I bambini siriani che cuciono vestiti in Turchia

01/02/2016 di Maghdi Abo Abia

Bambini siriani impegnati a lavorare nelle fabbriche turche di due colossi dell’abbigliamento inglese e mondiale. La scoperta, per certi versi agghiacciante, è stata riportata dall’Indipendent e coinvolge i colossi H&M e Next. Sono stati i due gruppi a segnalare l’anomalia invitando allo stesso tempo le aziende del settore a verificare se anche nei loro stabilimenti succede una cosa simile. Le due aziende hanno preso provvedimenti togliendo i piccoli dalle linee di produzione.

Bambini siriani
(Photocredit copertina JEAN-PHILIPPE KSIAZEK/AFP/Getty Images)

BAMBINI SIRIANI AL LAVORO IN TURCHIA, LA SCOPERTA

La Turchia è una dei più grandi paesi produttori di vestiti di largo consumo al mondo insieme a Cina, Cambogia e Bangladesh. E sempre la Turchia è il paese che sta ospitando più siriani al mondo. A partire dal 2011, anno dell’inizio del conflitto, hanno trovato riparo nel Paese più di 2.5 milioni di persone. L’organizzazione “Business and Human Rights Resource Centre” ha monitorato la situazione sottolineando come siano poche le aziende che prendano provvedimenti seri e adeguati al fine di impedire che i rifugiati possano essere coinvolti in attività di questo genere.

BAMBINI SIRIANI AL LAVORO IN TURCHIA, L’ACCORDO CON L’EUROPA

 

La Turchia ha annunciato che darà ai siriani il diritto a lavorare nel Paese dopo aver siglato un accordo con l’Unione Europea. Ciò significa che centinaia di migliaia di siriani lavoreranno nel Paese a una paga ben più bassa del minimo garantito per legge dal governo di Ankara, 1.300 lire turche al mese pari a circa 400 euro. Tra i nuovi “assunti” non mancano i bambini impegnati in fattorie e fabbriche senza rispetto per le leggi internazionali che prevedono il divieto di lavoro per tutti i ragazzi al di sotto dei 12 anni.

BAMBINI SIRIANI AL LAVORO IN TURCHIA, I PROVVEDIMENTI DI H&M

H&M e Next sono state le uniche aziende che hanno rivelato come nei loro impianti lavorassero dei bambini ed entrambe hanno annunciato di aver preso provvedimenti per ricondurre i giovani a scuola, aiutando allo stesso tempo le loro famiglie. Primark e C&A hanno invece confermato di avere dei rifugiati siriani adulti nelle linee di produzione. Adidas, Burberry, Nike e Puma hanno aggiunto che nei loro impianti non sono impiegati siriani privi di documenti. L’associazione che si è occupata della ricerca, la Bhrrc, ha spiegato che solo pochi marchi si sono dimostrati interessati alla questione elogiando allo stesso tempo H&M e Next per aver affrontato il tema dell’impiego di bambini e rifugiati nei loro impianti con onestà e serietà. (Photocredit copertina PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

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