere la loro performance, a guardare le luci e le immagini proiettate dietro di loro sugli schermi (aspettate i coloratissimi Elii). In politica no. Nei congressi e nei convegni, quando finisce di parlare il leader di turno c’è la libera uscita. Tutti fuori a parlottare, a farsi gli affari propri. A Sanremo è diverso. (1 – Continua)

Photo Credit: ANSA/ETTORE FERRARI

 

 

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