Luca Varani a Storie Maledette, la procura di Pesaro contro la Rai: «scorretta»

02/02/2016 di Maghdi Abo Abia

Luca Varani, condannato in due gradi di giudizio per stalking, tentato omicidio e per essere stato il mandante dell’aggressione con l’acido al volto di Lucia Annibali è stato intervistato da Franca Leosini per Storie Maledette, intervista che andrà in onda giovedì 4 febbraio su Raitre. La trasmissione del servizio non va giù alla Procura di Pesaro che ha parlato apertamente di scorrettezze da parte della Rai che garantirà due ore di proscenio per l’uomo il cui ultimo appello, in Cassazione, verrà discusso il prossimo 10 maggio.

Luca Varani

 

 

LUCA VARANI, MANFREDI PALUMBO CONTRO LA RAI: «OFFERTE TELECAMERE A UN IMPUTATO CHE HA CERCATO DI INQUINARE LE PROVE»

 

Manfredi Palumbo, procuratore della Repubblica di Pesaro, ripreso dal Resto del Carlino, è chiarissimo: «La Tv di Stato offre le sue telecamere a un imputato che non ha mai risposto alle domande nei due gradi di giudizio ed anzi ha più volte tentato di inquinare le prove. E ora, col processo ancora aperto perché deve ancora celebrarsi l’udienza in Corte di Cassazione, si raccolgono in tv le sue dichiarazioni che potrebbero avere anzi avranno sicuramente valenza processuale». Palumbo, a capo del lavoro investigativo, si chiede «come il Dipartimento amministrativo penitenziario possa aver autorizzato questa intervista senza chiedere pareri, per quanto sappia, alla procura competente, ovvero alla procura generale o alla stessa Corte di Cassazione. Mettere un microfono davanti all’imputato Varani, con un processo non ancora definito, lo ritengo irrituale e irrispettoso nei confronti dell’impegno investigativo e processuale fin qui profuso».

LUCA VARANI, LA PROCURA DI PESARO: «DIRE CHE È SCONCERTATA? ANCORA POCO»

«Dire che la Procura di Pesaro è sconcertata è ancora poco -continua Manfredi Palumbo- e da quello che ricordo a proposito della conduttrice Franca Leosini, ritengo che sia sempre un errore ricostruire una realtà processuale in base alle dichiarazioni di un solo imputato. Che nel caso nostro, non si è mai difeso rispondendo alle domande ed ha cercato di distruggere o inquinare il materiale probatorio che era stato raccolto nei suoi confronti. Vorrei sapere come si è arrivati ad autorizzare l’ingresso delle telecamere nel carcere di Teramo che, ripeto, non spettava a questa Procura autorizzare ma se tutto è avvenuto all’insaputa degli organi giudiziari preposti, è davvero preoccupante. La tv di Stato è un servizio pubblico che non può essere al servizio di un imputato che non si è difeso nelle sedi proprie».

LUCA VARANI, IL LEGALE DI LUCIA ANNIBALI: «UN’INTERVISTA INOPPORTUNA»

 

Francesco Coli, legale di Lucia Annibali, attacca a sua volta Storie Maledette: «È un’intervista del tutto inopportuna. Varani si è rifiutato di rispondere alle domande del giudice, e lo fa ora davanti alla tv. Lucia seguirà la trasmissione, immagino con curiosità. Lo farò anch’io con la speranza che Varani finalmente si scusi per il male che ha fatto, dimostrando sincero pentimento».

 

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LUCA VARANI, L’INTERROGAZIONE IN PARLAMENTO E LA RICHIESTA DI SOSPENSIONE DELLA MESSA IN ONDA

L’intervista a Luca Varani tanto contestata dalla Procura di Pesaro e dalla difesa di Lucia Annibali è approdata in Parlamento, come spiega il Corriere Adriatico, attraverso un’interrogazione presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando da parte della parlamentare di Sinistra Italiana Laura Ricciatti, che contestualmente chiede la sospensione della messa in onda del contributo: «Un’intervista inopportuna, che necessita di un chiarimento da parte del ministro della Giustizia sui criteri adottati dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel concedere l’autorizzazione. Il Ministero chiarisca quali siano state le procedure e i criteri seguiti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nell’autorizzare l’intervista, e si esprima sull’opportunità della stessa su una vicenda che ha colpito fortemente una intera comunità, oltre che la vittima. Essendo tutt’oggi pendente il processo in Corte di Cassazione questa intervista rischia di minare la necessaria serenità della Suprema Corte chiamata a pronunciarsi su un caso tanto delicato. Inoltre, si offrirebbe all’opinione pubblica un racconto evidentemente parziale, giacché viene dalla viva voce dell’imputato con poche mediazioni».

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