Caos Termini, parla “l’uomo col mitra”: «Per me, un pomeriggio normalissimo»

Una giornata normalissima: così il pizzaiolo di Anagni racconta la notte di lunedì, quella in cui la Stazione Termini è stata evacuata dopo che qualcuno ha lanciato l’allarme per un uomo che si aggirava per la stazione con in mano quella che sembrava, a tutti gli effetti, una pericolosa arma. Era, in realtà, un fucile giocattolo, destinato al figlio dell’uomo che, normalmente, rincasava con il Roma-Cassino.

CAOS TERMINI, PARLA “L’UOMO COL MITRA”: «PER ME, UN POMERIGGIO COME UN ALTRO»

Federica Angeli su Repubblica intervista il pizzaiolo di Anagni.

Che effetto le fa sapere di essere stato un ricercato?

«Quando l’ho saputo mi è venuto da ridere. Un riso amaro, perché penso che se davvero fossi stato un malintenzionato avrei potuto fare una strage. Invece stavo solo portando un regalo a mio figlio».
Quando si è reso conto che decine di agenti le davano la caccia?
«Stamattina (ieri, ndr) alle 9. Ero sul letto, mia madre stava guardando la televisione e mi chiama. “Luca, guarda, vieni qua, mi sembri te quello nella foto… Corri, stanno parlando di te alla televisione, ma che hai fatto? Che hai combinato?”. Sono corso di là e ho visto le immagini di me col giocattolo in mano. In quel momento ho capito che che mi avevano scambiato per un terrorista».
Qual è stata la sua reazione?
«Ho detto a mia madre che andavo a farmi una doccia e subito dopo sarei andato dai carabinieri per chiarire l’equivoco. Invece sono arrivati prima loro a casa nostra».
Cosa le hanno detto i militari?
«Che dovevo seguirli in caserma perché dovevano prendermi a verbale. Una volta lì ho potuto spiegare tutto».
Ci racconti. Com’è andata?
«Sono uscito da casa mia a Roma verso le 18.30, come ogni lunedì, per tornare qui da mio figlio ad Anagni. Un mio vicino di casa stava buttando nel cassonetto quel mitra di plastica. Gli ho detto di darmelo, che l’avrei portato a mio figlio. Anche se era mezzo rotto, lui sarebbe stato contento. L’ho preso e sono andato a prendere la metro».
Con il mitra in mano.
«Sì. Lo tenevo in mano. Sono entrato nellastazione Jonio, sono passato ai tornelli, ho timbrato il biglietto e sono salito sulla metropolitana per andare alla stazione Termini».
Non le è sembrato strano camminare con quell’arma giocattolo a vista in un periodo in cui l’allarme terrorismo è alto in città?
«Sinceramente non ci ho proprio pensato, le dico la verità. Era un regalo per mio figlio, non un’arma vera. Non mi è sembrata una cosa da dover nascondere. Ma se avessi saputo che sarebbe successo tutto questo l’avrei buttata io in quel cassonetto».
Quando è sceso alla stazione Termini per prendere il treno, non ha notato se le persone la guardavano allarmate?
«Non ho fatto caso proprio a nulla. Sono andato dritto al binario 21 e sono salito sul treno Roma- Cassino».

 

L’uomo, dice, ha imparato qualcosa dalla vicenda: mai più penserà di regalare un’arma al figlio.

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Non ha notato neppure la massiccia presenza delle forze dell’ordine in stazione?
«Guardi, di poliziotti ce n’erano tanti, come sempre, ma nessuno mi ha fermato. Per me è stato un pomeriggio normalissimo».
Sul treno, però, un carabiniere l’ha controllata. È corretto?
«Mi si è avvicinato il controllore e mi ha chiesto prima il biglietto, poi dove avessi preso il fucile che avevo sulle gambe. Poi ha chiamato un carabiniere che era nello stesso vagone e quest’ultimo mi ha domandato di visionare l’arma. Ha capito subito che era un giocattolo. Non mi ha chiesto i documenti, si sono allontanati ed è finita così».
Nessuno dei suoi amici l’aveva avvertita una volta visti i telegiornali?
«Macché. Solo il mio datore di lavoro, stamattina, mi ha chiamato dopo che si era già chiarito tutto, e mi ha detto: “Sei diventato famoso Luca!”. E ci siamo fatti una risata».
I carabinieri hanno perquisito la sua casa di Roma dopo averla ascoltata a verbale, perché?
«Dovevano controllare se c’erano armi. Ovviamente non ce n’erano».
Ma suo figlio almeno è stato contento del regalo?
«Non lo sa neppure, quando sono arrivato a casa dormiva già. I carabinieri lo hanno sequestrato, ma gli hanno comprato un nuovo gioco. Non un mitra».
Cosa pensa di tutta questa storia?
«Che non regalerò mai più un’arma al mio bambino».

 

Copertina: Seler+Seler / Flickr

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