«Roberto Morassut è il nostro candidato alle Elezioni Roma 2016»: Pierluigi Bersani si schiera

Il leader della minoranza del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, parla delle Elezioni 2016 e si schiera: la sinistra interna del Pd a Roma sosterrà Roberto Morassut, l’ex assessore delle giunte di Walter Veltroni e parlamentare democratico che è sceso nella competizione come competitor di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera di rito renziano. Sono tante le difficoltà del Pd a livello nazionale e, dice Bersani, almeno a Roma le idee sono chiare.

«ROBERTO MORASSUT È IL NOSTRO CANDIDATO ALLE ELEZIONI ROMA 2016 »: PIERLUIGI BERSANI SI SCHIERA

Monica Guerzoni del Corriere della Sera intercetta Bersani nei corridoi della Camera dei Deputati; si parla di Roma, e anche delle ambasce interne al Pd che, in Sicilia, è preda delle scalate dei cuffariani.

Un fenomeno, dice Bersani, da fermare il prima possibile.

Al Corriere Bersani anticipa che la sinistra a Roma non sosterrà Giachetti: «Daremo una mano a Roberto Morassut, persona seria e capace che conosce la Capitale». Un chiaro endorsement confermato da Roberto Speranza, che ieri ha presentato l’ultimo libro di Morassut: «Roberto è il candidato della sinistra». Amministrative e tesseramento, ecco i due fronti dello scontro interno. I dati delle iscrizioni al Pd, se confermati, sono da allarme rosso. A Bologna, un tempo cuore «rosso» d’Italia, le tessere sono scese dalle 26 mila del 2010 a undicimila. Dati che Nico Stumpo, ex responsabile Organizzazione, commenta così: «Facciamo fatica a tesserare i nostri e gli unici che si iscrivono in massa sono gli amici di Cuffaro? È sintomatico». Partita in sordina con l’intervista all’Huffington Post di Totò Cuffaro — l’ex governatore siciliano che ha scontato quasi cinque anni di carcere per aver favorito la mafia — la polemica sulle tessere che grandinano a pacchetti dai cieli del centrodestra è destinata a divampare. «Qui non è questione di Verdini o di Cuffaro — si appassiona Bersani — è che non possiamo accettare un fenomeno molecolare che riguarda tutta l’Italia, altrimenti saranno gli elettori ad andarsene».

 

 

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Tutti gli esponenti della minoranza del Pd dimostrano una certa preoccupazione per i fatti siciliani.

Renzi tace, Guerini si è limitato a negare l’infiltrazione della destra nel Pd siciliano: «Cuffaro stia sereno, non stiamo tesserando i suoi». Eppure Miguel Gotor sprona i renziani a «non fare gli struzzi», visto che lo stesso Cuffaro ha detto che il suo pacchetto di un milione e 800 mila voti si sta spostando verso i lidi dem:«Far finta di nulla è una strategia dal respiro corto. Raciti ha confermato che c’è un problema di infiltrazione». Per Roberto Speranza le parole «inquietanti» di Cuffaro rivelano «una vicenda grave, scandalosa e inaccettabile». Il leader della minoranza chiede a Renzi «il massimo rigore» per non ritrovarsi con «i nostri che non si iscrivono, schifati dai nuovi ingressi e il Pd cambiato nel suo dna». È un grido di allarme contro la «mutazione genetica», è il terrore che il partito della nazione diventi realtà a livello nazionale. Ancora Gotor: «Il passaggio dalla rottamazione alla restaurazione del gattopardo renziano tradisce la vocazione del Pd come forza ancorata ai valori dell’Ulivo, che mette al centro la lotta alla mafia. Non vorrei trovarmi l’avversario in casa…».

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